VIVA LA COSTITUZIONE
Il libro di Andrea Franzoso, con un taglio narrativo, racconta la Carta costituzionale ai ragazzi e alle famiglie attraverso storie vere, esempi da conoscere e imitare, testimonianze di giuristi, esperti, giornalisti e magistrati
Gli insegnanti alle prese con l’educazione civica in quest’anno assai tribolato a causa della pandemia, possono ben attingere al bel libro di Andrea Franzoso Viva la Costituzione, perché i nostri valori non rimangano sulla carta (De Agostini, pp. 224, € 12,90), uscito a fine estate. L’autore si è chiesto come raccontare la Costituzione ai ragazzi. Lui l’ha fatto attraverso venti parole chiave: Memoria, Democrazia, Repubblica, Costituzione, Lavoro, Diritti, Solidarietà, Uguaglianza, Minoranze, Confessioni religiose, Cultura, Paesaggio, Straniero, Pace, Tricolore, Libertà, Famiglia, Scuola, Salute, Resistenza. Alla spiegazione di ogni parola si accompagnano storie vere e il racconto di testimoni che con la loro vita hanno incarnato i valori della nostra Carta fondamentale.
Ironia del caso, l’anno nel quale torna l’educazione civica nelle scuole italiane come insegnamento obbligatorio in tutti i gradi dell’istruzione, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, si è aperto, a settembre, con il referendum costituzionale (il quarto nella storia della Repubblica) nel quale i cittadini italiani, a stragrande maggioranza, hanno approvato la modifica della Costituzione che prevede, dalla prossima legislatura, la riduzione dei parlamentari. I seggi alla Camera dei deputati passano così da 630 a 400 e quelli al Senato da 315 a 200.
L’educazione civica in classe ruoterà attorno a tre assi: lo studio della Costituzione, appunto, lo sviluppo sostenibile, la cittadinanza digitale. Ecco perché il manuale di Franzoso è una bussola preziosa perché di Costituzione si parla spesso e volentieri solo per sottolineare quello che non va o è da cambiare. Legittimo, s’intende, ma non basta per formare i cittadini di domani.
Come ha scelto le parole chiave? “Diciotto – risponde – sono contenute nella prima parte, quella dedicata ai principi fondamentali; le altre due le ho aggiunte io. Volevo raccontare la Costituzione ai ragazzi e alle famiglie con un taglio narrativo raccontando storie vere, esempi da conoscere e imitare, testimonianze di giuristi, esperti, giornalisti, magistrati. Per spiegare la parola uguaglianza parto da una storia di discriminazione”.
C’è la riflessione di Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per rifugiati, sul fenomeno dei migranti. Milena Gabanelli racconta il valore del giornalismo spiegando cosa significa che i giornalisti sono il “cane da guardia della democrazia”. Il magistrato Pier Camillo Davigo si sofferma sull’importanza delle regole e sulle qualità di un buon dipendente pubblico. Ilaria Capua sulla salute del pianeta Terra e sulla lezione che ci lascia la pandemia globale che ci ha colpito in maniera violenta e drammatica. E poi ancora le testimonianze del politologo gesuita padre Francesco Occhetta e dello psicoterapeuta Alberto Pellai.
Il critico d’arte Tomaso Montanari ricostruisce come mai la parola “nazione” sia molto rara nella nostra Costituzione, spiegando che “i fascismi avevano appena trascinato l’Europa in una guerra atroce tra ‘nazioni’: per la ‘nazione’ si era ucciso e si era stati uccisi, a milioni. Proprio per questo, l’unica volta che quella parola compare nei dodici principi fondamentali della Costituzione, lo fa all’articolo 9: legata alla cultura e alla ricerca, al paesaggio, alla storia e all’arte. Tutte cose che servono a vivere, e non a morire”.
C’è la testimonianza di un prete di strada energico nel denunciare le ingiustizie e nell’abbracciare le fragilità del nostro tempo come don Gino Rigoldi. Docenti come la presidente dell’Invalsi Anna Maria Ajello che ricorda che la sua insegnante dava a tutti del lei: “Era come se volesse mantenere le distanze. In realtà era un modo per manifestare rispetto nei nostri confronti e responsabilizzarci”. Studiosi come Salvatore Settis: “Il bene comune è come un grande patrimonio che riceviamo in eredità da chi è vissuto prima di noi e abbiamo il dovere di custodire per chi verrà dopo”. Insom-ma, una sinfonia a più voci.
Per spiegare la parola Pace, Franzoso racconta la storia di Vito Alfieri Fontana, ex fabbricante d’armi e di mine antiuomo: “Nel 1993 – spiega Franzoso – il figlio, sfogliando il catalogo dei ‘prodotti’ dell’azienda paterna, gli pone una domanda a bruciapelo: ma tu, quindi, sei un assassino? Il padre lì per lì non riesce a rispondere, non sa cosa dire al figlio che lo incalza: ‘Ma devi produrle proprio tu le armi?’. Entra in crisi e chiude la sua fabbrica di armi e per vent’anni fa lo sminatore e il militante pacifista folgorato anche dall’insegnamento di don Tonino Bello. Questa vicenda mi è servita per spiegare la parola ‘ripudiare la guerra’ contenuta nell’articolo 11 della Costituzione. Ripudiare significa respingere e chiudere con qualcosa con cui hai avuto a che fare”.
Ma la nostra Costituzione è viva? “Sì, e questo mio viaggio lo dimostra – risponde Franzoso – rappresenta volti, speranze, progetti concreti anche se deve essere pienamente attuata, almeno in alcune parti.
“La Costituzione – ricordava Piero Calamandrei – non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà…”.
Il “combustibile” per Franzoso è anche l’impegno educativo della famiglia: “Non è possibile delegare tutto alla scuola, serve una comunità educante e il buon esempio degli adulti, serve dire che ai diritti sanciti dalla Costituzione corrispondono anche dei doveri. Per questo mi auguro che l’educazione civica non resti una materia relegata in un angolo, spero che tutti gli insegnanti italiani la prendano a cuore, si appassionino e appassionino gli studenti”.