IL POLLAIO DALLE UOVA “D’ORO”

A 700 metri, nell’incantevole bosco della Val Seriana, in provincia di Bergamo, mille e cinquecento galline livornesi, allevate allo stato brado, producono uova bio gettonatissime da privati, esercizi commerciali, pasticcerie e ristoranti stellati. Il tutto ascoltando Mozart e razzolando tra faggi e castagni…

é nato prima l’uovo o la gallina? Quassù, nei boschi della Val Seriana, in provincia di Bergamo, nell’azienda agricola Srl Le Selvagge, non si curano dell’antico modo di dire, ciò che conta è il benessere dell’animale e quindi la qualità dei suoi prodotti. Come dire, alimentazione sana e sostenibilità ambientale tengono lontani la rincorsa al consumo senza regole e allo sfruttamento degli animali.

Stiamo parlando di galline di razza livornese, dal piumaggio e uova bianco candito, libere di volare, razzolare e scavare buche tra faggi, robinie, castagni in un ambiente collinare ideale. Sono le attrici primarie dell’azienda nata nel febbraio del 2020 dall’idea di Marco Rossi. Un bellissimo legame tra uomo e animale, un progetto “innovativo” che come dicevamo ha messo al primo posto il benessere della gallina. Siamo nell’incantevole territorio della Comunità Montana di Nembro, in provincia di Bergamo. Qui troviamo un perfetto mix tra etica del cibo, ambiente e tecnologia, nel pieno rispetto delle norme che autorizzano l’allevamento di galline e il commercio delle uova. Naturalmente, per evitare i predatori del bosco, l’area è stata recintata con un recinto a basso impatto, mentre il grande pollaio, dove le galline depongono le uova, è stato costruito con il legno di larice. Per quanto concerne la qualità delle uova, parliamo di un alimento sano e autentico. Hanno un alto valore nutrizionale, non contengono antibiotici e forzature varie.

In occasione della tragica emergenza Covid 19 l’azienda ha donato oltre 15 mila uova a chi ne aveva bisogno. Negozi di generi alimentari, Caritas, mensa dei poveri e anche all’ospedale allestito nella Fiera di Bergamo. Un gesto di grande solidarietà che la dice sul buon cuore di Marco Rossi e dei suoi amici.

Qui anche le deiezioni delle galline si rendono utili alla causa Una volta sterilizzate ed essiccate, infatti, sono pronte all’uso e si possono utilizzare come concime organico. Il letame di gallina è consentito in agricoltura biologica perché completamente naturale, abbassa la carica batterica, elimina i semi infestanti e arricchisce il concime di nutrienti preziosi per lo sviluppo delle piante.

Insomma, poca importa chi tra l’uovo e la gallina è nato prima…

Marco possiamo dire che Le galline Selvagge sono, nel senso buono, figlie della pandemia…?

Sicuramente sono legate al triste evento… Sono arrivate il 27 febbraio del 2020 e subito dopo è partita la pandemia. Se ci fosse stato un ritardo di qualche giorno il progetto non sarebbe mai partito.

Qual è la filosofia alla base della vostra iniziativa?

Ci sono diversi aspetti legati al nostro modo di pensare. Dalla sostenibilità ambientale a quella finanziaria, partendo però da un presupposto imprescindibile: il benessere dell’animale. Oggi, infatti, il novanta per cento degli allevamenti avicoli in Italia è legato ad aspetti intensivi, mentre il nostro approccio è esattamente l’opposto. Basta pensare alla nostra location, parliamo di un’ubicazione estrema, a 700 metri di altitudine dentro il territorio della Comunità Montana della Val Seriana. Il nostro, dunque, è stato un approccio atipico, far vivere cioè questi animali in un contesto e un modo diverso.

Che ruolo ha l’innovazione tecnologica nella vostra azienda?

Sicuramente assume un aspetto importante. Ad esempio stiamo lavorando per “connettere” il pollaio…

Cioè?

Abbiamo già posato i cavi all’interno e all’esterno del pollaio dove saranno collocati dispositivi correlati a degli anellini Rfid, assolutamente innocui, sistemati sulle zampe delle galline. Ciò consentirà di ottenere vari dati utili per il benessere dell’animale: quando depone, quanto beve, quanto mangia In pratica il dispositivo raccoglierà e analizzerà costantemente numerosi parametri – ambientali, comportamentali e fisiologici – permettendoci di accudirle in tempo reale e risparmiare la vita a tante galline sane!

Le galline, tra l’altro, mentre razzolano ascoltano la musica in filodiffusione…

Esattamente. La struttura è dotata di un impianto di filodiffusione. Abbiamo provato in modo simpatico a proporre diversi generi di musica e alla fine abbiamo visto che quella più congeniale aveva toni dolci… Veniva percepita in maniera positiva rispetto ad altri generi più spigolosi…

Quindi trascorrono le giornate con Mozart, Chopin e Vivaldi…

Sì, tendenzialmente musica classica, ma anche musica leggera rilassante. Noi siamo collocati su un sentiero montano molto importante e particolarmente frequentato, e in tanti hanno apprezzato la scelta. Inoltre abbiamo notato che la musica tiene lontani anche gli uccelli rapaci.

Diamo qualche numero. Quante galline avete e qual è la produzione giornaliera?

Ne abbiamo circa 1500 e raccogliamo circa mille uova al giorno. Attualmente le nostre galline sono in “fase calante”, nel senso che nei primi due anni c’è il massimo della deposizione. Successivamente si entra nella fase di minor produzione. Diciamo che stiamo gestendo una sorta di cambio generazionale e certamente non vorremmo disfarci di quelle più anziane in modo violento. Al momento, infatti, stiamo verificando con la Asl la possibilità di donare queste galline a privati, associazioni, asili, fattorie didattiche o agriturismi in modo da garantire un fine vita dignitoso. Ovviamente di mezzo ci sono tante normative che vanno rispettate. La nostra volontà, però, è quella di far continuare la loro vita in luoghi etici e piacevoli. Le galline, infatti, sono animali sensibili e intelligenti con cui si possono instaurare rapporti interattivi, di amore e compagnia.

Com’è strutturata oggi l’azienda?

Inizialmente era nata come un’azienda agricola individuale, portava il mio nome in quanto avevo dato concretezza a un sogno. Successiva-mente, però, dovendo fronteggiare alcuni problemi economici ho chiesto aiuto ad alcuni amici e conoscenti sottoponendogli il progetto. Prima mi hanno dato un prestito poi, condividendo l’idea, abbiamo trasformato l’azienda in una società e loro sono entrati come soci.

Che rapporto c’è tra gallina e spazio?

L’azienda si estende su nove ettari ma al momento le galline ne occupano poco più di due. Una parte del terreno è dotato di reti fisse, altre di reti mobili. Il rapporto è quello indicato dalle normative della certificazione biologica e cioè internamente 6 animali ogni metro quadrato, quattro metri quadrati, invece, all’esterno.

Il menù, invece, in cosa consiste?

Comprende un misto di cereali biologici. Nel pomeriggio, poi, è prevista anche una merenda a base di insalata biologica fresca, che ci viene fornita da un nostro cliente. Ovviamente il tutto è sotto il controllo della nutrizionista e del veterinario.

Qual è il costo di un uovo?

Al pubblico 65 centesimi mentre a ristoranti e pasticcerie 50 centesimi. Ovviamente consegna compresa.

Chi sono i vostri clienti e quali territori raggiungete?

La nostra peculiarità è quella di raccogliere le uova in giornata, confezionarle e poi consegnarle personalmente ai vari clienti che possono essere supermercati, generi alimentari, negozianti, ristoranti e privati. Al momento non riusciamo a fare le spedizioni on-line perché non abbiamo prodotto a sufficienza, non riusciamo a soddisfare la grande richiesta. Nei miei giri, ad esempio, sono arrivato fino a Portofino e a Forte dei Marmi. C’è grande richiesta anche da parte di ristoranti stellati. Per le consegne utilizziamo furgoncini elettrici di nostra proprietà.

Fate anche vari tipi di confezionamento?

Sì, utilizziamo diversi pack, alcuni creativi. Ad esempio attraverso la collaborazione con la cooperativa San Martino che si occupa di ragazzi autistici, abbiamo realizzato una confezione con dentro un foulard. Grazie ad alcune aziende tessili dismesse mi procuro scampoli di tessuti, in gran parte scozzesi e a righe larghe, molto colorati. Una volta riportati in azienda, una ragazza della cooperativa li taglia e li cuce ricavandoci un foulard, un ragazzo invece li stira e un terzo li sistema nelle confezioni personalizzandole in base ai clienti. Abbiamo anche delle confezioni esagonali, altre a saccottino con dentro un po’ di fieno di montagna, come fosse un nido, accompagnato da un foglietto che illustra le proprietà nutrizionali di un prodotto etico e di qualità. Per ristoratori e pasticcerie, invece, utilizziamo un plateau di plastica.

Quanti dipendenti avete?

Siamo in sette a lavorare nell’azienda, più qualche stagista. Ad esempio abbiamo una ragazza di Piacenza e un ragazzo di Firenze venuti per un tirocinio e poi assunti regolarmente. Il nostro prima assunto a tempo indeterminato è stato un ragazzo con una lieve fragilità che ha fatto un percorso con un’associazione del luogo. È stato assunto con normale contratto di operaio, non siamo di certo andati alla ricerca di eventuali agevolazioni fiscali.

L'ECO di San Gabriele
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