DELIZIOSO DOLCE A FORMA DI GROSSO BIGNÈ, CON UN IMPERTINENTE CIUFFO DI CREMA PASTICCERA CORONATO DA UNA CILIEGIA/AMARENA, CANDITA O SCIROPPATA E UNA GENEROSA SPOLVERATA DI ZUCCHERO A VELO
Obbediente, silenzioso, operoso: queste le principali virtù di san Giuseppe senza dimenticare la sua amorevolezza e benevolenza. Le due ultime caratteristiche le possiamo sperimentare in occasione della sua festa, il 19 marzo, dove il palato, frustrato dai dettami della Quaresima, torna a gioire grazie alle zeppole di san Giuseppe. Delizioso dolce a forma di grosso bignè, con un impertinente ciuffo di crema pasticcera coronato da una ciliegia/amarena candita o sciroppata e generosa spolverata di zucchero a velo. La sua percezione visiva, “a motivo di quell’abbinamento di vivaci colori (giallo-bianco-rosso) e quindi del rapporto esistente tra cromia e sapore del cibo, provoca un repentino aumento della salivazione che si placa solo dopo il primo morso”.
Le zeppole si preparano ponendo sul fuoco una casseruola con acqua, strutto e sale. Poi, ad avvenuta ebollizione, si aggiunge un poco alla volta la farina e si mescola continuamente fino a quando l’impasto si staccherà dai bordi del recipiente. Dopo il raffreddamento si aggiungono le uova e si lavora la pasta; da questa, con le mani ben oleate si formano dei bastoncini curvati e incrociati per unirne l’estremità. A questo punto si procede alla frittura come prevede la ricetta tradizionale, ma possono essere anche cotte al forno. Ultimo passaggio è la farcitura con la crema che viene anche utilizzata per la decorazione della sommità e, come tocco finale, si pone la ciliegina sulla gustosissima mini torta.
È un dolce popolare in tutto l’Abruzzo anche perché sono molti i devoti al padre putativo di Gesù che ha il patrocinio sui poveri e le fanciulle. In alcune contrade viene onorato in modo del tutto particolare. A Monteferrante (CH), ad esempio, il 18 vengono imbandite tavolate in casa per parenti e amici per assolvere a un voto o per devozione: il cibo viene consumato in piedi con momenti di preghiera. Il giorno seguente in piazza, a cura della Pro Loco, si rievoca, con la presenza di figuranti, la Sacra Fa-miglia e ci si riunisce intorno alle “Tavole di San Giuseppe”. Il menù è povero, quindi in perfetta regola con il tempo liturgico: pasta al tonno e al baccalà, verdure e legumi. In questo stesso borgo, in agosto, si tiene la “Sagra de Li Cellit”, squisiti dolci realizzati con marmellata d’uva, amarena e mosto cotto, un tempo preparati in occasione dei matrimoni.
Anche a Rocca Pia (AQ) grandi festeggiamenti per il patrono dei padri di famiglia e dei falegnami. Uno spettacolare falò, innalzato sulla piazza principale, richiama gli abitanti del circondario, che poi potranno assaporare le cartellate, un dolce locale realizzato con pasta frolla, zucchero e miele. Nei giorni 18 e 19 marzo, poi, a San Martino sulla Marrucina, al casto sposo della Vergine Maria si rende grande omaggio perché si narra che il suo intervento evitò, nel 1799, l’invasione delle truppe francesi. La festa è organizzata da un comitato, composto da giovani che, nei giorni precedenti, provvede a recuperare i fondi, annunciandosi con il suono di un tamburello. I giovani, in cambio di un’offerta distribuiscono il pane di san Giuseppe: piccoli pani benedetti all’anice e vino rosso, alla cui degustazione deve precedere il bacio del cibo e la recita di una preghiera. In chiesa, il primo giorno dei festeggiamenti, la congrega dei giuseppini, mantellina azzurra e saio bianco s’incarica dell’Esposizione, una suggestiva cerimonia dove all’azzeramento della luce segue un’abbagliante illuminazione della statua del santo a ricordo dell’apparizione di san Giuseppe che scompaginò i napoleonici. Il giorno seguente si dà vita invece alla processione per le vie paese: il corteo è aperto da un preziosa croce processionale cinquecentesca di Pietro Paolo Gallucci da Guardiagrele, esposta solo per questa occasione. Al termine della funzione spazio al “Carro”, un’asta delle eccellenze enogastronomiche locali. Il finale è col botto: dolci tipici e fragorosi e luminosi fuochi pirotecnici.
L’Abruzzo è la terra che ammalia i sensi.