VIVERE NELLA GIOIA NONOSTANTE TUTTO

Guardando Gabriele non lasciarti ingannare dalla serenità che lui mostra in volto e semina in ogni momento nei gesti e nelle parole. Quella gioia è frutto di una volontaria crocifissione di sé e di una continua lotta che è difficile perfino immaginare; è una vittoria conquistata giorno dopo giorno con un impegno che solo pochi conoscono. Anche per Gabriele la vita è sacrificio; anche per lui c’è il tormento dell’aridità, il bruciore delle desolazioni, lo stillicidio di prove a volte terribili.

Gabriele vorrebbe che la sua preghiera fosse sempre un dialogo affettuoso e filiale con il Signore, e invece non mancano tentazioni importune che lo molestano. In alcuni momenti, dice il suo direttore spirituale il venerabile padre Norberto Cassinelli (1829-1911), per Gabriele “andare alla meditazione è come andare alla tentazione”.

Dubbi sulle verità di fede, durante la preghiera si insinuano fastidiosi nella sua mente provocandogli dolori interiori lancinanti. “Il demonio, ricorda il suo direttore, diviene così furibondo e lo assale con tale veemenza che il povero giovane soffre pene incredibili”. Gli suggerisce idee così abominevoli contro Dio che Gabriele rabbrividisce e si sente lacerare dolorosamente il cuore. Ma pur in mezzo a nubi e tempeste che si addensano minacciose nel suo spirito, ha la certezza di non essere venuto mai meno nella fedeltà al Signore e “se ne resta nella sua quiete, tranquillità e gioia abituale”.

Se vive momenti immerso in una notte buia, se Dio quasi gli nasconde il suo volto, se non gli fa sentire la sua dolce presenza e sembra lasciarlo solo, Gabriele non si lamenta, anzi “se ne sta rassegnato ugualmente contento continuando con fede a servirlo e amarlo. Non si avvilisce, mai si perde di fiducia”. Il più grande tormento dei santi è l’apparente assenza di Dio. Quale sofferenza per Gabriele quando il Signore sembra lontano o addirittura assente e muto. Ma lui dice: “Bisogna stare nelle braccia di Dio pieni di fiducia in Lui”.

Affronta tentazioni subdole e strazianti contro la devozione alla Madonna. Il nemico della sua santità sa bene che il cuore di Gabriele arde di amore filiale verso la madre di Gesù ed allora cerca diabolicamente di rapirgli questa devozione o almeno di attenuarne l’intensità. “Era cosa spaventosa, dirà il direttore padre Norberto, il furore con cui il diavolo lo combatteva su questo campo assalendolo con tante e orrende ingiurie, improperi, contumelie e bestemmie”.

Gabriele rinnova la sua fiducia nei meriti della Passione di Gesù e il suo incrollabile amore verso la Madonna e resta sempre più ancorato alla sua materna protezione. Sorprende certamente la durezza della prova ma sorprende e commuove soprattutto la straordinaria forza di Gabriele nel conservarsi sereno e tenace. Le difficoltà non ne rallentano certamente la corsa verso la santità, non gli spengono davvero il sorriso.

Gabriele non si abbatte neppure davanti alla difficile e pericolosa situazione politica del tempo che interessava anche i religiosi della comunità passionista di Isola del Gran Sasso, assalita più volte sia di notte che di giorno da briganti e reazionari armati fino ai denti. Vivono nel timore e angoscia anche i religiosi anziani perché non mancano neppure concreti e ripetuti pericoli di morte; Gabriele si mostra invece sereno e tranquillo e lui, ancora ventitreenne, ripete spesso ai suoi confratelli: “Siamo nelle mani di Dio. Dio pensa a noi”.

Il direttore gli è paternamente vicino. Gabriele gli confida tutto con schiettezza, sincerità e candore, riportando da ogni colloquio luce e coraggio. Dopo molti anni padre Norberto ricorderà con affettuosa nostalgia: “Era un bel guidarlo nello spirito. Nulla mi teneva celato, ma versava tutto il suo spirito nelle mie mani. Si lasciava guidare docilmente come un bambino”.

Ecco perché quel “bambino” ha sempre sorriso ed è diventato santo. Non lasciarti dunque ingannare se vedi Gabriele perennemente sereno. Ora lo sai: quella pace e quella gioia hanno un prezzo molto alto, il prezzo di prove dure e frequenti. E Gabriele quel prezzo lo ha pagato fino all’ultimo spicciolo.

Il Signore e la Madonna che, diceva Gabriele “non si fa vincere in generosità”, lo hanno largamente ricompensato rendendolo “il santo del sorriso”, indicandolo a tutti come un luminoso esempio da imitare e un amabile protettore cui affidarsi. p.dieugenio@virgilio.it

L'ECO di San Gabriele
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