Complessa nelle sue componenti aperte al futuro, a cominciare dai rapporti con l’Unione Europea, e arricchita da nuovi, importanti, elementi, la nostra politica interna si propone per il nuovo anno con prospettive dinamiche come poche altre volte in passato. Mentre andiamo in stampa la legge di Bilancio sta percorrendo il cammino parlamentare, sul quale però pesano ancora le decisioni definitive sulle proposte “conservatrici”, per così dire, della Commissione Europea, e quelle “innovative” del governo. Volte, le prime, al reperimento delle risorse finanziarie dei maggiori titoli di spesa della legge (reddito di cittadinanza e anticipo delle pensioni) senza accrescere il debito pubblico oltre l’1,9 per cento rispetto al 2,4 per cento previsto dal governo. E le proposte della maggioranza, volte invece a usare il maggior debito per investimenti, tale però da favorire la produttività e la competitività del sistema produttivo, l’occupazione e una maggiore capacità di spesa dei ceti più poveri. Da segnalare, che nel rapporto con la Commissione Europea il presidente Conte sta rivelando una capacità di scelta e di uso degli argomenti che lo portano a occupare spazi politici di cui sembravano titolari esclusivi Salvini e Di Maio.
I nuovi fattori dei quali abbiamo detto in principio sono il convegno delle forze produttive che si è svolto a Torino e l’intervento del cardinale Bassetti – presidente della Conferenza episcopale italiana – sui rapporti cattolici-politica. A Torino i rappresentanti dell’industria, dell’agricoltura, della cooperazione, dell’artigianato, del commercio e delle professioni (espressioni di 2/3 del Prodotto interno lordo nazionale, cioè il valore globale dei beni e servizi prodotti in un anno, e di 13 milioni di lavoratori) hanno chiesto, con toni decisi, che in presenza di una situazione economica e sociale in fase di pericoloso deterioramento, il governo si impegni in una “politica di sviluppo con le grandi opere”, la sola in grado di riportare l’Italia a ritmi di crescita pari a quelli degli altri paesi dell’Unione Europea, nella salvaguardia dei conti pubblici. Una politica – hanno sottolineato – che non potrebbe prescindere dalla realizzazione della Torino-Lione e delle altre strutture viarie e ferroviarie programmate, senza le quali l’Italia rimarrebbe tagliata fuori dai grandi processi di sviluppo europei. A dare invece il senso dell’intervento del cardinale Bassetti basterà considerare queste sue parole: “L’impegno dei cattolici in politica è fondamentale del loro essere cristiani. Il primo impegno che il cattolico ha nei confronti della società è la politica con la P maiuscola”. “Tutti gli ‘ismi’ – ha aggiunto – sono negativi. Allora io dico no al populismo e no al nazionalismo ma si a una patria dei popoli. (…) L’Italia ha un bisogno forte dell’Europa e l’Europa ha una necessità vitale dell’Italia”.
Tra i commentatori vi è chi ha considerato queste parole simili a quelle degli appelli e delle direttive della gerarchia che in passato avevano dato legittimità e forza prima al Partito Popolare di Sturzo e poi alla Democrazia Cristiana di De Gasperi. Ma, a mio giudizio, è una interpretazione sbagliata. I richiami al rapporto tra cattolici e politica del cardinale Bassetti hanno, infatti, radice in documenti pontifici che dalla Rerum Novarum di Leone XIII si sviluppano e si arricchiscono sino alla Evangeli Gaudium di papa Francesco sulle condizioni e modi di essere e di operare dei cristiani nelle diverse fasi della modernità dal 900 a oggi. E nel nostro tempo i cattolici certamente possono riconsiderare gli indirizzi e gli strumenti relativi ai rapporti con la politica che si sono rivelati efficaci in altre realtà culturali, scientifiche, civili e sociali, nelle quali, però, erano ancora forti le tradizioni giudaico-cristiane. Ma che non potrebbero riproporsi quali modelli efficaci nella attuale “nostra modernità”. Purtroppo segnata da principi, scelte e obblighi di vita e di lavoro sempre più lontani da quelli cristiani.
Occorre dunque ripensare a forme nuove di presenza nell’impegno politico dei cattolici, con la consapevolezza, però, che non sarà facile realizzarle. Ultima nota: la situazione nel Pd appare tale da giustificare la previsione di nuove scissioni in vista del congresso.