MAMMA WEB

Giada Sundas è una delle mamme più famose e amate del web. Sui social, racconta la vita quotidiana di chi è alle prese con un figlio e dispensa consigli pratici ai genitori (tantissimi) che la seguono. Il tutto condito con ironia tagliente, grande franchezza e un pizzico di anticonformismo che la rendono irresistibilmente simpatica e arguta. “In realtà – spiega – io non ho un blog personale né una pagina Facebook, ho iniziato a scrivere sul mio profilo personale senza nessuna ambizione particolare, solo la voglia di raccontare. In poco tempo questi miei testi hanno raggiunto molte persone. Da lì alla carta stampata il passo è stato brevissimo”.

La sua idea di fondo è questa: per fare il mestiere più difficile del mondo bisogna mettere da parte la ricerca della perfezione e lasciare che sia il tempo trascorso con i nostri figli l’unico manuale di cui fidarsi per vivere pienamente e regalare loro tutto l’amore di cui hanno bisogno. Giada vive in Piemonte, ha 25 anni ed è mamma di Mya, quattro anni di età.

Ha iniziato con Vita con la panza, il diario della sua gravidanza scritto con brio e allegria per il blog di LeoStickers®. Poi è stata scoperta dalla casa editrice Garzanti con la quale ha pubblicato due libri: Le mamme ribelli non hanno paura (2017) e Mamme coraggiose per figli ribelli, uscito nel maggio scorso. Si tratta, ha detto, di “un regalo alla sua bimba di due anni, perché possa scoprire un giorno come è venuta al mondo, da quale amore, da quali errori, da quali scelte”.

Nel suo racconto sui social, Giada alterna riflessioni, appelli, descrizioni esilaranti. L’anno scorso scriveva: “Buon Natale mamma, che ogni mattina pensi “chi me l’ha fatto fare?” e la sera, mentre lo guardi dormire “chi me l’ha fatto fare a non farlo prima?”. In un altro post, a un’amica che vorrebbe diventare madre e le chiede un consiglio, scrive: “Una notte, mentre sarai seduta sul divano ad allattarlo con alle spalle un grosso bagaglio di sonno perduto, lui mollerà per un momento la presa sul tuo seno e ti sorriderà, trafiggendoti l’anima e sezionandoti il cuore come un mosaico”.

Posto che le mamme perfette non esistono, esiste una “ricetta” per essere almeno mamme responsabili? “Penso sia fondamentale stabilire poche regole basilari ma ben definite e imprescindibili senza tradirsi mai, anche se difficile – spiega – anzitutto, rompere una regola tassativa ‘per una volta’ crea un precedente deleterio per il genitore e il bambino. Pretendere di crescere dei soldatini bombardando i bambini di ‘no’ a raffica provoca in loro frustrazione che sfocia in rabbia e ribellione. L’educazione si costruisce con pazienza semplicemente essendo ciò che vogliamo che i nostri figli siano. Inutile ripetere ‘ringrazia’ e ‘saluta’, impareranno a ringraziare e a salutare soltanto vedendolo fare a noi ogni giorno. Essere delle persone migliori per crescere umani migliori, questo è il mio consiglio”.

Di maternità e di madri se ne parla tanto, forse troppo. “Non sopporto – afferma – l’atteggiamento di superiorità che le donne con figli hanno verso le donne che non ne hanno per scelta, come se la loro condizione di madri le rendesse in qualche modo migliori ed elevate rispetto alle altre. Non tollero queste inutili battaglie tra donne”. Perché Giada Sundas si definisce una mamma coraggiosa? In realtà, sorride, “madre coraggiosa è un epiteto simpatico per definire una mamma che sopravvive alle scorribande del suo bambino. La verità è che le mamme coraggiose sono ben altre”.

I lettori di Giada hanno imparato a conoscere perfettamente Mya, la sua figlioletta: “È una bambina incredibilmente sensibile – afferma – mi ritengo fortunata perché è molto recettiva nei confronti dell’educazione che io e suo padre le impartiamo. Per il resto è una normalissima bambina di quattro anni con il suo umore traballante e giornate no”.

Il racconto di questa giovane madre è iniziato già dalla gravidanza. Magari ci sono alcune cose che prima di avere un figlio non immaginava della maternità e altre invece che in qualche modo si “aspettava” e che non si sono realizzate. “Nulla di ciò che mi ero immaginata l’ho ritrovato nella mia esperienza personale. Intorno alla maternità si è creata un’aura di retorica che dipinge la vita di una madre come idilliaca e zeppa di amore e felicità in ogni sua sfumatura. Ho costruito le mie aspettative su questa base, poi la realtà è venuta a rompermi le uova nel paniere. La verità è che l’arrivo di un figlio è un’esperienza talmente grande che l’onda d’urto che ne ricava si porta appresso anche una serie di sentimenti negativi quale solitudine, frustrazione, senso di colpa e tristezza. L’omertà costruita intorno alla maternità che la dipinge come il punto massimo di realizzazione di una donna senza tenere conto di tutti gli altri aspetti, ha fatto sì che si mitizzasse la figura della madre depredandola della sua umanità, e quindi della sua necessità di provare rabbia, stanchezza e frustrazione senza sentirsi in colpa. L’amore e la gioia che ho provato e provo nel mio percorso di madre è direttamente proporzionale alla fatica e alla stanchezza che hanno accompagnato la sua crescita, la cosa positiva è che quell’amore è così totalizzante da offuscare i sentimenti negativi”.

Giada è una mamma piuttosto giovane e in controtendenza con le statistiche attuali dove per le donne italiane l’età media del primo parto nel 2017 è salita a 31,8 anni. E anche gli uomini si affacciano alla paternità intorno ai 35 anni. Per non parlare del calo demografico che a giugno ha toccato uno storico record negativo. Nel 2017 in Italia sono nati solo 458.151 bambini. Si tratta del minimo storico dall’Unità d’Italia. La diminuzione delle nascite è di oltre 15 mila rispetto al 2016 (-3,2 per cento) e quasi di 120 mila negli ultimi nove anni. Perché oggi in Italia si fanno così pochi figli? “Non è una domanda alla quale posso rispondere nella sua totalità, posso dire la mia esperienza -spiega Giada – crescere un figlio richiede tante risorse economiche e, soprattutto, molto tempo e di buona qualità. L’Italia non è un paese a misura di bambino, non esistono agevolazioni né sussidi alle famiglie. Inoltre una madre deve trovarsi di fronte alla scelta di lasciare il figlio al nido e trasferire loro l’intero stipendio o licenziarsi e occuparsi di lui totalmente. Quasi mai la scelta è dettata dal vero desiderio della donna”.

Un altro aspetto critico che riguarda l’educazione dei figli è che molte madri o oggi vogliono assomigliare alle proprie figlie finendo per comportarsi da ragazzine. “Sono sincera, non ho visto questa grande velleità di giovinezza nelle donne di oggi – dice – inoltre penso che ognuna di noi debba vivere lo scorrere del tempo come meglio crede, anche se l’opinione degli altri non è a nostro favore. Penso che i reali problemi della comunità femminile di oggi siano da ricercarsi altrove”.

In un post di qualche tempo fa, Giada ha lanciato un appello agli uomini per dire che le madri che fanno tutto da sole non vanno bene e non ce la fanno: “Abbiamo bisogno di voi, papà – ha scritto – non della suocera che fa il sugo, della mamma che dà il Lysoform sul pavimento, delle amiche che portano il fagottino con i body con gli orsetti, abbiamo bisogno del nostro uomo, lo stesso che per nove mesi ci ha lavato la frutta con il bicarbonato, che ha cantato alla nostra pancia e aiutato ad alzarci dal divano. Perché siamo sole anche in mezzo al parentame, siamo sole nel nostro caos di neomamme e abbiamo bisogno di qualcuno che ci asciughi le lacrime senza sminuirle, che ci coccoli nel nostro nuovo corpo, che ci lavi i piedi mentre i punti schioccano come fruste, che ci dica che è tutto ok mentre dentro di noi si stanno scatenando gli ormoni, che si svegli con noi la notte, che si immerga nella cacca fino ai gomiti, che passeggi dodici chilometri dal bagno alla cucina con un bambino urlante tra le braccia mentre noi facciamo una lunga doccia incandescente”.

Il giornalista Antonio Polito, nel libro Riprendiamoci i nostri figli (Marsilio), ha scritto che nella società odierna i padri, nell’educazione dei figli, sono soli e smarriti. Vale anche per le madri? “I genitori – afferma – sono soli e smarriti, alcuni di noi hanno la fortuna di poter essere soli e smarriti in coppia e confrontarsi nelle tappe del percorso, ma io, personalmente, ricordo la solitudine come sentimento primario agli albori della mia esperienza di madre. Quello che ai padri manca, forse, è una tempesta di ormoni sconquassante”.

L'ECO di San Gabriele
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