Il messaggio per la IV Giornata Mondiale dei poveri e il documento sulla centralità della dimensione dell’ecologia integrale nella vita di tutti noi, evidenziano le direttrici del suo pontificato
Papa Francesco non va per il sottile quando si parla di solidarietà. E quando la carità verso l’altro, chiunque esso sia, il povero, il malato, il migrante, il precario, diventa possibilità concreta di annunciare il Vangelo. Così, all’inizio della Fase 2 del Coronavirus, ha creato nella “sua” diocesi, Roma, un Fondo per lavoratori in difficoltà a causa del Covid-19. Si chiama Fondo Gesù Divino Lavoratore e ha avuto, direttamente dal papa, un primo stanziamento di un milione di euro per tutte le categorie più deboli colpite dalle conseguenze della pandemia nella diocesi capitolina. Un Fondo che è anche un’alleanza per Roma, con Regione e Comune che si sono subito resi disponibili a collaborare.
Lo sguardo di Francesco si è fermato questa volta sulla città di cui è vescovo, Roma, in cui “vediamo che tanta gente sta chiedendo aiuto, e sembra che i cinque pani e i due pesci non siano sufficienti”.
Gesti concreti, insomma. Un primo milione di euro versato alla Caritas diocesana, al quale si sono aggiunti 500mila euro della Regione e altrettanti del Comune di Roma. Un Fondo per categorie di persone espressamente citate: la “grande schiera dei lavoratori giornalieri e occasionali”, quelli “con contratti a termine non rinnovati”, “quelli pagati a ore”, gli stagisti, i lavoratori domestici, i piccoli imprenditori, i lavoratori autonomi. “Mi piace pensare che possa diventare l’occasione di una vera e propria alleanza per Roma in cui ognuno, per la sua parte, si senta protagonista della rinascita della nostra comunità dopo la crisi”.
Dalla pratica, ai documenti. Così fa Francesco. Il grido silenzioso dei poveri trova la Chiesa in prima linea nel tendere loro la mano. È il cuore del messaggio per la IV Giornata mondiale dei poveri, in programma il 15 novembre 2020. Tendi la tua mano al povero: il verso del Siracide guida la riflessione del papa. Lasciarsi interrogare dai poveri, ascoltando il loro grido silenzioso al quale il popolo di Dio è chiamato a rispondere con la testimonianza, la solidarietà, perché il bene comune è “un impegno di vita, che si attua nel tentativo di non dimenticare nessuno di coloro la cui umanità è violata nei bisogni fondamentali”.
“La scelta di dedicare attenzione ai poveri – scrive il pontefice – non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto”. “Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità”.
I gesti che danno senso alla vita. A questo fa riferimento Francesco. Avere la cura di scorgere la bontà dei santi della porta accanto, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio. Sono gesti che aprono alla speranza, le tante mani tese di medici, infermieri stravolti dalla fatica, farmacisti esposti al pericolo della malattia, persone che nel silenzio del servizio o del puro volontariato hanno svolto un ruolo incredibile durante questa pandemia, sacerdoti chiamati a “benedire con lo strazio nel cuore”.
Mani generose, mai indifferenti. “E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano. In questo panorama, gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza”.
Poveri e ambiente: le due direttrici di questi anni di pontificato di Francesco. Così, a cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, il tavolo interdicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale ha redatto un documento dal titolo In cammino verso la casa comune.
“Ribadire la centralità della dimensione dell’ecologia integrale nella vita di tutti noi e aiutare a trovare modalità concrete per viverla e declinarla a partire dalla propria sensibilità, ma soprattutto a partire dalle esigenze della cura della nostra casa comune e di coloro che la abitano, specialmente se si trovano nelle situazioni più disagiate e vulnerabili”.
Nel documento si indicano proposte indicative per le Chiese e le comunità ecclesiali. Iniziative di educazione e di formazione all’ecologia integrale, di raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti, di utilizzo di mezzi di trasporto meno inquinanti, di consumo critico e circolare, di migliori sistemi di isolamento per gli edifici, di efficientamento energetico, di investimento etico, di abolizione della plastica usa-e-getta, di cura degli spazi verdi. “In questo tempo difficile, che sarà destinato a cambiare non poco le società in cui viviamo siamo chiamati ad aver cura gli uni degli altri, a non chiuderci nell’egoismo, a promuovere e difendere la vita umana dal suo sorgere fino al suo naturale compimento, a offrire cure mediche adeguate per tutti, ad alimentare la solidarietà internazionale, a combattere la cultura dello scarto, a studiare, costruire insieme nuovi sistemi economici e finanziari più equi, a impegnarci per il dialogo, la pace, il rifiuto della violenza e della guerra”.
E poi, ancora: favorire l’accesso più ampio possibile all’acqua ed evitare lo spreco di energia tramite il cambiamento degli stili di vita, “specialmente nelle regioni più ricche del pianeta”, evitare la deforestazione e lo sfruttamento di vaste zone del pianeta, come in Amazzonia, e il rischio di disastri ambientali, ridurre la quantità di acque inquinate e plastica negli oceani, evitando di usare i mari e gli oceani come discarica, e tutelare l’ecosistema marino, insieme all’impegno per “debellare la pirateria, la tratta di persone, di droga e altre forme di commercio illegale in mare e nei porti”.
Da Francesco, la mano tesa verso l’umanità sofferente e un mondo che ha bisogno di una Chiesa accogliente, generosa, coraggiosa.