“PARLARE CON IL CUORE”

Il messaggio di papa Francesco a tutti i comunicatori: la comunicazione deve essere un ponte tra le persone non un muro, deve favorire il dialogo non lo scontro. Perciò “disarmare” gli animi e promuovere un linguaggio di pace. Il meglio di ognuno è sempre quello che nasce dal cuore.

Punta in alto papa Francesco nella giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra il 21 maggio: “Parlare con il cuore” è il tema del suo messaggio. E come se la cosa non fosse già molto impegnativa, precisa: “Secondo verità nella carità” (Ef 4,15). Non si rivolge solo ai professionisti della comunicazione ma a tutti, perché nella società dell’informazione siamo tutti, chi più chi meno, comunicatori, grazie anche alla tecnologia digitale e in particolare i Social media. “Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità”, scrive. Certo i professionisti della comunicazione hanno una responsabilità maggiore. Agendo “secondo verità nella carità” è anche il miglior antidoto contro le fake news e ogni tipo di falsità e odio.

La comunicazione con il cuore è un tema molto caro al pontefice. Già lo scorso anno, con poco rispetto dell’anatomia umana, ma con molta efficacia, aveva scelto il tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”. E ora si avventura a proporre come ideale il detto di san Francesco di Sales, patrono dei comunicatori, “Cor ad cor loquitur” (il cuore parla al cuore), che sembrerebbe il motto esclusivo degli innamorati. “Dice bene chi ama bene” insiste. Il richiamo al cuore potrebbe sembrare retorico e far apparire utopico e irrealistico il modello di comunicazione che ha in mente papa Francesco ma, a pensarci bene, per quanto impegnativo sia attuarlo, sarebbe la cosa più bella e utile che possa accadere nella nostra società conflittuale e polarizzata e comunque già il solo tentativo di metterlo in pratica renderebbe la nostra vita più serena e dignitosa.

A essere onesti non possiamo dirci soddisfatti della qualità della nostra comunicazione, né di quella dei grandi media né, in genere, nemmeno di quella sociale e interpersonale. Diamo pure una parte della colpa alla società in cui viviamo come suggerisce il rapporto Censis 2022 che parla di una società insoddisfatta e nervosa sotto pressione per una serie di crisi che si sono sovrapposte (pandemia, guerra in Ucraina, inflazione, crisi energetica, impazzimento del clima) che generano paura e tristezza e il timore di un salto indietro della storia. Comunque il risultato è una “comunicazione armata”, un linguaggio urlato e provocatorio. In particolare, i Social sono spesso lo sfogo di frustrazioni e ideologie e abbondano di un linguaggio irrispettoso, quasi selvaggio. E pure la TV, che rimane la prima fonte di informazione degli italiani, non dà il buon esempio di galateo comunicativo, soprattutto nei talk show in cui lo scontro verbale sembra volutamente ricercato per “vivacizzare” le trasmissioni.

Il criterio del cuore nella comunicazione vale innanzitutto per la Chiesa. Il Papa annota che anche la comunità ecclesiale non sempre è un esempio di comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte”. Ha in mente il Sinodo la cui preparazione ha coinvolto l’intera Chiesa e che avrà una sua prima assemblea unitaria a Roma nel prossimo ottobre. Il cammino sinodale è fondamentalmente un fatto di comunicazione: incontro, ascolto, interscambio, discernimento, comunione.

Papa Francesco in definitiva vuole una comunicazione che sia un ponte, non un muro, tra le persone. Per questo chiede di “disarmare gli animi e promuovere un linguaggio di pace, smontare la psicosi bellica che si annida nei nostri cuori”. La comunicazione, invece di fomentare “un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro, aiuti le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono”. Vale per tutti, per ogni tipo di comunicazione.

Siamo ciò che comunichiamo e il meglio di noi è sempre quello che nasce dal cuore.

L'ECO di San Gabriele
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