IL CUORE PARLA ANCORA

L’evangelista Giovanni fa seguire alla morte di Gesù alcuni fatti simbolici di grande importanza, provenienti non dalla natura né dall’intimo dei presenti, ma dal corpo del Crocifisso. Con essi offre un’interpretazione teologica di prima mano sul significato di quella morte.

Scende la sera e occorre far scomparire i crocifissi dalla pubblica visione. Tra breve comincia la festa e toccarli provocherebbe impurità. Se stessero esposti nella notte cadrebbero sotto la maledizione di Dio, secondo la Scrittura. I Giudei dunque chiedono a Pilato di applicare la procedura di accelerazione della morte tramite lo spezzamento delle gambe. I soldati eseguono. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua, 19,33-34.

È la libera decisione di un soldato. Non per speciale riguardo, ma come certificazione alternativa di morte. Giovanni fa seguire una frase nella quale gira per tre volte sul concetto di testimonianza. Egli ha visto perciò dice il vero e gli si deve credere. Il gesto contiene un grappolo di quattro simbolismi che riassumono il significato della vita, morte e risurrezione di Gesù.

Le gambe spezzate. Secondo il rituale della Pasqua ebraica, all’agnello della cena non deve essere spezzato alcun osso, Es 12,46 e Nm 9,12. Gesù muore alla vigilia di Pasqua, mentre nel tempio sono immolati gli agnelli. La mancata frantumazione delle ossa dimostra che egli è il nuovo Agnello pasquale.

Il cuore trafitto. Il suo simbolismo è tutt’uno col sangue e l’acqua. Indica che l’amore è stato donato al completo, ha senso sacrificale ed espiatorio e non si estinguerà mai.

Il sangue. Spiega il senso teologico della morte di Gesù. Nella la Bibbia il sangue indica la vita, e il sangue versato indica la morte. Ma da Gesù morto scorre sangue vivo. Egli è vivo ed è la fonte da cui scaturisce la vita nuova del mondo. È il varco aperto per entrare nella vita, cioè nella coscienza e identità profonda di Gesù. La fede, l’amore e la dottrina hanno chiamato questa intimità il Cuore di Gesù. Esprime e riassume tutta la vita di Gesù, dalla nascita alla morte. È collegato al compimento del tutto, all’amore amato fino alla fine senza fine.

L’acqua. Rappresenta il rapporto tra Gesù e lo Spirito in seguito alla morte di croce. Giovanni vede lo Spirito e Gesù strettamente uniti nel momento finale. Gesù ha sete di donare lo Spirito, lo consegna al mondo nel momento che spira e lo dimostra effuso nell’acqua che scorre dal cuore squarciato. Alla vita di Gesù che termina si innesta la vita della Chiesa che nasce. Il sangue riassume il passato, l’acqua precontiene il futuro, Gesù prolungato nella storia per opera dello Spirito. La Chiesa nasce dal cuore squarciato. Sangue e acqua significano gli effetti salvifici della morte di Gesù, la salvezza nel suo insieme, operata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.

In sintonia con tanti secoli di contemplazione e di riflessione teologica, non è arbitrario pensare che Giovanni alluda alle due correnti principali con cui lo Spirito effonde sul mondo la salvezza: il Battesimo (acqua) e l’Eucaristia (corpo e sangue).

Giovanni conclude con una citazione biblica che indica una fine che non deve finire. Ha finito di raccontare ma il fatto deve restare nella vita: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto, Gv 19,37. Chi guarderà il crocifisso? Che cosa significa guardare il Crocifisso? Sarà possibile ormai vivere l’avventura umana senza guardare il Crocifisso? L’evangeli-sta allude all’atteggiamento della fede che nasce attorno al Crocifisso, grazie al sangue e all’acqua che scorrono dal cuore aperto. Guardare il Crocifisso significa attingere la fede, esserne trasformati e testimoniarla perché tutto il mondo sia trasformato.

Tutti l’abbiamo trafitto ma tutti siamo stati amati e perdonati, fino ad essere accolti dentro quel cuore. Davvero, non c’è nulla più importante che guardare a lui, trafitto dall’amore. Per la potenza dell’amore, dal Crocifisso si effondono già i riverberi della risurrezione.

L'ECO di San Gabriele
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