VITTIMA DELLA “INUTILE STRAGE” CELESTINO ARGENTIERO

By Nandino Di Eugenio
Pubblicato il 1 Settembre 2014

Celestino Argentiero è figlio unico e per entrare in convento deve molto lottare. I suoi genitori Stefano e Pasqua Leporale lo hanno atteso con ansia e l’hanno accolto con gioia. Lo hanno visto crescere rispettoso in casa, diligente a scuola, assiduo alle funzioni religiose, buono sempre anche se la natura non gli ha regalato un temperamento proprio dolcissimo. Su di lui poggiano le loro speranze più rosee, trovano consistenza i loro sogni più belli.

Stefano e Pasqua sono cittadini e cristiani esemplari, genitori timorati di Dio. Il ragazzo cresce nutrendosi con quanto da loro insegnato. Un figlio migliore, si dicono Stefano e Pasqua, non potevamo desiderarlo. Chissà quale strada il Signore ha tracciato per lui, si chiedono spesso. Le loro domande, però, non trovano per ora alcuna risposta. Quando arriverà, sarà per loro una sorpresa non entusiasmante. Almeno all’inizio.

Nato a Ceglie Messapica (Brindisi) il 17 luglio 1892, Celestino conosce presto i passionisti che nel 1897 arrivano nel suo paese natale e vi aprono una casa religiosa con l’annessa chiesa dedicata al loro fondatore san Paolo della Croce. Il ragazzo ha molte occasioni di incontrare i religiosi. Il loro convento diventa presto sede del noviziato e i giovani vi fanno la prima esperienza della vita passionista. Quando i novizi escono per le brevi passeggiate suscitano meraviglia per il loro atteggiamento sereno e raccolto. Non mancano coloro che sentono nascere nel proprio cuore il desiderio di seguirli in convento. Tra questi c’è anche Celestino. Ma quando ne parla in famiglia, i genitori si oppongono decisamente. Celestino però non desiste: continua a riflettere e pregare, continua a dire ai genitori che il suo non è un capriccio o una passeggera infatuazione ma la chiara consapevolezza che il Signore lo chiama a essere sacerdote e religioso. Alla fine se ne convincono anche Stefano e Pasqua; non intendono opporsi ai disegni di Dio e accettano la decisone del figlio. Pur nel dolore umanamente comprensibile di ritrovarsi presto in casa da soli, benedicono con affetto Celestino che ai primi di marzo del 1908 lascia Ceglie Messapica ed entra nel seminario passionista di Manduria (Taranto).

Nel convento trova aria di festa. Fervono infatti i preparativi per la imminente beatificazione di Gabriele dell’Addolorata che avverrà il successivo 31 maggio. Del nuovo beato, Celestino ha già sentito parlare a Ceglie Messapica; ora però la sua figura gli diventa ancora più cara, la sua santità più affascinante, il suo esempio più attraente; e lui è ancora più grato al Signore per averlo chiamato a far parte di quella congregazione in cui era entrato giovanissimo anche Gabriele. A Manduria Celestino rimane soltanto pochi mesi perché viene presto trasferito a Ceglie Messapica per il canonico anno di noviziato. Nella nuova sede il 2 agosto 1908 veste l’abito religioso. Durante il noviziato coltiva con crescente impegno il proposito di essere santo e prega Gabriele che lo accompagni nel cammino verso la perfezione. Il 3 agosto 1909 emette la professione dei voti. Prosegue poi gli studi nei conventi di Manduria, Novoli (Lecce) e Laurignano (Cosenza).

Chi vive con Celestino non trova in lui difetti degni di nota. Ne loda anzi lo spirito di sacrificio, la bontà del cuore, il comportamento modesto e affabile. Qualcuno, pignolo a ogni costo, dice che “tutto il fragile del giovane consiste nel suo temperamento alquanto bilioso”. Aggiunge, però, che a qualche piccolo scatto improvviso, Celestino fa seguire gesti di profonda umiltà, sincera richiesta di perdono e fermo proposito di correggersi. Quella dolcezza negatagli dalla natura, Celestino l’acquista con la fermezza della volontà.

Strappato al convento per il servizio militare, vi torna appena può per pregare con i confratelli e per gustare con loro momenti di gioiosa fraternità. Scoppiata la prima guerra mondiale viene destinato al fronte: si salva miracolosamente da molti pericoli. Ma il 15 maggio 1916 il giovane, allievo ufficiale e non ancora ventiquattrenne, muore colpito da una bomba lanciata da un aereo nemico. Celestino con altri due studenti passionisti suoi compagni, Evangelista Del Buono (1892-1915) e Benedetto Sabatelli (1892-1916), è vittima di quella guerra che con dolorosa amarezza il papa Benedetto XV denunziò profeticamente come “inutile strage e suicidio dell’Europa civile”. (172)

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