UNA PAGINA PER LA VITA

By carlo napoli
Pubblicato il 28 Gennaio 2021

Ho parlato in questi giorni con mio nipote, ventitré anni, del suo futuro. Malgrado abbia due lauree, una in Italia e una a Londra, non sa ancora dove mettere le vele al vento. Verso sud o verso nord? So di altri giovani che soffrono la stessa indecisione. E allora mi sono permesso di dare qualche consiglio che vale per tutti quei ragazzi in cerca di un approdo sicuro. E il consiglio è questo: leggete. Leggete molto. Leggete tutto. Leggete di storia ma anche di fisica, di biologia ma anche di filosofia, di letteratura ma anche di religione. Perché? Perché la lettura apre nuovi orizzonti, svela nuovi panorami, scopre terre sconosciute. I giovani d’oggi sono travolti dai social. Camminano per strada col telefonino all’orecchio, mandano o ricevono messaggi sull’autobus, in treno, in barca, sempre in collegamento con il mondo. Pensano di carpire la voce del mare, come si fa con le conchiglie, ma in realtà gli arrivano solo frammenti di realtà che non accendono la fantasia ma solo curiosità. Non sprigionano entusiasmi ma solo divertimento. Se fossi un professore di liceo direi ai miei ragazzi: leggete sempre, anche le cose che apparentemente non vi sembrano interessanti. Non formate la vostra cultura sulla televisione, non fate dipendere il vostro futuro da qualche talk- show o da qualche pseudo inchiesta. Dovete farvi le ossa da soli, voglio dire le ossa professionali, e solamente avendo tanti stimoli intellettuali avrete la possibilità di scegliere. Il libro di un vero scrittore o di un vero scienziato o di un vero filosofo può suggerire delle idee, il senso di una scoperta, un’illuminazione, la traccia di un sentiero da seguire.

C’è una ragione di più per accumulare cultura. Perché quando sarete adulti non avrete più tempo di leggere e vi resterà dentro solo quello che avrete immagazzinato a vent’anni. Pensate a un deputato o a un ministro o a un grande burocrate o a un direttore di azienda: fra riunioni, incontri, tagli di nastri, tavoli di negoziati, documentazione professionale, corrispondenza, non resta più tempo per accrescere il proprio bagaglio culturale. E permettetemi di fare una confessione: tutte le mie conoscenze musicali per l’ottanta per cento sono state fatte quand’ero studente al liceo e così la conoscenza dei grandi scrittori come Tolstoi, Dostojewskj o Goethe.

Ricordo che qualche anno fa venne fatta un’inchiesta in una terza liceo proprio su questo tema: quali sono le vostre scelte per il futuro? La maggior parte rispose di non saperlo, brancolava fra mestieri e professioni diverse, ma senza nessuna certezza. Non è un mistero che i giovani leggono molto poco, pochi libri e pochi giornali, lo dicono le statistiche, lo affermano gli editori, si lamentano i librai. Il fenomeno investe tutta l’Europa ma in Italia è particolarmente acuto, segno che la scuola ha fatto un mezzo fallimento e non è riuscita ad accendere amore per il sapere in un Paese che ha una triste eredità culturale. Quando nacque lo stato italiano nel 1861 l’analfabetismo raggiungeva il 78 per cento, con punte del novanta in Calabria, mentre l’Austria, grazie a Maria Teresa, viaggiava sul venti per cento e in qualche regione sul dieci. Leggere non è solo un fatto di cultura, un accumulo di dati e notizie, ma è anche – direi soprattutto in questa età – una conoscenza di sé stessi, capire cosa siamo e portare alla luce quello che inconsciamente bolle dentro di noi. Nel cinquecento, in quell’età d’oro del Rinascimento italiano, esistevano le botteghe artigiane. Un ragazzo che voleva guadagnarsi il pane e aveva attitudini artistiche veniva messo in una di queste botteghe dove – sotto la guida del maestro – imparava l’arte. Lo fece anche Leonardo da Vinci, quel grande genio cominciò dal niente nella bottega del Verrocchio, pulendo i pennelli e mischiando i colori. Ecco un’altra lezione che i giovani d’oggi dovrebbero imparare: si diventa grandi con fatica, con umiltà, senza pretendere subito un posto a capotavola. E leggere aiuta. Come diceva Flaubert: “Non leggete per divertirvi. No, leggete per vivere”.

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