UNA TRISTE PAGINA DI EMIGRAZIONE
Sessantacinque anni fa – l’8 agosto del 1956 – si consumò la tragedia di Marcinelle. A meno di due settimane dall’affondamento dell’Andrea Doria, l’Italia è colpita da una nuova e più grave tragedia. Nella miniera di Marcinelle (versante sud-occidentale del Belgio), per un errore umano, un carrello trancia un cavo elettrico e il conseguente corto circuito provoca un terribile incendio. A 975 metri di profondità si scatena l’inferno e ogni tentativo dei soccorritori risulterà vano. Perdono la vita 262 operai (su 274 del personale complessivo), molti nel tentativo disperato di mettersi in salvo tra vie di fuga impossibili. I morti sono di varie nazionalità (belgi, greci, polacchi, ungheresi, eccetera) ma in maggioranza italiani (ben 136).
Emigranti da ogni parte del Bel Paese in cerca di lavoro, avevano trovato qui la loro risposta, nell’ambito di un accordo italo-belga che in cambio di manodopera (carente nel paese fiammingo) impegnava l’Italia a importare il carbone estratto a Marcinelle. Mesi e mesi occorreranno per estrarre i corpi intrappolati in cunicoli e gallerie a diversi metri di profondità (l’ultimo sarà recuperato nel dicembre del 1957). I risultati della commissione d’inchiesta e del successivo processo saranno caratterizzati da omissioni e imprecisioni, al centro di aspre e lunghe polemiche tra le comunità italiana e belga. Parte della verità verrà a galla più tardi, ponendo l’accento sulle condizioni di sicurezza precarie della miniera, sfruttata in maniera crescente dal 1822.
Un aspetto eclatante, all’origine della tragedia, scoperto in seguito: il cavo dell’olio correva vicinissimo a quello elettrico e questo avrebbe favorito il diffondersi delle fiamme in tutta la miniera. Oggi la miniera è un luogo della memoria che ricorda quei tragici momenti e anche un museo sulla storia dell’attività estrattiva e dell’industria.
(Almanacco)
Ricordiamo che la regione che ebbe più vittime tra i propri emigranti fu l’Abruzzo con 60 morti, di cui oltre 40 originari di Manoppello. Complessivamente furono 13 le regioni italiane che ebbero a piangere propri cittadini vittime del disastro.