VINCI L’INDIFFERENZA E CONQUISTA LA PACE

By Mons. Antonio Riboldi
Pubblicato il 31 Dicembre 2015

Siamo come nauseati dal clima di continua guerra, che pare abbia inquinato la nostra natura divina, che è nella sua pace. Viviamo ogni giorno nella paura, come assediati dalla violenza organizzata, terroristica e non, che costringe tutti a creare barriere di difesa intorno agli stati, alle proprie abitazioni o alle proprie attività…, come se la violenza fosse un fiume, sempre esistito, che accompagna il difficile cammino di ogni uomo, ma che, oggi, ha rotto gli argini. I popoli continuano ad alzare la loro voce, chiedendo alle potenze pace, sicurezza. È sicuramente un segno positivo questo prendere coscienza che la guerra, il terrorismo, la criminalità e violenza diffusa, non sono beni per l’uomo. Ma pare che, al di là delle facili parole, troppi scelgano le armi e le potenze preferiscano riempire gli arsenali, sottraendo così le ricchezze ai bisogni dei poveri. E tutti sappiamo che violenza chiama violenza e senza giustizia non può esserci pace e, quando la violenza esplode, difficilmente dà ascolto alle ragioni del cuore. L’odio è quel vomito di satana che gode nel privare gli uomini della giustizia, del perdono e quindi del dialogo, che sono le basi della pace, come affermano tutte le vere guide delle grandi religioni. Un dialogo e un perdono, che sembrano scomparsi, se ci fermiamo a guardare solo quello che i media ci propongono: massacri in nome della religione – una vera bestemmia – efferati delitti di cronaca, fuori e dentro le nostre case. Davvero è necessario un anno della Misericordia, per far rivivere le coscienze di ciascuno, credenti e non.

Nel lontano 4 ottobre 1965, all’assemblea dell’Onu, il caro e beato Paolo VI già affermava: “Voi sapete che la pace non si costruisce soltanto con la politica e con l’equilibrio delle forze e degli interessi, ma con lo spirito, con le idee, con le opere della pace. Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle vostre mai. Non si può amare con armi offensive in pugno. Le armi, quelle terribili soprattutto, che la scienza moderna vi ha dato, ancora prima di produrre vittime e rovine, generano cattivi sogni, alimentano cattivi sentimenti, creano incubi, diffidenza e propositi tristi, esigono enormi spese, arrestano progetti di utile lavoro, falsano la psicologia dei popoli… Ascoltate le parole di un grande scomparso, John Kennedy: L’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità…mai più guerra, mai più”. Ma sembra proprio che l’uomo non abbia memoria delle atrocità vissute nel passato e le ripeta come fossero un male inevitabile.

Vivo da anni in regioni che, verrebbe da dire, da sempre sono “campi di violenza”. Continuare a vedere la presenza di questo male, che ormai è esteso a tutta l’Italia, come fosse una componente della società… se non addirittura una scuola di violenza a tutto campo che arriva nelle famiglie, sui bambini, nelle case, fa male, ma so che non bisogna rassegnarsi. Nel lontano 1982 io e gli altri vescovi della Campania inviammo una lettera alle nostre comunità, un documento intitolato: Per amore del mio popolo non tacerò (Isaia). Questo perché non si sottomettessero alla criminalità, ma si facessero operatrici coraggiose di libertà e amore. Ed è quello che tutti potremmo e dovremmo fare, sempre, contro ogni tipo di violenza, compresa quella terroristica: alla voce della violenza contrapporre la voglia di pace, seguendo Gesù che affermava: “Beati voi costruttori di pace”. Ed oggi è il vero compito che ci resta, a meno che non ci ritiriamo nella impossibile e colpevole quiete dell’indifferenza!

Vinci l’indifferenza e conquista la pace è proprio il tema scelto da papa Francesco, per la 49esima Giornata Mondiale della Pace, celebrata il 1° gennaio di questo nuovo anno. Quando il pontificio consiglio Giustizia e Pace lo ha reso noto, ha sottolineato che “…l’indifferenza nei confronti delle piaghe del nostro tempo è una delle cause principali della mancanza di pace nel mondo… L’indifferenza è spesso legata a diverse forme di individualismo che producono isolamento, ignoranza, egoismo e, dunque, disimpegno”. E aggiungeva: “La pace va conquistata, non è un bene che si ottiene senza sforzi, senza conversione, senza creatività e confronto”.

Ho visto un giorno – tanto tempo fa – un giovane divertirsi a sparare a una stella natalizia. “Ma sai cosa fai? Non sai che sparare alle stelle – gli dissi – è sparare alla pace?”. Non mi capì! Non resta allora che mettersi tutti sulla via della pace, ma riempiendo il cuore e la volontà di pace vera, dono di Dio a chi ama. Tirarsi indietro è lasciare la strada libera alla violenza. quella che ora tanti vivono, non solo dove c’è guerra, ma anche nelle nostre apparentemente tranquille città, tra le stesse mura di casa.

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