Uno scenario sconvolgente in un paese surreale. Possiamo fotografarlo così il dramma vissuto – e ancora in corso al momento di andare in stampa – dalle popolazioni del Centro Italia e in particolare dell’Abruzzo, regione segnata da lutti, dolore, rabbia e distruzione. L’ondata di maltempo dello scorso gennaio con quattro giorni di nevicate copiose, tra l’altro annunciata dagli esperti con settimane di anticipo!!!, ha colto ancora una volta impreparata la nostra regione con conseguenze pesantissime per gli abitanti. Su tutti la tragedia dell’Hotel Rigopiano, situato a Farindola, in provincia di Pescara, sommerso da una valanga. Ad oggi, 25 gennaio, il bilancio è di 25 vittime, 9 sopravvissuti e 5 dispersi tra dipendenti e ospiti del resort. La speranza è che quest’ultimo dato possa assottigliarsi incrementando il numero di persone tratte in salvo, anche se con il passare dei giorni tutto diventa più complicato. A un elenco già drammatico vanno aggiunte anche le sei vittime dell’elicottero del 118 schiantatosi nei pressi di Campo Felice (L’Aquila) dopo un intervento su una pista di sci. Dolore e speranza, dunque, si rincorrono mentre la Procura di Pescara ha aperto un’inchiesta e sequestrato diverso materiale per ricostruire l’intera vicenda di Rigopiano e accertare eventuali responsabilità. Le ipotesi di reato al momento sono omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Anche nel teramano, purtroppo, si contano alcune vittime: padre e figlio hanno perso la vita per assideramento nel tentativo di procurarsi della benzina per alimentare un generatore, mentre un pensionato è stato trovato morto insieme al suo cane in una stalla, probabilmente ucciso dalle esalazioni di un generatore con cui aveva cercato di riscaldarsi. A tutti giunga la nostra affettuosa vicinanza cristiana.
Purtroppo, come dicevamo in apertura, il quadro è assolutamente scioccante: giorni e giorni senza energia elettrica, senza telefoni (fissi e cellulari), addirittura anche senza carburante per alimentare gli spazzaneve, le auto private e i generatori di elettricità. E fuori di casa montagne di neve e gelo. Insomma, dei topi in trappola. A rendere poi il tutto ancora più complicato ci ha pensato, come sempre in maniera subdola, il terremoto con tre scosse violente e ravvicinate con epicentro Monte-reale, nell’aquilano. Un sisma che ha scosso fisicamente e moralmente le popolazioni ridotte già allo stremo.
A questo punto, allora, un domanda sorge spontanea: i nostri governanti, senza distinzione di colore e grado, devono ancora interrogarsi sul perché della sempre più crescente disaffezione dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni? Sicuramente la “natura” ci ha messo del suo vista l’eccezionalità della nevicata, ma senza voler cadere nella demagogia spicciola è evidente che la responsabilità più grande sia di chi tira i fili in questo paese. Nell’anno 2017, infatti, in una nazione che si definisce civile e progredita non possono accadere cose del genere. Località come le Maldive, Cuba, Formentera, Miami possono farsi trovare impreparate dinanzi a una nevicata, ma non comuni di montagna che da secoli convivono con simili condizioni meteo. Nel 2017 è impensabile che esistano ancora amministrazioni di paesi montani che non abbiano in dotazione mezzi antineve adeguati e moderni (turbine in primis) con relativo personale in grado di consentire un’assistenza continua alla pulizia delle strade. Avendo la possibilità di conoscere con settimane di anticipo i giorni in cui sarebbe nevicato copiosamente, un paese civile e organizzato avrebbe avuto tutto il tempo per affrontare la situazione senza grandi disagi per i cittadini. Come? Iniziando a pulire le strade sin dal primo fiocco caduto e con i mezzi adeguati; reclutando personale in numero appropriato grazie all’aiuto di regioni più “pronte”; preparando scorte di carburante e facendo arrivare in zona, in ricordo di altri funesti precedenti e vista la fatiscenza delle linee elettriche, un buon numero di generatori di energia. Il tutto, cari governanti cosi desiderosi di occupare una “poltrona” e di avere in mano lo scettro del potere, è racchiuso in una semplice parola: prevenzione. La vergognosa e incivile mancanza di energia elettrica, durata in alcune zone più di dieci giorni, non può dunque avere scusanti. Per non parlare delle migliaia di persone restate isolate per lungo tempo e dei cunicoli ricavati tra i cumuli di neve e destinati, per giorni e giorni, al traffico di auto e pedoni… E dire che le bollette ogni anno si fanno sempre più pesanti mentre i vantaggi stentano a farsi notare… Ci piacerebbe conoscere, allora, quanti dei soldi incassati vengono destinati all’ammodernamento delle linee elettriche in modo che non vadano più in tilt al primo starnuto di Eolo o alla prima sbiancata di neve… E che dire della finta abolizione delle Province che di fatto restano istituzioni del territorio e alle quali è affidata la pulizia e la manutenzione di numerose strade? Solo alcune settimane fa circa 40 Province hanno provveduto a rinnovare presidenti e/o membri del Consiglio, tra cui anche quella di Teramo, ovviamente senza dare alcuna possibilità di scelta ai cittadini attraverso quella espressione di democrazia che si chiama voto… Della serie come prima più di prima: se la suonano e se la cantano alla faccia del cittadino sempre più suddito! Naturalmente, come spesso avviene nel nostro paese, il rischio, o forse è meglio dire la certezza, è che tutto nel giro di qualche mese scivoli nel dimenticatoio. Sta ai mezzi d’informazione, allora, vigilare evitando di farsi travolgere dal rullo mediatico che voracemente insegue sempre nuove notizie. Sarà importante, dunque, riportare con continuità all’attenzione generale simili eventi e verificare i passi compiuti dagli enti preposti per evitare il ripetersi di tragici errori e negligenze.
In questa storia dalle tinte fosche, però, ci piace segnalare anche una pennellata di colore e speranza che arriva dalla preziosa e ammirevole opera di tanti operai e dipendenti delle amministrazioni, dell’Enel, dai rappresentanti delle Forze dell’ordine, della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, del Soccorso alpino e dalla folta schiera di volontari provenienti da ogni parte d’Italia.
Un’ultima annotazione, questa volta per i cosiddetti “uomini di scienza”. Delle due l’una: se siete in grado di prevedere i terremoti, prima di passare a Stoccolma a ritirare il Nobel comunicateci gentilmente in anticipo giorno, mese, anno, ora, profondità, epicentro e grado di intensità del sisma. E quindi chiedete ufficialmente e senza giri di parole ordinanze di sgombero ed evacuazione. Nel caso però tutto ciò non fosse possibile, abbiate almeno la decenza di restare in silenzio, muti, zitti!!! Far circolare dichiarazioni del tipo “l’emergenza sisma non è finita, sono possibili nuovi terremoti di intensità ancora più elevata” significa dare il colpo di grazia a una popolazione già al limite della sopportabilità umana. Si sa dalla notte dei tempi, infatti, senza dover ricorrere all’aiuto di soloni e apprendisti stregoni, che chi vive in una zona dichiarata a rischio sismico o a elevato rischio sismico potrebbe imbattersi nel corso della propria vita in uno o più eventi del genere. Simili dichiarazioni, pertanto, servono solo ad alimentare una sorta di terrorismo mediatico dalle conseguenze inimmaginabili. E come dire che al Polo Nord potrebbe esserci il gelo, nel deserto la siccità e a Londra la pioggia…