La ricostruzione privata è andata MOLTO MEGLIO DI quella pubblica. Gli eventi culturali sono tornati quasi a regime ma il Teatro, AD ESEMPIO, è nelle condizioni del 2009… I principali punti di aggregazione sono bar e pub, SPUNTATI come funghi. DA NON SPRECARE LA NOMINA A CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA 2026
Trecentonove vittime, 1.178 feriti, più di 65mila sfollati, oltre 10 miliardi di euro di danni stimati. Questi i drammatici dati del violento terremoto avvenuto 15 anni fa a L’Aquila. Alla luce dei danni e delle vittime gli esperti lo hanno definito tra i più distruttivi verificatisi in Italia in epoca contemporanea. Gli altri si riferiscono a quello di Messina del 1908, di Avezzano del 1915, del Friuli del 1976 e dell’Irpinia del 1980. Nella storia aquilana, il capoluogo abruzzese aveva registrato altri gravi eventi tellurici, a iniziare dal XIV secolo, precisamente il 26 novembre del 1461 con un sisma di magnitudo momento di 6.5. Un altro, questa volta devastante, si verificò il 14 gennaio 1703. Fu definito il Grande terremoto, magnitudo momento 6.8, con la città di L’Aquila praticamente rasa al suolo.
Ma torniamo alle 3,32 del 6 aprile 2009 quando una violenta scossa di magnitudo momento 6.3 fece crollare la gran parte del centro storico aquilano e in particolare le frazioni di Onna, Paganica e Tempera. Il paese di Onna fece registrare il maggior numero di vittime, 40. La forte scossa fu avvertita, ovviamente in maniera molto attenuata, anche nel Lazio e nelle Marche. Il tragico evento – e da qui partiranno poi tutte le polemiche e le inchieste giudiziarie – era stato preceduto da un lungo sciame sismico iniziato dal 14 dicembre del 2008.
Dopo il sisma del 6 aprile, lo sciame sismico è continuato e la sequenza è finita nell’aprile del 2012, dopo più di 19.800 scosse in poco più di tre anni, come accertato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Oltre alle vittime, ai feriti e ai numerosi sfollati, la forza distruttrice del terremoto ha inferto un duro colpo al patrimonio artistico e culturale della città distruggendo e danneggiando seriamente l’80% degli edifici storici e monumentali.
Casa dello Studente
Simbolo tragico del terremoto è diventato il crollo della Casa dello Studente che causò 8 vittime e numerosi feriti. Questi i nomi dei giovani scomparsi: Angela Cruciano, Luciana Capuano, Luca Lunari, Francesco Esposito, Alessio Di Simone, Marco Alviani, Hussein Hamade, Davide Centofanti.
Uno stabile destinato a crollare, ha sentenziato anni dopo la Corte di Cassazione, perché ben prima dei lavori di ristrutturazione, eseguiti nel 2000, l’edificio era stato totalmente, e pericolosamente, modificato rispetto al progetto originario e all’iniziale ristrutturazione d’uso. Inoltre i giudici nella sentenza hanno sottolineato che L’Aquila era da sempre, “e comunque da prima del 1965, a rischio sismico e per questo il sisma del 6 aprile era stato motivatamente ritenuto non imprevedibile né eccezionale”. Al termine di un lungo iter, perizie, processi penali e civili, nel 2016 si è avuta la sentenza definitiva della Suprema Corte che ha condannato 4 persone per i reati di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose plurime, disastro colposo e crollo di edificio.
Ricostruzione.
La situazione presenta ancora problemi, ma vanno scomparendo le maggiori criticità. La ricostruzione privata è andata abbastanza avanti: è stato esaudito circa il 90 per cento delle domande il che significa che gran parte della popolazione è tornata a casa (in centro la percentuale è più bassa). Molto più a rilento, invece, è la ricostruzione pubblica, che si aggira intorno al 50 per cento dell’attività svolta o in essere. Ancora più problematica, poi, è la situazione dei paesi fuori dal Cratere. Il motivo del ritardo è riconducibile anche al fatto che vi sono procedure differenti nell’assegnazione dei lavori: gli appalti pubblici possono essere sottoposti a revisione e annullamento da parte del Tar o della Corte dei Conti in caso di contenziosi. È successo spesso: ditte escluse dagli appalti hanno cercato di avere fortuna nei ricorsi e questo ha rallentato moltissimo la ricostruzione pubblica.
Vi sono alcuni esempi eclatanti di rallentamento, come il ponte di Belvedere – fondamentale per il raccordo di una parte della città – che è stato abbattuto, ma deve essere ancora ricostruito, oppure il cinquecentesco Forte Spagnolo, sede del Museo nazionale, ancora lontano dalla “guarigione”, oppure il Palasport donato dal Giappone e non ancora utilizzabile.
Una grande occasione perduta, poi, è stata la mancata realizzazione dei parcheggi sotterranei nel centro, sotto le centralissime piazza Duomo e piazza Palazzo. Il problema si sta ora cercando di risolverlo con soluzioni più distanti dal centro.
Infine, cominciano a essere smantellati alcuni agglomerati costruiti nell’immediatezza del terremoto.
Non bisogna dimenticarsi, poi, del sostegno alle famiglie che hanno avuto lutti, perso casa, attività e beni personali. Anche se non occorrono cemento e mattoni, infatti, la ricostruzione del tessuto sociale è altrettanto importante per guardare al futuro con maggiore serenità. In questa direzione, seppure con i problemi delle strutture, gli eventi culturali sono tornati quasi a regine (ma il Teatro è nelle condizioni del 2009)… mente i principali punti di aggregazione sono bar e pub spuntati come funghi.
La recente nomina a Capitale italiana della Cultura 2026, sicuramente rappresenta una ghiotta opportunità per far tornare L’Aquila a volare come merita!