“UNA PERLA BEN NASCOSTA”

È un caldo pomeriggio di novembre, un’eccezione in un anno in cui novembre è stato segnato dalle piogge sul bell’Abruzzo e da condizioni meteo terribili per la Sicilia e altre regioni italiane. È pomeriggio e sto tornando al mio ufficio quando noto una specie di furgone con sopra due canoe. Solo avvicinandomi comprendo che invece si tratta di un camper. La targa internazionale riporta la sigla S (Svezia).

Davanti, accanto a una latta d’acqua appena riempita in una delle fontanelle del piazzale del santuario, un uomo è chinato a fotografare un grosso gatto grigio.

Incuriosito mi rivolgo a lui prima con due parole in italiano, poi in inglese. La sua risposta però ha un sorprendente accento spagnolo. Lui si chiama Lars Joreg Paul, ma mi si presenta in italiano dicendo: “Mi chiamo Lorenzo”. Gli chiedo come mai di quel forte accento spagnolo e mi spiega che è stato sposato con una donna argentina.

In patria produceva sedie in pelle vaccina. L’attività era redditizia e per un pubblico di nicchia, ma alla fine l’ha venduta al figlio (con cui ora collabora solo per la sua passione in questo lavoro) che gli paga un fisso al mese. “Alla fine è una specie di pensione”, il commento.

Lars è partito con il suo camper dal sud della Svezia per trascorrere tre settimane in Italia. Dopo il Covid e la pandemia avvertiva il bisogno di muoversi e aveva programmato di scendere in Abruzzo per incontrare degli amici di Pescara e poi proseguire alla volta della Sicilia dove avrebbe fatto del canottaggio. Invece l’Abruzzo lo ha conquistato: per queste tre settimane ha affittato un piccolo appartamento vicino allo stadio di Chieti e con il suo camper si muove per visitare la regione: “È bellissima: ho mandato alcune foto ai miei parenti e amici in Svezia via whatsapp e tutti mi chiedono dove sia questo posto… Chi viene dalla Svezia, dell’Italia conosce solitamente la Toscana, l’Emilia-Romagna, la Sicilia e poco altro: nessuno di loro conosce l’Abruzzo, che invece è stupendo!”.

Gli chiedo del santuario. Lo conosceva? È la prima volta che viene? La risposta è secca: “Non è la prima volta che vengo qui. Sono stato qui la prima volta la settimana scorsa (e io che pensavo chissà quanto tempo fa, ndr) ma pioveva e non si vedeva nulla della montagna – mi dice indicando il Corno grande – e così oggi, vista la bella giornata sono voluto tornare. Qui è stupendo. Il santo, invece, non lo conoscevo: però dopo essere stato qui ho voluto leggere la sua vita”. Così parliamo un po’ della vita del giovane Gabriele dell’Addolorata e mi dice di un nipote di sua moglie che, in Argentina, era prete e aveva conosciuto il cardinale Bergoglio quando era in Buenos Aires e che ha pure incontrato papa Francesco a Roma. Mi spiega che ha lasciato il sacerdozio per il desiderio di fare una famiglia e per la fatica di vivere una donazione per tutta la vita e quindi guarda con grande ammirazione questo giovane che ha vissuto santamente. Lui è anglicano e la loro Chiesa ha veramente pochi santi. “La Svezia – dice – anticamente era uno Stato cattolico. Successivamente, il re volle che la conversione del popolo alla religione anglicana, solo per acquisire i beni della Chiesa cattolica per finanziare le sue guerre”.

La conversazione scorre piacevolmente e ben presto giunge, per l’amico Lars, il tempo di ripartire. Mi chiede indicazioni per visitare alcune zone nei dintorni nel santuario. Gli indico Castelli e i suoi maestri ceramisti e lui è già entusiasta all’idea di scattare altre splendide foto che susciteranno l’invidia dei suoi amici che hanno visitato più volte l’Italia senza aver conosciuto l’Abruzzo che Lars chiama “Una perla ben nascosta”.