COSÌ RACCONTO L’ORTOFRUTTA

Insofferente nel vedere il settore dell’ortofrutta soffrire per la mancanza di un’adeguata promozione di marketing, una sambenedettese di 40 anni, Serena Montucchiari, ha pensato di farlo entrare nel salotto buono di famiglia indossando i panni di “influencer” per rendere onore ai prodotti della terra con l’affidare loro parte di quel palcoscenico gastronomico che ritiene meritevole di una ribalta mass-mediale. Per ottenere tale risultato Serena ha messo in gioco tutta la sua capacità e tenacia, risalente ormai a dieci anni fa, da essere considerata tra le antesignane per il comparto in campo divulgativo. L’obiettivo, raggiunto, era quello di affidare un ruolo da protagonista anche a frutta e verdura in considerazione dell’importanza crescente della salute e della sostenibilità tra i consumatori. Riteneva di avere le carte in regola per affrontare l’impresa essendo, a San Benedetto del Tronto e dintorni, titolare, assieme ai fratelli Katia ed Andrea, di un’azienda agricola con relativo negozio in via Milano e per essere curatrice di un laboratorio in cui si creano variegate ricette per piatti pronti ed appetitosi basati appunto su frutta e verdura come suggerisce il motto del casato in bella vista nel punto vendita: “Una casa senza frutta è una casa senza amore”.

In un mondo social come l’attuale la signora non si sentiva di rimanere alla finestra senza fare nulla covando nell’animo la passione per gli ortofrutticoli fin da giovanissima, passione tramandatele dal padre Giuseppe del quale sta perpetrando la professione. Prima su Facebook e in tv ed ora su Instagram Serena si è aperta una strada con l’utilizzo di video, foto e storie di natura, fino a suggerire creazioni culinarie. Si è fatta così una platea di seguaci al punto da contare 13mila follower, che la seguono con costante interesse per acculturarsi sulla qualità dei prodotti, conoscerne le peculiarità e le cose curiose che li circondano. “All’inizio – ammette – fare amare un mondo poco reclamizzato aveva lo scopo di ampliare la propria clientela per un ritorno economico, ma, in seguito, quando il successo cominciò a prendere piede, le cose assunsero un altro aspetto e il rapporto con il pubblico doveva essere impostato sul significato di servirsi dei beni della terra per imporre conoscenza e valori organolettici. Di qui il ricorso alla comunicazione anche per risollevare un comparto in difficoltà. Bisognava reinventarlo”. Così, attraverso i social, ha voluto ricompensare la generosità di madre natura.

“Inizialmente – ammette Serena – non venivo presa sul serio, neanche in mercato, poi i miei interlocutori si sono ricreduti ed i risultati non hanno tardato ad arrivare. I clienti – fa sapere attraverso il sito di INF (Italia Fruit News) – sono ora più consapevoli del prodotto che acquistano e del suo valore; sono sempre di più i fruttivendoli che mi scrivono chiedendomi consigli su cosa acquistare. Ciò mi fa piacere ma l’obiettivo finale è quello di ricordare alla gente di comperare frutta e verdura di qualità, fondamentale per una vita sana”.

Da parte sua l’impegno è, come si dice, di “anima e corpo” nel senso che all’attività dedica sette giorni su sette perché “questo mestiere non concede riposo” allineandosi inconsapevolmente a quanto ebbe ad affermare il poeta e scrittore Charles Baudelaire: “Tutto ben considerato, lavorare è meno noioso che divertirsi”.

L'ECO di San Gabriele
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