SEMINATORE DI NOSTALGIE

Coltivare la passione che si portava dietro dall’infanzia. Promessa che si era fatta a se stesso in passato e che nel 2008 è diventata realtà. E, per un amante della biodiversità come Eduardo Lo Giudice, ex muratore ultracinquantenne, la scelta non poteva non cadere sull’allestimento di un orto botanico alquanto singolare. La sua creatura l’ha, infatti, dedicata al recupero di antiche piante alimentari, da quelle dell’orto agli alberi da frutta, ormai rare e quasi estinte, trovando gli opportuni semi da anziani contadini o in giro per il mondo. Alcune di queste sono state prodotte per talea, cioè mediante il frammento di un vegetale appositamente tagliato e sistemato nel terreno o nell’acqua per rigenerare le parti mancanti e dare così vita ad un nuovo esemplare. Oggi il seminatore di nostalgie può vantare un patrimonio genetico di circa duemila varietà tra ortaggi, erbe spontanee e alberi da frutto. Per le coltivazioni si avvale della collaborazione di docenti e studenti della facoltà di Agraria dell’università di Ancona, oltre che di volontari e dell’associazione Arcopa di Lucca. Per sostenersi economicamente porta le sue piante e i prodotti stagionali dell’orto al mercato biologico del capoluogo marchigiano che si tiene ogni sabato.

“L’idea di un orto botanico d’antan è nata dalla voglia di fare qualcosa che non c’era” dice Eduardo, il cui obiettivo è quello di “regalare al visitatore, appassionato o no di orticoltura, uno spettacolo di forme, colori, dimensioni e sapori inusuali per i nostri tempi”. L’iniziativa comincia a prendere corpo quindici anni fa quando, come un novello Romolo, traccia il solco per dare vita al “suo” orto delle meraviglie nell’anconetano, a Camerata Picena, dove in breve sviluppa, in campo, 500 varietà di piante. L’anno successivo inizia la collaborazione con l’Assam, l’agenzia per lo sviluppo agricolo della Regione, diventando, tra l’altro, il contadino-custode del pomodoro di Monte San Vito, varietà che si conserva fino all’inverno. Pressoché estinta, la coltura viene riportata in vita da Eduardo che dice: “è talmente buona che si può mangiare senza condimento”.

Nel 2015 il nostro coltivatore è costretto a spostare “baracca e burattini” in un’altra zona della provincia dorica per il mancato rinnovo del contratto d’affitto del terreno. Per salvaguardare il progetto bene avviato cerca quindi una nuova sede operativa trovandola a Senigallia con un contratto ventennale per due ettari di campo. “Ora – dice soddisfatto – non solo abbiamo un orto botanico ma anche un contenitore culturale”. Nel frattempo si impegna per realizzare un’altra ambizione: quella di fare conoscere il suo sogno avverato alle nuove generazioni “per lasciare ai giovani un’eredità culturale che travalichi la semplice promozione e commercializzazione di un prodotto della natura”. Per dare il giusto ‘imprinting’ si rivolge così agli alunni delle scuole elementari al fine di coinvolgerli nel rispetto della biodiversità. “Queste piante inconsuete – ricorda il seminatore – sono più resistenti e tolleranti ai parassiti e non richiedono interventi colturali come concimi chimici e trattamenti fito-sanitari conservando in pieno le sostanze organolettiche”. In tutti i collaboratori c’è la convinzione che “rendere partecipi i bambini delle scuole di un progetto così alto dal punto di vista etico li aiuti a farsi costruttori di un mondo dove il futuro sarà sempre una responsabilità di chi vive il presente”.

L'ECO di San Gabriele
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