CERCHIAMO COLUI CHE CI CERCA

Che il Natale si stia velocemente avvicinando forse lo vediamo dallo sfarzo con cui il mondo lo prepara, alla sua maniera, illuminando le vie di stelle, con negozi che sembrano dare l’idea che la felicità sia nelle cose o doni. Tutte vanità che poco aiutano a capire il grande dono che Dio ci sta facendo: il suo figlio unigenito, Gesù.

È lui il vero e solo dono di cui l’uomo, ogni uomo, ha bisogno… anche se non lo sa o non vuole ammetterlo. Il resto è cornice di festa che può fermarsi lì, senza farci salire di un palmo verso il Dio venuto tra noi e che vuole vivere con noi. La chiesa, invece, sollecita a essere lieti, perché Gesù è vicino.

Se riflettiamo bene, e vi invito a farlo, la nostra vita assomiglia tanto a un tempo di attesa, o avvento: attesa che Dio si faccia vicino a noi e ci tolga dalla tristezza che ci avvolge e che, a volte, tentiamo di soffocare, affidandoci forse a quanto non ha cuore, ossia alle cose che hanno solo l’apparente splendore dell’oro. Per cui c’è davvero un Natale necessario per tutti, sempre che trovi in noi posto nella nostra grotta, lontana dal chiasso del mondo. Diciamoci la verità: siamo davvero stanchi di feste che non sono feste; stanchi di correre dietro a mode che sono illusioni di poco tempo; stanchi forse del vuoto che c’è in noi o della pesantezza delle nostre colpe; stanchi di non sapere se qualcuno davvero esiste, in cui porre fiducia. Ma non sappiamo come scrollarci di dosso questa stanchezza, che può diventare pericoloso cancro dell’anima, quando questa ha bisogno di quella pienezza di salute che solo Dio può dare.

Mi scriveva un coraggioso giovane: “Tutti ci attendiamo risposte da Dio e non ci diamo pace, perché non vediamo o non vogliamo vedere. Nonostante la ricerca di Dio nei giovani sia costante, in ognuno di noi, singolarmente, spesso è come se esistesse un muro tra noi e Dio. Siamo stanchi di vedere la gente soffrire nella disperazione della ricerca di un lavoro dignitoso, siamo stanchi di sentirci avviliti e lasciati soli nei nostri guai”.

Parole che restano, purtroppo, sempre attuali e continueranno ad esserlo drammaticamente se non cambiamo dentro, ponendoci la stessa domanda che la folla faceva a Giovanni il Battista: Che cosa dobbiamo fare? E poi agire di conseguenza seguendo le sue orme, uscendo dal chiasso della vita per recarci nel deserto, luogo di riflessione, di confronto con la parola, e quindi di esame di noi stessi con sincerità.

Un buon segno della ricerca di un cambiamento è la solidarietà verso chi è solo e cerca da noi amore e aiuto. È la strada buona che ci conduce a Betlemme. D’altra parte, come si fa a rimanere insensibili alle tante voci di fratelli che non hanno più voce e non conoscono la gioia della vita, perché senza colpa sono condannati a morire di fame o a vivere un’esistenza che tale non è? Bisogna però non fermarsi a un momentaneo e fugace sentimento di pietà, ma condividere. Ci vuole il coraggio della fede e della carità. Non si può conoscere e creare speranza senza queste due sorelle: fede e carità.

Questo, carissimi, è proprio il tempo in cui si deve avere la forza interiore, che è già dono dello Spirito, e domandarci se, nella nostra vita, c’è spazio per Dio e cosa impedisce a che lui si faccia vicino. È davvero il tempo di “raddrizzare i sentieri”, ossia le strade sbagliate che determinano le nostre scelte. È il tempo in cui, secondo il sogno di Dio per l’umanità, “ogni burrone sia riempito, ogni monte e colle sia abbassato, i passi tortuosi siano diritti, i luoghi impervi spianati”. Purtroppo a volte siamo noi a costruire “monti e colline”, che impediscono la visione di Dio, così come frenano i nostri passi o li fanno volgere in direzioni opposte a quella della felicità, dono di Dio.

Siamo disposti a “spianare la via” a Gesù che viene? Facciamoci senza timore scuotere dall’amore di Gesù, che sta venendo e cerca il suo posto nella nostra vita. Iniziamo di cuore a camminare nella chiesa, popolo di Dio, in questo anno del Giubileo della Misericordia, che inizierà l’8 dicembre: è davvero un dono coraggioso in questi tempi, che sembrano un venerdì senza domenica. È un irrompere di Dio nella nostra vita, che corrisponde a un preciso suo piano; il Signore vuole abitare nel nostro cuore, e sempre l’incontro ha dell’inaspettato, quasi del sospirato.

Papa Francesco nella bolla di indizione scrive: “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”. Così sia!

 

L'ECO di San Gabriele
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