“Pochi “Pochi – afferma il noto chirurgo e divulgatore scientifico autore dell’interessante libro Medicine e bugie – conoscono la differenza dell’impatto sul sistema immunitario dei vaccini rispetto a quello causato dalle malattie… L’omeopatia? Non cura nulla. Chi sta davvero male dovrebbe usare ciò che la medicina mette a disposizione, affidandosi a professionisti che si basano su cure e procedure validate scientificamente”
Nella scena di un film, a un conoscente malato che si lamentava di una serie di malattie importanti di cui era affetto, il mitico Totò, “rincuorandolo”, diceva: Suvvia, quando c’è la salute… Il principe della risata, Antonio de Curtis, mi aiuta in questo caso a introdurre in maniera più lieve un argomento che lieve non è… La salute, infatti, da sempre rappresenta una delle più soffocanti preoccupazioni dell’essere umano. Una vera e propria ossessione che sempre più, purtroppo, ci spinge a rincorrere medicinali e pillole di ogni genere nella speranza di tenere lontana la malattia. E in tanti casi anche a pendere dalle labbra di truffatori e guaritori senza scrupoli, magari perché “bombardati” anche da pubblicità ingannevoli che ci convincono ad acquistare medicinali e prodotti vari che promettono l’elisir di lunga vita. Per non parlare di chi, assillato da simili messaggi e dalla paura di ammalarsi, alla fine s’infila nel tunnel di ripetuti esami clinici, strumentali, terapie invasive e interventi chirurgici, spesso inutili e in certi casi anche dannosi. E in questa direzione, purtroppo, anche internet – il cosiddetto rovescio della medaglia – gioca un ruolo importante, ovviamente in negativo: Siti di pseudo medicina e farmacie fai da te dove abbondano cure e consigli “miracolosi”.
Cosa di meglio, allora, dei suggerimenti di uno stimato professionista che ha dedicato e dedica il suo tempo ad aiutare il cittadino paziente-cliente a districarsi in questa sorta di giungla? Uno che ricorda a tutti noi che la medicina è un’opportunità e non una ragione di vita; uno che aiuta a riconoscere la differenza tra false medicine e vera scienza. Il nostro “Virgilio” dal camice bianco che ci accompagnerà in una sorta di viaggio tra ricerca scientifica, aspirazione al benessere e furbetti vari è Salvo Di Grazia, famoso chirurgo specialista in Ginecologia e Ostetricia, medico ospedaliero e noto divulgatore scientifico. Dopo un importante periodo di “addestramento” in Francia, il luminare siciliano è tornato in Italia facendosi apprezzare per il suo grande sapere e per la capacità di osservazione, propria degli studiosi. Il suo blog, MedBunker è oggi un punto di riferimento sulla medicina e contro i ciarlatani della salute, così come li chiama lui… Ha un passato di ricerca soprattutto in endocrinologia ginecologica, autore di libri e pubblicazioni, scrive per diverse testate e siti, collabora con Le Scienze e Il Fatto Quotidiano. E il suo ultimo lavoro portato in libreria si chiama Medicine e bugie (Chiarelettere, pp.224, euro 15,00), una sorta di guida per evitare di essere trasformati in clienti a vita del mercato della salute. Essere informati – è il suo leitmotiv – è l’unica cura che può salvarci da facili illusioni e aiutarci a essere cittadini e pazienti più sani e consapevoli. Non usa giri di parole, il suo è un linguaggio diretto e non ricorre mai a strette argomentazioni tecnicistiche che spesso, ahinoi, servono esclusivamente a nascondere il vuoto… O ancora peggio, l’inganno. Naturalmente ogni sua affermazione, soprattutto quelle più “indigeste e scomode”, poggia su riferimenti concreti e studi accertati e riconosciuti dalla comunità scientifica. Come ad esempio una ricerca del 2014 sugli antidolorifici (gli oppiodi): la stima è che abbiano potuto causare ventottomila morti, circa il 61 per cento di tutti i decessi per overdose di farmaci.
Insomma, di lui ci si può fidare. Ascoltiamolo, dunque.
Nella prefazione del libro dice di voler rompere l’incanto di un’illusione tutta moderna, quella della salute… A cosa si riferisce?
Al fatto che nessuna pillola ci renderà immortali e nessuna ci farà vivere duecento anni. Nonostante le promesse e le vetrine colorate, la medicina ripara un organismo non sano, cura le malattie, ma non può darci più salute quando il nostro corpo è già sano. Invece non ci accontentiamo e anche quando godiamo di una buona salute psicofisica, vogliamo stare meglio, quindi ci sottoponiamo a esami su esami per cercare di prevenire le malattie. Una vera ossessione che alimenta un business che coinvolge cittadini, governi e medici. Curare e prevenire può così diventare redditizio, un affare milionario per molti.
Vedo che non usa giri di parole…
È necessario esserne consapevoli e per questo poter disporre delle giuste informazioni per evitare di cadere vittime di truffe e speculazioni.
Si riferisce alla cosiddetta “sovradiagnosi”?
Proprio così. Se si cerca continuamente e in maniera estesa un problema di salute se ne troveranno tanti, che saranno sottoposti a trattamenti che possono avere effetti collaterali anche gravi. Sebbene possa sembrare evidente che diagnosticare una malattia sia utile alla salute, siamo certi che il gioco valga la candela? Non sempre. Ma è una convinzione difficile da sradicare.
Un esempio?
In presenza di malattie a carico della ghiandola prostatica, il livello del Psa (l’antigene prostatico specifico, una sostanza prodotta dalla prostata) ha valori elevati. Va considerato, intanto, che l’aumento del Psa non denota unicamente la presenza di un tumore, e anche in quel caso bisogna comunque considerare che alcuni tumori prostatici progrediscono in maniera lentissima, spesso impiegano decenni, di conseguenza non rappresentano un pericolo reale per una persona anziana. Pensateci: se una lesione prostatica potrebbe diventare grave, e letale, in vent’anni, ricevere una diagnosi di tumore prostatico a settant’anni a quali rischi effettivi espone il paziente?
Sta dicendo, dunque, che lo screening non è sempre utile?
Può sembrare una sciocchezza ma la concezione stessa dello screening, sebbene sia universalmente riconosciuto come metodo utile ed efficace per prevenire le malattie o le loro complicanze, è ormai in discussione. Fare degli screening “a tappeto” non è necessariamente un bene e, soprattutto, non sempre ci aiuta a prevenire i problemi di salute.
Anche in questo caso, però, le chiediamo di supportare una tesi che sicuramente alimenta un ampio e acceso dibattito…
Oggi il cancro alla tiroide è il tipo di tumore più diagnosticato in Corea del Sud ma, nonostante la diagnosi precoce, la mortalità è rimasta la stessa negli anni: un malato su centomila morirà entro cinque anni dalla diagnosi. A cosa è servito dunque il programma di screening? A niente. Così come, è evidente, non sono serviti a niente i soldi spesi, le terapie, gli interventi (con l’inevitabile carico di stress, rischi e cure a vita). Eppure in Corea del Sud si continua a fare lo screening per questa malattia. Il paese asiatico non è l’unico, il fenomeno coinvolge tutto il mondo, e anche l’Italia. Le dirò di più: in uno studio pubblicato recentemente dal New England Journal of Medicine è stato stimato che il 50 per cento dei tumori alla tiroide scoperti e curati in Italia, ma anche in Francia e negli stati uniti, non avrebbe avuto necessità di trattamento, perché a crescita lentissima o perché non sarebbe mai progredito fino a diventare letale.
Quindi esami del sangue e controlli centellinati?
Se sottoponendoci a frequenti controlli abbiamo la possibilità di trovare una malattia al suo esordio (e quindi di curarla meglio), bisogna tener presente che questa è l’eventualità più remota: nella stragrande maggioranza dei casi non troveremo niente e quindi avremo soltanto perso soldi, tempo e serenità. Anzi, in taluni casi risulterà che alcuni valori sono fuori norma, ma non necessariamente patologici, il che ci obbligherà a fare altri esami, ancora più approfonditi e più costosi, spesso fastidiosi o addirittura rischiosi e che, probabilmente, non riscontreranno nulla di anormale. Non saremo solo noi a sentire il bisogno di approfondire un dato anomalo ma anche il nostro medico
Però si è sempre detto che la prevenzione è una buona abitudine…
Vero, ma non bisogna confonderla con la ricerca della malattia… Ad esempio la calvizie, la cellulite, la stanchezza, la timidezza, la menopausa e altro ancora non sono malattie: possono diventarlo se non le accettiamo, ma se le percepiamo per quello che sono, ovvero normali condizioni che può conoscere chi vive, non serviranno cure o medicinali.
Cosa intende per principio di autorità a cui dedica un ampio approfondimento nel libro?
Ammetto il rispetto: l’opinione di un “addetto ai lavori”, presumibilmente frutto della sua esperienza sul campo, deve essere ritenuta più credibile di quella di un profano o di un improvvisato (in tutti i campi), ma ciò non vuol dire che debba per forza essere vera o esatta. Se servisse qualche esempio di grandi uomini di scienza che si sono fatti portavoce di fantasie scientifiche potrei scrivere pagine su pagine, ma basta qualche riferimento per ricordare come anche uno scienziato promettente, e addirittura un premio Nobel, possa diventare, per motivi non sempre chiari e immediati da comprendere, fonte di ilarità, superstizione e inattendibilità.
Tipo?
Uno degli esempi più recenti è proprio il premio Nobel per la Medicina del 2008, Luc Montagnier, diventato un mito negli anni ottanta per le sue ricerche sul virus dell’Hiv e giunto ultimamente al limite tra scienza e pseudoscienza. Ha iniziato vendendo estratto di papaya fermentata per prevenire l’influenza, poi nel 2010 ha dichiarato che l’Aids può essere curato con l’alimentazione (e ha sperimentato l’uso della minestra d’avena con patate e verdure), inoltre ha “scoperto” come con una radiolina si possano intercettare i segnali elettromagnetici di batteri ultradiluiti in una soluzione (una sorta di teletrasporto, insomma, che si rifà alle teorie dell’omeopatia), e ora è dedito alle terapie alternative per l’autismo (un’anomalia del comportamento e della socializzazione dell’individuo che ha basi genetiche). È impazzito? È invecchiato male? Oppure il suo è un cambiamento “di comodo”? Non si sa. La cosa sicura è che Montagnier non è l’unico valido scienziato che a un certo punto della sua vita ha fatto una virata strettissima e si è buttato nell’abisso dell’ignoto…
Confesso che leggendo il suo libro mi ha fatto male veder crollare un mito come Braccio di ferro e i suoi spinaci miracolosi…
Mi spiace ma l’idea che gli spinaci fossero ricchissimi di ferro ha un’origine poco chiara. Di sicuro, invece, sappiamo che negli anni trenta il consumo di spinaci negli Stati Uniti aumentò del 33 per cento, dato che coincide con la comparsa del popolare e muscoloso marinaio protagonista di cartoni animati e fumetti che acquistava forza mangiando lattine di spinaci. È una buona fonte di vitamine e sali minerali, contiene soprattutto potassio e magnesio e, tra le vitamine, la A e la K, ma non certo la fonte più ovvia per il ferro. Altri alimenti come il tè o il cacao o i fagioli (questi ultimi ne contengono 9 milligrammi ogni 100 grammi, contro i 3 degli spinaci), infatti, ne presentano un quantitativo maggiore.
Anche l’aglio, noto come rimedio tradizionale per diminuire la pressione arteriosa, dal suo libro ne esce con gli spicchi rotti…
Ha effetti molto lievi (diminuisce la pressione sistolica, la massima, di 10-12 millimetri di mercurio) e solo se assunto continuamente e in dosi massicce (200 grammi, tre volte al giorno), conclusione peraltro nemmeno così certa se si controlla l’attendibilità degli studi.
Disco rosso anche per il vino?
Tempo fa ho sentito un’annunciatrice dire in televisione: “Bere un bicchiere di vino al giorno fa bene alla salute quanto un’ora di palestra”. Questa frase è assolutamente insensata. Bere un bicchiere di vino è, a rigor di logica, pericoloso (anche questa mia frase non è del tutto corretta, ma serve per semplificare il discorso): l’etanolo presente in larga parte nel vino, quello che chiamiamo alcol, è un composto tossico che ha un’azione dannosa accertata soprattutto per il fegato (e non solo), nonché un noto e dimostrato potere cancerogeno. A voler essere corretti, dovremmo dire: “Bere vino fa male, berne un solo bicchiere è meno pericoloso”. Perché è chiaro che il livello di tossicità di un composto dipende dalla sua dose e per quanto tempo la assumiamo, e se un bicchiere di vino ci piace (per gusto, perché ci rilassa o per altri motivi) beviamolo pure, non rischiamo nulla, ma non possiamo sostenere che faccia bene.
Quale consiglio, invece, per quanti ricorrono al web in cerca di soluzioni?
Internet ha un grosso limite: quello che si pubblica non ha controlli né può essere verificato alla fonte. Ciò significa che si possono trovare informazioni utili ma anche notizie false, pericolose, manipolate. In fatto di medicina possono essere commessi errori gravi dei quali spesso non risponde nessuno. Molte volte i consigli via internet sono dati da persone prive di competenza delle quali non conosciamo la formazione o di cui dobbiamo fidarci a occhi chiusi. Non dimentichiamo che online ci sono moltissimi siti truffaldini e gestiti da individui senza scrupoli, e smascherarli non è facile. Nel dubbio, perciò, è meglio non credere a notizie non verificate perché, soprattutto quando si parla di salute, può costare caro.
Che dire dell’uso di antidolorifici?
Gli analgesici sono prodotti molto potenti perché devono agire velocemente, per questo motivo sono tra i farmaci con maggiori effetti collaterali. La conosciutissima Aspirina® è causa, nei soli Stati Uniti, di migliaia di morti per emorragie gastriche o interne. Se ci abituiamo a prendere un antidolorifico per qualsiasi piccolo fastidio (c’è anche chi lo fa in via preventiva, per paura del dolore), ne diventeremo presto dipendenti e avremo bisogno di dosi sempre maggiori per ottenere gli effetti desiderati, esponendoci ai conseguenti effetti collaterali.
Come comportarsi, invece, se esistono fattori di rischio?
I fattori di rischio non sono malattie in sé, ma elementi che possono aumentare la probabilità di ammalarsi e quindi non devono essere trattati con farmaci bensì, spesso, con qualche semplice accortezza. La sedentarietà, l’obesità, il fumo o l’alcol non hanno bisogno di medicine per essere “bilanciati”. Serve buona volontà: attività fisica, alimentazione corretta, evitare abitudini sbagliate. Non solo elimineremo questi fattori di rischio, ma risparmieremo denaro. Esistono anche malattie gravi che possono essere tenute sotto controllo semplicemente agendo sullo stile di vita. Un esempio è il diabete di tipo 2: aumentando l’attività fisica e stando attenti all’alimentazione si ha spesso il pieno controllo della malattia senza bisogno di assumere alcun farmaco.
Eccoci all’omeopatia: parliamo di lucciole o di lanterne…?
Partiamo da un presupposto che nessuno può smentire: un prodotto omeopatico conterrà una quantità infinitesimale di principio attivo che (proprio come per gli integratori in generale) per definizione non possiede alcuna proprietà terapeutica. Tradotto: non cura nulla. Chi sta davvero male dovrebbe usare ciò che la medicina mette a disposizione, affidandosi a professionisti che si basano su cure e procedure validate scientificamente. Se invece non si sta male non si dovrebbe usare niente, non c’è “alternativa”, il mercato della medicina alternativa è una trovata commerciale.
Chiudiamo la nostra chiacchiera inoltrandoci in un terreno “minato” e di grande attualità: i vaccini… Qual è il suo pensiero?
Guardi, una malattia considerata “banale”, il morbillo, così banale non è, visto che in un caso su duemila può causare encefalopatia (una gravissima infezione del cervello) e la morte. Il vaccino che protegge da questa malattia, invece, ha pochissimi effetti collaterali (sempre possibili, trattandosi di un farmaco) che però sono quasi sempre locali e temporanei e si verificano in un caso su due milioni. Cito questo esempio perché, spesso, vengono sollevate obiezioni sulla sicurezza dei vaccini, ma si dimentica che questi sono tra i farmaci più sperimentati e testati al mondo, più sicuri di qualsiasi altro perché somministrati a milioni di persone diverse e di tutte le età, da decenni, e sono molto meno rischiosi di altri farmaci e dei vaccini di un tempo.
Ma è possibile un confronto tra vaccino e malattia?
No. La malattia è sofferenza, il vaccino è protezione, a costi (anche biologici) bassissimi. Pochi conoscono la differenza dell’impatto sul sistema immunitario dei vaccini rispetto a quello causato dalle malattie. Il batterio della pertosse, per esempio, contiene circa tremila antigeni (piccole parti che provocano la risposta del sistema immunitario dell’organismo colpito) mentre il vaccino che ci protegge dalla stessa malattia ne contiene al massimo cinque. Dunque non ci dovrebbe essere alcun dubbio sui vantaggi della vaccinazione.