VLAHOVIC, DAI MEDICI AI SAVOIA

By Fabrizio Cerri
Pubblicato il 1 Marzo 2022

Non è da escludere che l’acerrima rivalità sportiva che si registra tra i tifosi di Torino (versante soprattutto juventino, ma forse non solo) e quelli di Firenze sia almeno in parte da attribuire alle vicende risorgimental-politiche della nostra storia. Il capoluogo toscano, infatti, dopo essere stato al centro del rinascimento non solo culturale al tempo dei Medici, ha visto incrinarsi questa sua vocazione a motivo delle vicissitudini che hanno portato in auge altri “sovrani”. Tra questi, come certo si ricorderà, gli epigoni di casa Savoia, che trasferirono il centro dei loro interessi, politici, commerciali, amministrativi, da Torino a Roma, passando proprio per Firenze, dove soggiornarono, giorno più, giorno meno, un quinquennio. Evidentemente, questo lasso di tempo ai fiorentini deve essere apparso più come uno sberleffo della storia che una necessità dovuta a ragioni politiche. Non sappiamo se l’attuale acredine tra fiorentini e juventini sia databile a quegli storici trascorsi: un dato certo è che tale rivalità non ci risulta abbia identiche connotazioni “virali” (nel senso proprio di “virus”…) in altri ambiti, nemmeno tra tifoserie conterranee, come nel caso delle cosiddette “stracittadine”, a Milano non meno che a Roma, a Genova non meno che nella stessa Torino. Perché dunque Firenze va così di traverso agli juventini (e la Juventus ai conterranei di Alighieri)?

A questa domanda – che certo qualche addottorato in fisiologia calcistica (il lettore paziente ci perdoni l’inusuale e fors’anche impropria espressione) sarà certo in grado di spiegare – se ne deve tuttavia far seguire quest’altra: se stanno così le cose, perché chi gestisce la Fiorentina non tiene conto del back ground che c’è a monte? Perché – inevitabile la risposta – pecunia non olet, come si dice, gli affari sono affari, e Juventus o non Juventus, certi trasferimenti e i conseguenti corollari economico-finanziari non possono essere ignorati. Del resto, è già successo, e continuerà a succedere. Con buona pace dei tifosi: che certo ricorderanno i sommovimenti registrati ai tempi del passaggio di Roberto Baggio proprio da Firenze a Torino, un’altra “sponda” che di sicuro non era in riva d’Arno.

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