UNA RELIGIONE FAI DA TE?

By Carlo Baldini
Pubblicato il 31 Dicembre 2015

Sono una cattolica non praticante. La motivazione della mia non pratica sta nel fatto che non riesco ad accettare le incoerenze di prelati e preti di cui parlano tutti i mezzi della comunicazione sociale. Preferisco vivere la fede a modo mio anziché dipendere da un prete che ha molti più difetti di me.          Lettrice di Chieti

 

Il vissuto odierno è caratterizzato dal rifugiarsi nel privato e dal privilegiare in modo esasperato la propria vita privata ed elevare la propria autonomia a parametro ultimo di misura. Se questa filosofia della vita influenza anche il credente portandolo a preferire la soluzione personale nella ricerca del rapporto con Dio, viene impoverita la concezione stessa del cristianesimo che è essenzialmente comunione di persone e di intenti. Sono convinto che gli scandali di cui è protagonista il clero può far male e indignare, ma non può e non deve essere la ragione determinante per abbandonare la pratica della fede, come l’abbandono della fede non può essere attribuita esclusivamente a ragioni sociali.

Spesso dietro a certi abbandoni c’è una profonda immaturità di fede e fattori di ordine personale. Se un cristiano solo perché subisce degli scandali abbandona la pratica religiosa vuol dire che il suo rapporto con il vangelo e con Cristo è molto fragile e forse inconsistente. Essere cristiano vuol dire prima di tutto essere discepolo di Cristo, che vuol dire primariamente mettere in pratica le istanze morali e spirituali contenute nel vangelo, è obbedire al precetto dell’amore di Dio e dei fratelli. Tutto il resto è relativo alla pratica di ciò. Gli scandali nella chiesa ci sono sempre stati e sempre ci saranno perché essa è una comunità di uomini e di donne peccatori e peccatrici, ma è autentica perché Cristo la rende tale.

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