“USARE IL CERVELLO” AL LAVORO PER PRESERVARE LA MEMORIA

Più il cervello si impegna nella professione che si svolge, meno problemi di memoria e di formulazione del pensiero si avranno in tarda età. A questa conclusione è giunto uno studio dell’University Hospital di Oslo, in Norvegia, che ha preso in esame 7000 persone e 305 diverse professioni.

I ricercatori hanno misurato il grado di stimolazione cognitiva dei partecipanti durante il lavoro attraverso la valutazione di compiti manuali di routine, compiti cognitivi, compiti analitici e interpersonali. La professione più comune nel gruppo con le esigenze cognitive più elevate era quella dell’insegnante, mentre le professioni con esigenze cognitive inferiori erano rappresentate da postini e custodi.

Tra i lavoratori con le esigenze cognitive più basse, il deterioramento è stato diagnosticato nel 42 per cento dei partecipanti, contro il 27 per cento registrato tra chi svolgeva professioni con esigenze cognitive elevate. I ricercatori hanno concluso che la professione che richiede attività cognitive più basse comporta un rischio più alto del 66 per cento di deterioramento cognitivo lieve rispetto a quella che necessita di elevate prestazioni cognitive.

La dimostrazione che la stimolazione sul lavoro in diverse fasi della vita è collegata a un rischio ridotto di deterioramento cognitivo dopo i 70 anni, pertanto lo svolgimento di un lavoro che mette alla prova il cervello gioca un ruolo cruciale nel ridurne il rischio.

L'ECO di San Gabriele
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