VUOI DIVENTARE CENTENARIO?

suggerimenti utili dall’Inrca
By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 3 Marzo 2013

Vivere cento anni si può. Ne sono un esempio le Marche che, da questo punto di vista, sono una regione privilegiata. A sostenerne la possibilità, comunque, sono varie argomentazioni scientifiche e clinici come il biologo e genetista Edoardo Boncinelli della fondazione San Raffaele di Milano che, nel libro Lettera a un bambino che vivrà cento anni (2010), sostiene che i nati in questo periodo hanno il 50% delle probabilità di diventare appunto dei centenari. Lo sostiene anche Enrico Paciaro-ni, scomparso ad Ancona all’età di 79 anni il 22 dicembre scorso, nel volume La longevità attiva a sintesi di una vita professionale in veste di cardiologo trascorsa all’interno dell’Inrca, l’istituto nazionale a carattere scientifico che si occupa di geriatria nel capoluogo marchigiano e che ha sedi a Fermo e ad Appignano di Macerata. Il sogno centenario è coltivato fin dall’antichità e la durata della vita, in continuo aumento, sta per tramutarlo da aspirazione in realtà. La vita, nell’ultimo secolo, si è raddoppiata: negli ultimi 40 anni è aumentata di circa 10 anni e nell’ultimo decennio di due anni e mezzo. Ogni anno che passa ci viene regalato un trimestre di esistenza in più. In Italia al momento l’aspettativa di vita è di 78,7 anni per gli uomini e di 84,5 anni per le donne. Nelle Marche quasi 80 anni per i primi e 85 per le seconde. Dal rapporto dell’osservatorio nazionale della salute redatto nel 2010 si rileva che in regione gli over settantacinquenni sono l’11,5% della popolazione contro il 9,8% a livello nazionale.

Il fenomeno dell’invecchiamento, dice ancora la scienza medica, sembra inarrestabile e la curva è in continua e uniforme ascesa almeno per altri 50 anni. Dallo scritto del Paciaroni le Marche risultano essere la regione con la più alta longevità in rapporto alle altre regioni del nostro paese e dell’Europa: dopo i 65 anni le probabilità di vita risultano essere di 18,6 anni in più per i maschi e di 22,4 anni per le femmine. Una parte di questi anni viene vissuta in relativa salute (longevità attiva) tanto da permettere a molti anziani di svolgere mansioni di sostegno alla famiglia (nonni) e alla comunità (volontariato). Qui si vive, insomma, più a lungo, si invecchia meglio e più lentamente. Il tutto lo si deve ai progressi sorprendenti dell’arte medica, ma anche alla qualità della vita. Quest’ul-tima, in regione, è – come sostiene l’autore del libro che ha come sottotitolo Il piacere di sapere invecchiare – nel complesso buona, la dieta mediterranea è ancora seguita, si fuma sempre meno, il sistema sanitario regionale è efficiente, non ci sono grandi conflitti socio-economici, la famiglia si presenta ancora come un sicuro ammortizzatore sociale.

Ora un altro sogno si aggrega al primo e cioè quello di raggiungere l’età avanzata in relativa piena salute in modo che la vecchiaia rappresenti una vera risorsa per tutti e non un peso per la società. Occorre, dunque, in prospettiva, anche un paese a misura di anziano dove viene auspicata un’uscita dolce e parziale dal mondo del lavoro perché per un invecchiamento e una longevità attivi risulta notevole il ruolo dell’esercizio manuale, soprattutto nell’ambito domestico, al fine di sviluppare le capacità cognitive, così come si guarda all’impiego degli anziani nel mondo del volontariato, delle parrocchie, dei club di servizio, delle biblioteche.

Il problema dell’ambiente, inoltre, è determinante ai fini della salute. Tra i comportamenti corretti da perseguire l’autore del volume inserisce il piacere di camminare (l’attività fisica), i piaceri della tavola (la dieta sana), il piacere della musica (la cultura), il piacere di non fumare, la gioia di viaggiare. In questo quadro pure i servizi socio-sanitari sono chiamati ad adeguare le proprie strutture.

In un contesto sociale che vede l’Italia come uno dei paesi più longevi del mondo – nel 2010 gli ultrasessantenni rappresentavano il 20% del totale della popolazione e gli over 80 il 3,5% – inizia a operare Italia longeva, l’agenzia nazionale per l’invecchiamento con sede ad Ancona, creata dal ministero della Salute, dalla Regione Marche e dall’Inrca, con la finalità di promuovere e sostenere una nuova visione dell’anzianità intesa come soggetto centrale di un sistema paese che offre opportunità di sviluppo socio-economico, oltre che stimolo alla ricerca di nuovi modelli assistenziali e della valutazione del grado di invecchiamento sperimentando, nel contempo, le alte tecnologie innovative.

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