VOLTAGABBANA E SINDACI “AZZOPPATI”…
I tratti in comune tra la politica e le altre scienze dell’uomo sono molteplici. Spesso di tratta di parallelismi teorizzati da grandi filosofi e cultori della scienza politica: del resto il rapporto tra la politica, ossia il potere e le altre branche della società non può sfuggire alle commistioni e ai condizionamenti, basti pensare, ad esempio al rapporto tra la politica e l’informazione. Sicché non abbiamo difficoltà a trovare connessioni tra la politica e la sociologia, la psicologia sociale, la stessa filosofia, per non parlare della storia. Ma quando ci mettono la penna i giornalisti non ci sono limitazioni di sorta. Ci va di mezzo addirittura la zoologia. Per meglio dire una zoologia monca, anzi zoppa. “Anatra zoppa”: con questa storica locuzione i giornalisti indicano quei sindaci eletti direttamente dai cittadini che si trovano a convivere con una maggioranza diversa. Insomma un sindaco con una gamba sola costretto a trovarsi una stampella per camminare e realizzare il programma amministrativo che ha ricevuto, suo tramite, il consenso degli elettori.
Di sistemi elettorali più o meno efficaci è lastricata la via italiana alla democrazia. E questo dell’elezione diretta del sindaco si avvia – sia pure dopo un brillante corsus honorum – a mostrare tutti i limiti del tempo. Quando fu approvata la legge, venticinque anni fa, furono in molti a salutarla come la panacea ai mali che affliggevano allora (attualmente non sono meno) le amministrazioni comunali. Finalmente, si disse, i cittadini hanno la possibilità di portare sullo scranno più alto del consiglio comunale una persona che sia di loro gradimento, sottraendola al gioco perverso dei partiti. Non furono in numero inferiore chi augurò l’adozione di un medesimo meccanismo elettorale per le elezione politiche. Ricordate come fu auspicabilmente definita? La legge per il “sindaco d’Italia”. Alla luce dei recenti avvenimenti che hanno riguardato il comune di Avezzano, e che potrebbe riguardare a breve anche il comune dell’Aquila, ci pare di capire che bisognerà rimettere mano anche a questo sistema elettorale che, benché abbia prodotto fino a oggi, un numero marginale di “anatre zoppe”, comincia a fare acqua. Ma soprattutto non risponde più al profilo di un elettore che ha mostrato la tendenza a muoversi con più liberta che nel passato, privo, ormai, di qualsiasi legame strutturale (ideologico) con partiti legati a schemi fissi.
Un elettore “liquido”, insomma, alla ricerca del soddisfacimento del bisogno immediato e quindi propenso a dar credito a chi propone ricette risolutive a problemi di pari immediatezze. Ne consegue un atteggiamento elettorale che tende a far ricorso a un sempre più ampio uso del voto disgiunto: si vota il sindaco che si preferisce, ma anche il consigliere comunale di un altro schieramento. Possibile conseguenza: un sindaco “azzoppato” che deve cercare in consiglio comunale una maggioranza che lo sostenga fino alla fine del mandato. Ma dove trova i consensi per poterlo fare? Nel trasformismo, ovviamente. Nei cosiddetti “voltagabbana”, pronti a salire sul carro del sindaco direttamente eletto (ma senza maggioranza) in cambio di posti in giunta o di altri incarichi paracomunali. Il tutto, naturalmente, condito, da altisonanti, ma poco convincenti, teorie sulla necessità di garantire la governabilità per il “bene comune”.
Nessun riferimento, è ovvio, a fatti e a persone ma solo a una tendenza che potrebbe prendere piede nell’immediato futuro e, questo sì, “azzoppare” la volontà dei cittadini.