Com’api armoniose uscenti a ’l nuovo sole per le felici aiole de gigli e de le rose su le chiome odorose» Gabriele D’Annunzio. Sei nuove chioccioline d’oro Slow Food splenderanno in Abruzzo, una di queste rende merito al lavoro dell’armoniosa ape che bottina sulle fioriture d’altura. Fanno il loro ingresso tra i 230 italiani presidi della fondazione internazionale SlowFood per la biodiversità: la patata turchesa, il fagiolo di Paganica, il grano solina, la salsiccia di fegato, l’oliva monicella e appunto i mieli dell’Appennino abruzzese. Un ruolo importante, in questa operazione di recupero di prodotti alimentari di qualità e sostegno alle piccole imprese artigianali, è stato svolto anche dal Gal (Gruppi azione locale) Gran Sasso-Velino. I mieli “chiocciolinati” sono di due tipi: quello monoflora (santoreggia, sideritis, marrubio) e quello millefiori prodotto da apiari collocati a quote superiori agli 800 metri di altitudine. In quota gli operosi insetti hanno la possibilità di raccogliere, dai fiori delle incontaminate e ricche praterie montane, nettari da trasformare in squisiti, profumati e benefici mieli. La ricchezza della biodiversità vegetale, unita al numero delle aree protette presenti, hanno fatto dell’Abruzzo intero un luogo privilegiato per l’apicoltura con produzioni importanti sotto l’aspetto quantitativo e qualitativo. Gli abruzzesi sono, quindi, un popolo di pastori non solo di pecore ma anche di api perché, anche per queste ultime, è prevista una “transumanza” alla ricerca di nuovi pascoli. Infatti l’apicoltura è sia stanziale che nomade. Le arnie caricate su camion o trattori vengono spostate alla ricerca delle fioriture per l’ottenimento di mieli uniflorali (sulla, lupinella, girasole, santoreggia, acacia) o millefiori di collina/montagna. È un antico rapporto quello con le api. L’Atlante dei prodotti tradizionali dell’Abruzzo (Arssa) fa riferimento ad un geografo arabo vissuto nell’alto Medioevo che descrive gli abitanti della regione come dediti alla caccia e alla raccolta del miele prodotto da api selvatiche in anfratti di roccia. Per quanto concerne l’apicoltura moderna essa è stata introdotta verso la fine dell’800, diventando un’attività rilevante negli anni 30-40 come dimostrano le tante associazioni provinciali degli apicoltori nate in quel periodo. A Lanciano poi, nel 1960, venne costituita la prima grande Cooperativa Apistica.
Le qualità del miele come ottimo dolcificante di bevande e dolci sono conosciute da tutti, meno apprezzato come alimento e ancor meno come blando coadiuvante nella cura di alcune patologie. Ad esempio, il miele millefiori di montagna (colore scuro, aromatico, gusto pronunciato, niente inquinamento ambientale, ricchezza di nettari) porta benefici nel trattamento di malattie polmonari, infezioni intestinali e urinarie. Il miele di acacia (colore ambrato, odore delicato, sapore molto dolce) piace ai bambini, è il più raccomandabile, sempre con moderazione, ai diabetici leggeri perché ricco di fruttosio. Il miele di santoreggia (colore ambrato con riflessi verdi, odore e sapore forti e persistenti, consistenza fine e morbida) è indicato per l’affaticamento e l’astenia. Il miele di lupinella (colore bianco, odore e sapore delicato di fieno) non altera il sapore dei cibi che accompagna. Il “biondo miele” per la sua bontà è stato ritenuto “cibo degli dei”; il salmo 81 termina così: “Dalla rupe, di miele lo farai sazio”.
Fin dal VII secolo i pastori pugliesi, che si recavano sulla Maiella, introdussero in Abruzzo il culto di san Michele arcangelo (8 maggio ricorrenza dell’apparizione e 29 settembre la festa). Un culto un tempo particolarmente sentito e diffuso, ma ancora oggi pellegrini e devoti si recano presso diverse grotte e chiese dedicate al principe delle schiere angeliche come a Liscia (Ch), ove si svolge contemporaneamente anche un rito antichissimo legato all’acqua e a Lettomanoppello (Pe) dove Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, ai piedi della grotta costruì una piccola cappella. Una cantilena molisana recita: “A ròte (grotta) de San Michele è di zucchero e de méle (miele)…”. Rocce, grotte, riti antichi e sapori angelici… l’Abruzzo.