Il torneo della Ryder Cup non prevede montepremi: si gioca solo per la gloria, in palio essendoci esclusivamente la coppa e l’onore della vittoria (per questo è considerato, anche se erroneamente, sport da ricchi?).
Non così lo sport del calcio, sport di tutti, sport per tutti, sport giocato in un numero di Paesi superiore al numero delle nazioni presenti all’Onu. E forse anche per questo oggetto di attenzioni un po’ birichine, per così dire, di sponsor, industrie varie, potentati politici ed economici e quant’altro fa tendenza. Parlando del calcio e dei suoi risvolti socioeconomici non si può non fare un seppur fugace riferimento agli introiti di chi ha vinto l’ultimo scudetto, quel Napoli che vittorioso con Spalletti, poi assunto/assurto al vertice della Nazionale, si è trovato impelagato in dissidi tecnico-tattici-societari tra il presidente De Laurentiis e il nuovo tecnico Rudi Garcia di non immediata soluzione.
Entrando nei gruppi di Uefa Champions League, la squadra di De Laurentiis sa bene quanto sia importante dare il massimo nelle competizioni europee, per programmare il futuro con la dovuta, indispensabile serenità. Discorso, questo, che naturalmente vale anche per le altre squadre di vertice del calcio italiano, quelle cioè che ambiscono a traguardi sportivi ed economici di prestigio. E questo spiega anche perché la Juventus, fuori quest’anno dall’Europa, ha mandato in campo addirittura il capo della Exor, John Elkann, per ribadire la vicinanza di Casa Agnelli alle vicende, evidentemente non solo sportive, dei bianconeri. Una “vicinanza” assai significativa che non ha bisogno di spiegazioni.