NELLA SCUOLA DELLA FAVELA SI STUDIA CON L’iPad

Vallecas era un barrio fatiscente quando il 13 febbraio del 1958 vi arrivò un gruppo di giovani laici guidati da don Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Oggi è tra i più organizzati e all’avanguardia della Spagna, ha 1.800 allievi e li accompagna dall’asilo al diploma

Dalle case in legno e lamiera, abitate da una popolazione quasi totalmente analfabeta, alle lezioni con l’iPad. È la metamorfosi del quartiere madrileno di Vallecas avvenuta grazie a un collegio, quello Tajamar, che da 55 anni si occupa dell’educazione scolastica e morale dei ragazzi. Vallecas era un barrio fatiscente quando il 13 febbraio del 1958 vi arrivò un gruppo di giovani laici guidati da don Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, oggi santo. Mancava praticamente anche il minimo indispensabile. Fu eretta una piccola chiesa e fu elevato un campanile che ancora svetta come punto di riferimento del quartiere diventato una città. Ma già allora, nei tuguri e nelle catapecchie, erano stipate nella miseria 150 mila persone, 13.000 bambini. A quei giovani volontari che seguivano un progetto di apostolato laico i genitori rispondevano di essere contrari a mandare i loro figli a scuola perché erano l’unica fonte di reddito: venivano occupati come garzoni o tuttofare nei negozi e nelle aziende della città e anche con le elemosine riuscivano a portare a casa qualche peseta per poter mangiare. Fu spiegato loro che l’istruzione avrebbe assicurato un futuro migliore. Si convinsero a metà: solo i figli più piccoli cominciarono a frequentare l’asilo e le elementari, ma con gli anni lo fecero anche i ragazzi.

Oggi il collegio, tra i più organizzati e all’avanguardia della Spagna e non solo, ha 1.800 allievi e li accompagna dall’asilo al diploma. Una comunità multietnica nella quale spagnoli, sudamericani, asiatici, africani, bianchi, neri vivono senza alcuna difficoltà. Sono tutti ragazzi di un quartiere che ancora oggi, nonostante l’urbanizzazione che ha sostituito con i palazzi le catapecchie di un tempo, è considerato tra i più degradati della capitale spagnola. Eppure vanta un’eccellenza in campo educativo: in alcune aule delle elementari il Tajamar ha avviato un progetto che non prevede libri di testo, ma solo l’iPad. È su questo apparecchio che i bambini imparano a scrivere, a leggere, compongono i temi, fanno i calcoli, studiano la storia, la geografia e tutte le altre materie. Entrare in queste classi è come fare un salto avanti di dieci anni: zainetti a terra e sui banchi solo l’iPad. I bambini sono entusiasti perché imparano avendo l’idea di giocare. Ma non è solo questo: Luis, un bimbo figlio di genitori siciliani, in perfetto italiano spiega che “è bello anche perché non dobbiamo portare pesi sulle spalle”, come succede a chi va a scuola con i libri. Loro non usano neppure i quaderni.

Ogni tablet è collegato a una piattaforma gestita dal collegio, che regola gli accessi e il materiale consultabile. I docenti possono intervenire dai loro pc per correggere compiti, dare indicazioni particolareggiate anche fuori dall’orario classico delle lezioni. Quindi, niente internet libero, ma solo secondo quanto prevede il programma scolastico. Il collegio si mette anche a disposizione delle aziende per corsi di formazione professionale avanzata. Ha una serie invidiabile di strutture sportive come campi da tennis e calcetto, piscina e un campo di calcio regolamentare come il mitico Bernabeu. Tutto frutto di donazioni o dell’oculatezza nella gestione dei fondi statali. In una scuola pubblica uno studente costa fino a tremila euro l’anno alla collettività; il governo per questo collegio laico “privato” ne spende poco più di mille: “Un risparmio notevole”, sottolinea orgoglioso il giovane direttore, Alfonso Aguilò Pastrana. Il tasso di bocciature è bassissimo, perché oltre le due ripetizioni nell’arco dalle elementari alle superiori, si viene espulsi. Per entrare oggi a Tajamar c’è la fila: i genitori vogliono che i figli ci vadano perché, oltre a un’istruzione di livello, sanno di poter contare su una filosofia educativa che vede lo studio come senso di partecipazione, di rispetto per la persona e la collettività, come opera quotidiana e rispetto di Dio. Da anni centinaia di bambini di Vallecas non vanno più a fare i garzoni in città e diventano professionisti affermati. Ora il programma prosegue con la sfida dell’iPad.

L'ECO di San Gabriele
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