Ha il volto di donna e soprattutto giovanile una delle malattie del nostro tempo, quella legata ai disturbi del comportamento alimentare (Dca). Non che i maschi ne siano esclusi, ma il divario di genere è prorompente nel settore femminile dove occupa il 95% dei casi. In Italia le persone colpite superano i tre milioni, pari al 5% della popolazione, all’interno della quale la fascia più colpita è quella tra i 14 ed i 35 anni. “Si tratta – specificano al centro Fisiomed di Corridonia (Macerata) – di manifestazioni psicopatologiche che riguardano direttamente l’alimentazione, il rapporto del singolo con il cibo, la percezione del proprio corpo da influenzare le relazioni affettive e sociali”. Durante il lockdown nel periodo della pandemia da covid si è addirittura riscontrato un aumento del 30% dei casi tra i 12 ed i 18 anni. “Lo stress psichico in molti giovani è diventato poi disturbo alimentare” ha rilevato Francesca Rossi, che opera nell’ospedale Sant’Orsola”di Bologna, nuova partner dell’associazione dei familiari dei pazienti Dca di Fermo, Fada.
I disturbi più noti sono l’anoressia nervosa contraddistinta dal rifiuto del cibo e dalla paura ossessiva di ingrassare, che può portare ad amenorrea e altre patologie; la bulimia nervosa che si esplica in una continua fame e dall’impulso a mangiare senza limiti e, spesso, nel provocare il vomito dopo aver pranzato, oltre che al ricorso a lassativi, al digiuno e a un’intensa attività fisica. Altri due aspetti riguardano l’ortoressia, che spinge a una ricerca ossessiva di cibo sano e nella rinuncia rigida di quello che non lo è e la bigoressia dove dominano l’abuso di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti.
Tre i maggiori centri che operano in regione: Pesaro, Jesi e Fermo. Quest’ultimo svolge il ruolo di capofila per l’attività svolta ed il numero degli iscritti, circa 400 pazienti provenienti anche da fuori regione. A dirigerlo è la psichiatra Patrizia Iacopini, la quale ha fatto presente che, dopo il covid, è arrivata anche la “paranoia, l’angoscia e la paura dell’altro”. “Nel frattempo – ha inoltre evidenziato – si è abbassata l’età di esordio dei primi problemi a 8-9 anni”. Per i minori ci si può rivolgere anche all’ospedale pediatrico Salesi di Ancona. “Le liste di attesa sono lunghissime – dice Carla Coccia, presidente di Fada Fermo – e, per questo, la nostra associazione diventa fondamentale anche nel periodo di attesa, prima della diagnosi e del riconoscimento del disturbo”. “Noi – aggiunge – dal 2016 mettiamo in rete chi si trova a vivere vicino a chi è in difficoltà. Ovviamente insieme con la parte sanitaria dove si prodiga la dottoressa Iacopini, la cui équipe conta su nove esperti tra dottori, psicologi, dietisti ed educatori”. Nell’ambulatorio fermano, oltre a terapie tradizionali ed esami, pazienti, medici ed educatori pranzano insieme e si formano gruppi di riabilitazione ed attività artistiche. Il percorso riabilitativo è lungo e difficile ed i disturbi alimentari rappresentano la seconda causa di morte negli adolescenti dopo gli incidenti stradali.
Anche in questo caso la prevenzione è importante ed un ruolo nello individuare la malattia lo possono rivestire gli amici, la famiglia ed i medici di base. I primi segnali? Dai bambini possono arrivare da una prolungata assenza di appetito con conseguente dimagrimento mentre tra i più grandi la causa può essere l’isolamento sociale. In provincia di Macerata è stato attivato, a Corridonia, il progetto “Itaca”, nome che richiama l’immagine del viaggio, del percorso che la persona deve compiere per ritornare a uno stato di benessere smarrito, mentre nell’anconetano, a San Mar-cello, in un ex convento, la Regione ha dato vita alla prima residenza riabilitativa delle Marche.