Queste brevi note sono un omaggio allo scoutismo, a quel vasto movimento giovanile che mosse i primi passi in Inghilterra nel 1910 e oggi conta milioni di ragazzi in tutto il mondo. Quando entrai in contatto con lo scoutismo avevo undici anni. Era la mia prima gita scout in montagna, una giornata luminosa e io che ero il più piccolo non conoscevo usi e costumi del movimento. Avevamo acceso il fuoco, cotto la carne, grigliato le caciotte e quando fu l’ora di tornare a casa notai alcune cose che mi rimasero da allora nella memoria. Il fuoco venne spento, i tizzoni sotterrati, tutte le carte raccolte e messe in una busta da portare a valle, non una buccia di mela o la crosta di un formaggio rimasero per terra e quel piccolo lembo di montagna restò immacolato, così come lo avevamo trovato. Imparai allora il rispetto per la natura in tutte le sue forme, dagli alberi alle piante agli animali, una sorta di devozione per i boschi, l’amore per il creato in un Paese – il nostro – molto allergico a questa devozione naturalistica.
Quando il mio nipotino andò per la prima volta a Londra, lo sentii esclamare:
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