UN’EREDITÀ CHIAMATA MARIA

ALCUNE IMMAGINI DELLA MADONNA CHE SAN GABRIELE HA INCONTRATO NELLA SUA VITA, CHE HANNO ALIMENTATO LA SUA DEVOZIONE MARIANA E LA CORSA VERSO LA SANTITÀ. L’ADDOLORATA INNANZITUTTO, MA NON SOLO. LA PRIMA EFFIGIE CHE INCONTRERÀ IN CONVENTO È LA MADONNA DELLA QUERCIA, A MORROVALLE

San Gabriele è un santo mariano, nel senso che la devozione alla Madonna è parte determinante nel suo cammino verso la santità. Una devozione ereditata dalla famiglia che si riuniva tutte le sere per recitare il rosario davanti a una riproduzione della Pietà. Forse è anche per questo sceglierà come cognome religioso “dell’Addolorata”. La Madonna Addolorata sarà l’immagine prediletta, ne teneva un quadretto anche sul letto quando era ammalato e la bacerà fino all’ultimo momento. Restaurerà una statua dell’Addolorata talmente rovinata da essere giudicata ormai impresentabile.

A Spoleto si venera la Santa Icona, un’antica immagine bizantina della Madonna, riconosciuta come patrona della città. In occasione della festa del 22 agosto del 1856, il quadro dell’icona era portato in processione per le vie di Spoleto. Quando il quadro passò davanti a Francesco Possenti, il futuro san Gabriele, gli sembrò che l’immagine gli parlasse: “Francesco, tu non sei fatto per il mondo, presto fatti religioso”. Quindici giorni dopo sarà già nel convento passionista di Morrovalle per iniziare il noviziato. La sera prima di partire, nel corso di un’accademia e premiazione nel collegio dei gesuiti dove studiava, Francesco Possenti declamerà un lungo carme alla Madonna della Piaggia. E così anche l’addio agli amici, a Spoleto, al mondo, avviene nel nome di Maria.

Prima di arrivare in convento a Morrovalle passa a Loreto per pregare la Madonna. Rischia la scomunica perché per devozione voleva impossessarsi di un pezzo di mattone della Santa Casa.

A Morrovalle trova un’altra immagine mariana situata in una cappellina a lato della chiesa del convento. È un quadro della Madonna della Quercia, pensato e voluto per essere posto su di un grande albero di quercia all’incrocio di due strade. Il dipinto, incorniciato con rami di quercia, rappresenta una bella Madonna con Bambino, il quale tiene in mano un uccellino. Nei 21 mesi che Gabriele trascorrerà a Morrovalle ha pregato spesso davanti a quella immagine, manifestando a Maria tutto il suo amore e certamente anche le sue difficoltà, lui passato di botto da una vita signorile all’austerità e povertà del convento.

Il piccolo quadro della Madonna della quercia fu fatto dipingere da un illustre e pio morrovallese, Alessandro Collaterale, verso il 1650-60. Dopo una prima collocazione su di una quercia, per preservare l’integrità dell’immagine si costruì sotto la quercia una piccola edicola. Poiché la devozione della gente cresceva, si edificò una cappellina, ben presto trasformata in una chiesa. Per meglio assistere i fedeli che vi accorrevano, si pensò di chiamare i passionisti che, guidati da San Vincenzo Maria Strambi, poi vescovo di Macerata, s’insediarono nel conventino il 27 ottobre 1779.

Per render più solida la tela fu applicato sul retro una tavola che però con l’andare del tempo venne attaccata dai tarli con il rischio di deteriorare anche la tela. Un accurato restauro ha riportato l’immagine all’antico splendore e festosamente il 30 settembre 2023 riesposta alla devozione dei fedeli, non senza prima aver organizzato un breve convegno, ripercorrendo la storia del quadro e dei tanti fedeli, santi e servi di Dio che hanno pregato davanti a quell’immagine.

Nella sua cameretta a Morrovalle Gabriele trovò appeso al muro un’altra immagine della Vergine, molto cara ai passionisti, la Madonna della Santa Speranza (Maria con il Bambino che regge una croce).

In viaggio verso il Convento di Isola del Gran Sasso Gabriele sostò con i compagni nell’allora convento passionista di Giulianova. Vide una bella immagine della Madonna posta in alto in una nicchia: spiccò un salto quasi per volare, raggiungerla e baciarla.

Arrivò il 10 luglio del 1859 al convento di Isola del Gran Sasso e lì l’attendeva un’altra immagine di Maria. Infatti la chiesa era dedicata alla Immacolata Concezione, forse una delle prime chiese dedicata all’Immacolata, già nel 1590, molto prima della proclamazione del dogma avvenuta nel 1854 per opera di papa Pio IX.

I biografi raccontano che qualche istante prima di morire “sul far del sole” del 27 febbraio 1862, il suo volto all’improvviso s’illuminò e che bisbigliasse: “Mamma mia, fa presto!”. Tutti i presenti pensarono che la Madonna, in persona non più nell’immagine, sia venuta a prendere il suo grande devoto per introdurlo personalmente nella gloria del paradiso.

L’ultima lettera che Gabriele scrisse è rivolta al fratello Michele, studente di medicina a Roma: “Michele mio, vuoi tu amare? Ama pure. Ma sai chi? Ama Maria. Chi più di Lei bella amabile po-tente?”. È il testamento di Gabriele.