L’iniziativa prevede l’ingresso in Italia con un visto per motivi di studio di 35 minori non accompagnati attualmente rifugiati in Niger. Questo perché nessun altro ragazzo che fugge dal proprio Paese, con il sogno di venire a studiare in Europa, debba morire nel Mediterraneo…
Il 18 aprile del 2015, tra le mille vittime dell’ennesimo naufragio nel Mediterraneo, c’era anche un ragazzo di circa 15 anni che aveva una pagella cucita nella giacca. Si è trattato di un episodio che ha colpito molti, per la singolarità di quell’oggetto – così comune nel nostro mondo – sistemato con cura all’interno del vestito di quel ragazzino.
Dopo sei anni da quell’episodio, a metà ottobre, a Torino sono arrivati i primi cinque minori soli grazie al progetto Pagella in tasca, promosso e realizzato dall’organizzazione umanitaria Intersos insieme a Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati. Sono ragazzi soli di età tra i 15 e i 17 anni, originari del Darfur, Sudan, e rifugiati in Niger dove Intersos gestisce le attività educative nei campi in partenariato con l’Unhcr.
Il progetto Pagella in tasca, promosso da Intersos e Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, prevede l’ingresso in Italia con un visto per motivi di studio di 35 minori non accompagnati attualmente rifugiati in Niger. Insieme a Intersos e a Unhcr, sono partner del progetto il Comune di Torino, la rete Cpia Piemonte, l’arcidiocesi di Torino e alcune organizzazioni locali, ed è stato firmato un protocollo d’intesa nazionale con i ministeri degli Affari Esteri, dell’Interno e del Lavoro. Attraverso questo canale di ingresso regolare e sicuro in Italia, i minori potranno continuare a studiare, senza dover rischiare la vita affidandosi ai trafficanti per attraversare il Mar Mediterraneo.
Una volta in Italia i minori saranno ospitati da famiglie affidatarie con un meccanismo di community sponsorship, che prevede anche il coinvolgimento di tutori volontari e del Comune di Torino oltre alle organizzazioni del privato sociale. Le famiglie riceveranno un supporto educativo, legale e psicologico.
“Questo progetto si fonda su due pilastri: il diritto alla studio e l’accoglienza in famiglia. Per la prima volta viene utilizzato un visto di studio per consentire l’ingresso sicuro in Italia a minori non accompagnati rifugiati, attualmente esclusi dalla maggior parte degli altri canali di ingresso regolari, quali per esempio i corridoi umanitari”, spiega Elena Rozzi, responsabile del progetto per Intersos. Grazie ad una borsa di studio di 12 mesi, infatti, questi ragazzi potranno conseguire la licenza media e successivamente scegliere se proseguire il proprio percorso nella scuola secondaria superiore o nella formazione professionale.
“Sappiamo che questo progetto pilota è solo una goccia nel mare – prosegue Rozzi – a fronte di quasi 1.300 persone morte nel Mediterraneo centrale dall’inizio del 2021, ma speriamo che potrà consentire in futuro anche ad altri minori di entrare in Italia in modo protetto senza dover più rischiare la vita”.
Pagella in tasca è un nuovo canale di ingresso regolare e sicuro fortemente innovativo rispetto ai canali ad oggi attivi in quanto rivolto a minori soli”, ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per Italia, Santa Sede e San Marino. “Bambini e ragazzi rappresentano circa la metà delle oltre 80 milioni di persone in fuga nel mondo. Il desiderio di studiare e migliorare la propria vita è tra i motivi che li spinge ad intraprendere pericolosi viaggi verso l’Europa. Con questo progetto offriamo loro la possibilità non solo di arrivare in sicurezza ma anche di beneficiare di un’accoglienza in famiglia, la dimostrazione di quanto l’Italia sia all’avanguardia nella tutela dei rifugiati”.
Il progetto è stato realizzato con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (nell’ambito della Campagna Liberi di partire, liberi di restare – fondi 8 per mille Chiesa Cattolica), della Fondazione Migrantes, di Acri (nell’ambito del progetto Migranti) e della Fondazione Compagnia di San Paolo.
Pagella in tasca è un progetto pilota e vuole sperimentare un canale di ingresso nel nostro Paese sicuro e fortemente innovativo rispetto a quelli presenti oggi in Italia, come i corridoi umanitari, resettlement perché è specificatamente dedicato alla protezione dei minori non accompagnati; è finalizzato alla promozione del diritto allo studio in quanto diritto primario riconosciuto a tutti i minori dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e fondato sul rilascio di un visto di ingresso per studio, previsto dalla legge italiana per minorenni tra i 15 e i 17 anni, ma ad oggi mai utilizzato per promuovere l’ingresso di minori rifugiati; ha una forte componente di community sponsorship, attraverso il coinvolgimento delle famiglie affidatarie e dei tutori volontari, oltre che delle organizzazioni del privato sociale, nell’accoglienza e nella promozione dei percorsi di inclusione sociale dei minori e quindi con una forte partecipazione della società civile accanto alla presa in carico istituzionale.