UNIRE PER NON FERMARSI ALL’ACCOGLIENZA
L’obiettivo è far sì che tutte le persone rifugiate, donne e uomini, con diversi profili, differenti paesi d’origine, esperienze e competenze siano soggetti attivi nella società italiana
Syed, Ozlem, Yagoub: sono tre giovani rifugiati che vivono e studiano nel nostro paese e che, insieme con altri 50 rifugiati in dieci regioni italiane, hanno formato Unire, l’Unione nazionale italiana per rifugiati ed esuli), la prima rete in Italia formata e gestita interamente da rifugiati. Ad aprile si è costituita come associazione di promozione sociale e a fine ottobre si è presentata alla stampa.
“Unire – scrivono – nasce da un gruppo di rifugiati con lo scopo di diventare la prima rete nazionale dei rifugiati che vivono in Italia. Unire è uno spazio condiviso per costruire e potenziare la rete delle associazioni promosse dai rifugiati e dei singoli attivisti. Unire è la cassa di risonanza delle nostre voci dai territori. L’obiettivo finale è quello di restituire protagonismo, autorappresentazione e auto-narrazione. Vogliamo che tutte le persone come noi, rifugiate, donne e uomini, con diversi profili, paesi d’origine, esperienze e competenze, siano soggetti attivi nella società italiana, inclusi anche nei tavoli di discussione dove vengono prese le decisioni politiche che hanno un impatto diretto o indiretto su di noi, sulle nostre vite”.
Il percorso di Unire è partito bene: è una della 16 associazioni di rifugiati che nel 2019 “sono state considerate più meritevoli di partecipare al programma PartecipAzione-Azione per la protezione e la partecipazione dei rifugiati, un programma di capacity building ed empowerment realizzato da Intersos in partenariato con Unhcr.
Syed Hasnain vive a Roma e arriva dall’Afghanistan, è presidente di Unire. Il suo viaggio per raggiungere l’Italia ha avuto inizio quando aveva dieci anni ed è durato 8 anni in cui ha vissuto illegalmente in quattro paesi diversi. Una volta imparata la lingua italiana ha intrapreso il suo impegno con richiedenti asilo e rifugiati minori non accompagnati come operatore sociale, mediatore culturale e tutore. Studia Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’università Sapienza. Ha lavorato con diverse Ong umanitarie e istituzioni universitarie quali Save the Children, Jesuit Refugee Services, Civicozero, Medici senza Frontiere, Unhcr, Intersos, università di Tor Vergata, università per Stranieri di Perugia, Tribunali civile e penale di Roma e Trieste, Ufficio Immigrazione del Comune di Roma e altro. Syed ha avuto ruoli attivi anche in campagne di raccolta fondi e di sensibilizzazione sui temi legati ai rifugiati in eventi pubblici e televisivi. Da febbraio 2018 è uno dei membri più dinamici della piattaforma Europea Network For Refugee Voices.
Spiega Syed: “Unire nasce dall’ambizione di mettere insieme i rifugiati e gli esuli in tutta Italia per favorire una narrazione positiva del nostro impegno socio-politico. Gli esuli non sono soggetti passivi a cui dare una mano, noi vorremmo offrire un percorso politico condiviso per promuovere la partecipazione attiva dei rifugiati alle politiche di accoglienza e di asilo. Anche io posso dare il mio contributo per una società più accogliente e inclusiva”.
Vengono invitati nelle università, nelle scuole per raccontare non solo la loro storia ma per sensibilizzare le persone alla loro presenza e nel nostro paese: una presenza attiva, vivace e inclusiva: “Non possono sempre raccontarci gli altri”.