FINE DI UNA SERIE

La rubrica termina come racconto del passato. Potrebbe, però, continuare come racconto del presente

La rubrica Il Crocifisso-Risorto, nell’impostazione letteraria in cui è stata svolta finora, termina con questo articolo. Volendo potrebbe continuare sotto lo stesso titolo, ma in prospettiva diversa.

Finora abbiamo considerato il mistero del Crocifisso-Risorto nella realizzazione storica personale di Gesù di Nazaret. Vero mistero perché parla del Verbo di Dio incarnato, che vive una vera vicenda umana, pur misteriosa per l’amore che la ispira fino al dono della vita per gli altri. Ma anche vera storia, perché immersa nel tempo e nello spazio di un determinato ambiente, cultura, rapporti e conflitti sociali e religiosi.

La sua identità divina appartiene anche alla sua umanità, cioè al suo corpo e alla sua psiche, in tutte le manifestazioni. In lui umano e divino formano unità misteriosa. Egli è Dio anche nel suo corpo. Il suo corpo è il corpo di Dio. È l’immagine visibile del Dio invisibile.

Tuttavia le proprietà divine della sua umanità sono nascoste nel mistero che la Bibbia chiama chenosi, cioè spogliamento o occultamento, non abbandono o distacco. Leggendo il Vangelo notiamo che bagliori di divino lampeggiano nelle parole e nelle azioni di Gesù, lasciando gli spettatori incantati o inquieti. Ad esempio quando compie miracoli toccando o facendosi toccare o semplicemente leggendo nei cuori le attese del poveri e dei malati. O quando lascia impietriti gli avversari che vogliono arrestarlo, passando imponente in mezzo a loro; o fa loro cadere di mano le pietre raccolte per lapidarlo; o li fa stramazzare a terra prima di consegnarsi nel Getsemani. Pensare al balenare della sua divinità nel processo davanti al Sinedrio, che lascia accecati gli oppositori fino al rifiuto definivo; o davanti a Pilato che, perplesso, si volge altrove. Persino nella morte un soldato lo riconosce Figlio di Dio, e un condannato come lui lo invoca re del paradiso. In un’occasione, Gesù rivela apertamente la condizione divina della sua umanità, trasfigurandosi davanti a tre dei suoi intimi.

In genere non ci rendiamo conto della profondità del mistero dell’umanità di Dio. I mistici ci riescono meglio. Così capiamo le esclamazioni incantate e straziate di Paolo della Croce: Un Dio nato in una stalla per me (da una donna che produce nel suo corpo il corpo di Dio)! Un Dio flagellato, condannato, crocifisso per me!

Per sei anni, dal gennaio 2018, abbiamo riflettuto su questa dimensione del mistero del Crocifisso-Risorto, con rigore storico e teologico, senza indulgere a sentimentalismi, con l’amore che deriva dalla spiritualità della Passione che fu di San Gabriele dell’Addolorata. Ora il materiale, per benevola decisione della direzione e amministrazione de L’Eco, uscirà in volume con lo stesso titolo della rubrica.

Ma non abbiamo esaurito di percorrere lo spazio narrativo e contemplativo del mistero. Il Crocifisso del Calvario è ora il Signore Risorto che pervade l’umanità e la creazione nel dinamismo di amore della sua morte e risurrezione, come Spirito di Vita e con l’effusione dello Spirito Santo. Il suo potere penetra l’universo, investe le fibre dei viventi e degli eventi, dando nuovo senso alle vicende della storia e delle persone, il senso dell’amore che dona la vita.

La porzione di umanità a cui apparteniamo, la chiesa, è esplicitamente coinvolta nel percepire e annunciare questa presenza divina nel tempo. Abbiamo cercato di farlo in qualcuna delle nostre puntate, per segnalare il fermento del Risorto mentre disorientati si attraversava il tunnel della pandemia e si entrava in quello più angosciante della guerra.

In questo senso la rubrica potrebbe continuare in una nuova serie. Viviamo un tempo di problematiche complesse, in cui sentiamo scomparire certezze e orizzonti. Si desidera costruire un’umanità nuova, senza identità prestabilite, in cui ciascuno può essere realtà diverse in tempi diversi. Vacillano i principi, come pure i concetti di libertà, giustizia, uguaglianza, diritti. Eccetera.

È sempre più fragile anche il controllo nostra sopravvivenza fisica, minacciata da malattie e epidemie, da guerre assurde e da reazioni del creato che non abbiamo saputo custodire.

Tutto questo può farci sentire indifesi, in balia dell’ignoto. Ma il Crocifisso-Risorto vive, come sulla barca dei discepoli sbattuta dalle onde. È tra noi come senso profondo nei nostri smarrimenti di senso e di motivazioni. Come credenti siamo capaci di scoprirlo, di additarlo agli altri e di aggrapparci a lui? Ci si potrebbe provare.

L'ECO di San Gabriele
Panoramica privacy

Questo sito utilizza cookies per migliorare l'esperienza di navigazione.

I cookies sono piccoli files di testo salvati nel tuo browser per facilitare alcune operazioni. Grazie ai cookies, se torni a visitare il sito potrai essere riconosciuto non dovendo dare nuovamente il consenso al trattamento dei dati personali e saranno ricordale le preferenze già espresse.

Per gli sviluppatori, i cookies indicano le pagine più apprezzate dai visitatori al fine di un ulteriore sviluppo del sito.