Salve mi chiamo Gianfranco e da sei anni sono fidanzato con Chiara, una ragazza con cui mi trovo bene. Peccato, però, non sia credente… Vorremmo sposarci tra un anno però non sappiamo ancora dove… Lei, a differenza mia, dei miei genitori e dei suoceri non è d’accordo sulla scelta di un matrimonio religioso. Non ha il dono della fede e di conseguenza vuole una cerimonia laica, solo in comune, definendo il matrimonio in chiesa una “sfilata religiosa” che termina con la messa… Non nascondo che questo suo atteggiamento sta creando alcune tensioni, anche tra i nostri genitori… Alla fine, comunque, mi ha detto, sarebbe disposta anche a farmi un favore… Ma che senso avrebbe? E poi il battesimo, la comunione e la cresima dei nostri eventuali figli che fine faranno? Dovrò chiedere altri favori? Al solo pensiero mi viene da piangere… I nostri figli, poi, come cresceranno avendo una madre non credente? Io gli voglio un bene dell’anima ma lei su questo argomento sembra proprio non ascoltarmi. Cosa devo fare padre? Le nostre strade dovranno separarsi? È possibile attuare un programma di vita che tenga fuori Dio dalla nostra unione, almeno riferito a una parte? Chi non ha il dono della fede come può vivere un’intimità spirituale forte come appunto è il matrimonio? I miei genitori mi dicono, quotidianamente, di pensarci bene, cosa che io sto facendo… Temo però che questa storia avrà un triste finale...
Non necessariamente. Ci sono tanti matrimoni in cui solo un coniuge è credente, ma funzionano alla grande. Certamente con tanto rispetto e altrettanto amore. Sposarsi in chiesa è possibile anche se uno dei coniugi non crede. Basta che creda ai valori del matrimonio (fedeltà, indissolubilità, apertura alla vita) e che accetta l’educazione cristiana dei figli. Se lei ti vuole bene sul serio, la cerimonia in chiesa varrà per l’aspetto giuridico del matrimonio ma, a livello relazionale, diventa un atto di amore nei tuoi confronti in cui, pur non rinnegando se stessa, ti rispetta radicalmente. La fede infatti non è una cosa secondaria come uscire con i propri amici dopo cena, motivo spesso di discussione nei giovani coniugi, ma è un aspetto fondamentale del rispetto dell’uno verso l’altro. Quel rispetto che non sia però indifferenza ma indichi partecipazione emotiva ed affetto, cioè fiducia vera. È come e più del voler bene ad un amico, di cui non si condivide certe cose, ma comunque ci si fida di lui in modo aprioristico.
Per i figli io ti (vi) suggerisco di partire dal concetto del dono, del bene. I genitori donano tutto quello che credono un bene ai figli: amore, cultura, educazione eccetera… Anche la fede è un dono. Un domani, da grandi, saranno loro a scegliere se conservare, approfondire il dono oppure prendere altre strade. È come quando a un figlio gli si è “donata” la propria lingua (nel nostro caso l’italiano), e poi lui, da grande, magari si trasferisce e parla inglese. Quello che ha imparato però costituisce il suo deposito e può, secondo il bisogno o l’occasione, sempre riemergere. Così è la fede. Ci sono momenti nella vita che fanno riscoprire quanto si è messo da parte. Ci sono incroci esistenziali in cui si ritrovano le vecchie indicazione stradali per poter andare avanti. Abbi fiducia che Dio non si mette da parte!
La fiducia in Dio e la speranza, infine, dovrebbero costituire, per te, la spina dorsale della relazione appunto perché Dio non è un assente e nessuno di noi è padrone del futuro.
La vita, come la relazione sponsale, non è un fatto ideologico. La relazione matrimoniale è fatta di cose concrete nel prendersi cura l’uno per l’altro e nel condividere i valori familiari. Il sacramento è qualcosa di più e di speciale ma non può fare a meno di questa base umana. E poi se prima di sposarvi fate un vero corso di preparazione al matrimonio, come dovrebbe essere, vi si possono chiarire tante cose, illuminare tanti aspetti e così potreste arrivare a delle scelte consapevoli e condivise. Ve lo auguro!