UNA NAVETTA CONTRO L’EMARGINAZIONE

Don Mimmo Madonna, direttore della casa salesiana San Biagio di Locri, in Calabria ha affittato un pulmino da una ditta “pulita” e onesta della zona per andare a prendere i ragazzi nelle contrade e portarli in oratorio, togliendoli dalla strada. “In questo modo – osserva – permettiamo loro di giocare, di seguire gli allenamenti, partecipare alle formazioni di gruppo e anche a quelle spirituali”.

Ho sempre avuto il sogno di andare in Madagascar come missionario, ci sono stato nove volte. Ma da quando sto qui, mi è passata la voglia. Qui c’è bisogno di tanto, soprattutto di speranza». Don Mimmo Madonna è un sacerdote salesiano ed è il direttore della casa salesiana San Biagio di Locri, in Calabria. La speranza di cui parla, in questo momento è rappresentata da un pulmino, il Don Bosco Bus, affittato da una ditta “pulita” e onesta della zona dalla scorsa estate per andare a prendere i ragazzi nelle contrade e portarli in oratorio, togliendoli dalla strada. “Accompagnandoli in oratorio permettiamo loro di giocare, di seguire gli allenamenti, partecipare alle formazioni di gruppo e anche a quelle spirituali. In questo modo l’oratorio salesiano di Locri ha voluto dare una risposta concreta al territorio”. “Normalmente questo bus porta gli anziani all’ospedale, noi lo utilizziamo per raggiungere quei ragazzi che frequentano le nostre attività sportive e l’oratorio – spiega don Mimmo -. Ma sogniamo ancora di più: utilizzarlo per portare gli anziani a messa la domenica”.

Attorno a Locri, infatti, ci sono decine di contrade, isolate anche tra di loro. “Se si dovessero rompere i pulmino, i ragazzi non andrebbero a scuola”, spiega ancora il salesiano. “Le infrastrutture sono inefficienti e da parte delle istituzioni c’è disinteresse, non sono lungimiranti”. In questa zona a sud della Calabria, da anni, sono tante le famiglie che soffrono la carenza di servizi educativi essenziali e nonostante l’oratorio salesiano rappresenti un’alternativa ai modelli negativi proposti dalla ‘ndrangheta, per molti di loro è difficile raggiungerlo. In molte contrade, infatti, di sera viene interrotta la fornitura di energia elettrica rendendo impraticabili le vie di collegamento. “Portandoli in oratorio, gli insegno l’amore alla vita, che deve fiorire qui. Per esempio, con la raccolta delle arance. Abbiamo acquistato un terreno, La cascina di don Bosco con molto sacrificio. I papà curano questo terreno e i ragazzi raccolgo e puliscono le arance e insieme alle mamme fanno la marmellata, la “locretta”, anche per recuperare la loro storia, senza distaccarsene”. Nella casa salesiana c’è anche un laboratorio di meccanica, dove i ragazzi sono impegnati a recuperare i motori dei vecchi motorini.

Ma non solo pratica. Don Mimmo ha portato i ragazzi e le loro famiglie in Terra Santa, a Lourdes, nelle terre di don Bosco. “Per i ragazzi è tutta una grande novità: abbiamo però un grande “parafulmine” che ci protegge e ci guida ed è Maria che come diceva don Bosco, “ha fatto tutto lei”.

Il progetto del Don Bosco Bus fa parte del progetto Case di Don Bosco promosso da Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS e nato per accompagnare quei giovani che in Italia si trovano in condizioni di povertà, ai quali manca la presenza costante di una famiglia e che hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro. Operano nelle periferie di grandi città come Foggia, Novara e Locri offrendo a questi quartieri spazi a misura di bambino per svolgere attività scolastiche o extra-scolastiche.

“L’idea del bus non è nata per acquistare un mezzo proprio ma per costruire un lavoro in rete – continua il salesiano -. Grazie all’affitto del Don Bosco Bus siamo riusciti a coinvolgere un’azienda locale onesta e leale, che ci è sempre venuta in contro, anche quando i ragazzi non potevano pagarsi gli abbonamenti. In più abbiamo creato interesse pubblico intorno a questo mezzo che già offre un servizio ai cittadini del posto, accompagnando gli anziani dall’ospedale al centro di Locri. Creare rete è il nostro obiettivo: vorrei che il pulmino diventasse uno strumento a servizio del territorio e non solo di proprietà di noi salesiani. Don Bosco, del resto, ci ha insegnato a lavorare per più per gli altri che per sé stessi. E questa terra ne ha bisogno!”.