Dopo aver risposto alla domanda sulla presenza della malattia, della sofferenza e della morte, affrontiamo direttamente il tema del peccato, presentato nel Catechismo come questione finale del primo articolo della Professione di fede: Credo in Dio Padre! Che cos’è il peccato? Il peccato è il rifiuto di Dio che si ha quando ci si rifiuta di accogliere il suo amore, e si manifesta nella trasgressione dei suoi comandamenti (YC 67).
È interessante notare come la risposta data insista sulla relazione tra Dio e l’uomo. Una relazione di amore e di piena fiducia: tutto il creato è affidato alla cura dell’uomo, unico essere vivente a immagine e somiglianza di Dio e dotato di intelligenza, dignità e libertà! Uso di proposito espressioni che si possono applicare alle relazioni tra le persone e di cui facciamo esperienza quotidianamente. Se sono certo dell’amore di qualcuno, mi fido e accetto i suoi consigli e, perché no, anche i suoi ordini! Ma posso anche rifiutarli! Certamente va anche chiarito bene il senso del peccato, trattandosi non di una relazione di amicizia tra persone, bensì tra l’uomo e Dio, che è amore! Leggiamo la spiegazione data dal Catechismo dei giovani: Il peccato è più di un comportamento errato, e non è neppure una debolezza a livello psichico. Nella sua profonda sostanza ogni rifiuto o distruzione di qualcosa di buono costituisce il rifiuto di colui che è buono per eccellenza, ovvero di Dio! (YC 67).
Si approfondisce così la conoscenza e la coscienza del peccato: nella sua dimensione più profonda e terribile è la separazione da Dio, e quindi la separazione dalla fonte della vita; per questo la morte è la conseguenza del peccato.
CARO AMICO/A CHE LEGGI, ripensa seriamente al fatto che nella nostra vita, in tante occasioni, abbiamo la possibilità di dire sì oppure no a Dio! Concretamente, con le nostre decisioni, le azioni, i pensieri, le omissioni… possiamo esprimere il rifiuto di Dio e del bene che ci è proposto attraverso i comandamenti! E perché si parla di morte come conseguenza del peccato? Perché la creatura che rifiuta il Creatore, così come l’amato che rifiuta l’amore dell’amante… finisce di esistere! Eppure, se nella relazione tra le persone si sperimenta questo (e diventa causa di comportamenti terribili, come spesso la cronaca ci rivela!), nella fede cristiana scopriamo una verità ben diversa sin dagli inizi! Scrive san Paolo ai Romani: “Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (5,20). Infatti, continua YouCat: Con Gesù per la prima volta comprendiamo la dimensione abissale del peccato: egli patì nel proprio corpo il rifiuto di Dio e prese su di sé la violenza mortale del peccato perché questa non ci toccasse; per questo concetto utilizziamo la parola “redenzione”. Ecco la grande verità e la novità della fede cristiana, spiegata da Gesù e predicata dagli apostoli dopo la risurrezione e con la Pentecoste: “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui potessimo diventare giustizia di Dio” (2Cor 5,21); “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce” (1Pt 2,24).
Caro amico/a che stai leggendo, pensa un po’ all’esperienza del nostro caro san Gabriele così attento alla passione e morte di Gesù! Con Maria di Nazareth, la Madre addolorata, meditava e rifletteva sulla sua vita per diventare sempre più buono ed evitare il peccato. Da san Gabriele impariamo a ripensare con umiltà ai nostri peccati, con lo sguardo rivolto a Cristo sulla croce. Solo Gesù ci assicura la grandezza dell’amore di Dio Padre che non ci ha abbandonati alle conseguenze dei nostri peccati, assicurandoci fiducia e speranza nella salvezza resa possibile dal Figlio: e chiunque crede e si affida alla misericordia divina può sperimentarlo personalmente nel sacramento del perdono.
Ma perché il titolo è “La caduta”? YouCat si riferisce al peccato originale e si chiede: Che cosa abbiamo a che fare con il peccato di Adamo ed Eva? A seguito di quanto già scritto, peccato è in senso proprio una colpa di cui si è personalmente responsabili, quindi il termine peccato originale non indica un peccato personale, ma la condizione decaduta dell’umanità nella quale i singoli sono nati anche prima di commettere personalmente un peccato per libera decisione (YC 68).
Riprenderò il mese prossimo questo tema che merita un approfondimento. Intanto ti auguro di vivere l’esperienza della riconciliazione nella tua parrocchia o nel santuario di san Gabriele, dove durante i mesi estivi troverai sempre un sacerdote disponibile per una bella confessione. Buone vacanze.
misec@tiscali.it