UNA CHIAMATA CHE TI ACCORCIA LA VITA?

By Gino Consorti
Pubblicato il 3 Febbraio 2020

Il cellulare è sicuro, non c’è uno studio scientifico in grado di certificare la sua pericolosità per la salute di chi lo utilizza… Contrordine: tutto falso, ci sono indagini approfondite che affermano il contrario…

L’estate scorsa la pubblicazione del Rapporto Istisan Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche tutto sommato ci rassicurava circa una non correlazione tra l’uso del cellulare e la comparsa di tumori nell’area della testa. Nello specifico, pur affermando che i telefoni cellulari rappresentano la sorgente più rilevante di esposizione a radiofrequenze per la popolazione generale, in particolare per le aree della testa a stretto contatto con il dispositivo durante le chiamate vocali senza uso di auricolari o viva-voce, gli studi pubblicati tra il 1999 e il 2017 non rilevano nell’insieme, incrementi d’incidenza di tali neoplasie in relazione all’uso prolungato (≥10 anni). Le indagini degli esperti dell’Istituto superiore di sanità sottolineano nel Rapporto che anche “l’andamento dei tumori cerebrali negli ultimi 30 anni non risulta coerente con l’impressionante diffusione dell’uso dei telefonini nello stesso periodo. Restano però da verificare gli effetti delle radiofrequenze quando l’uso del cellulare inizia durante l’infanzia e sullo sviluppo dei tumori a più lenta crescita”. Insomma, gli studi non sospingono via le nuvole di incertezza circa le conseguenze di un utilizzo molto intenso del cellulare. Nello stesso tempo, però, non certificano assolutamente un nesso tra cellulare e cancro.

La Corte di Appello di Torino, invece, dubbi sembra non averne visto che recentemente, precisamente lo scorso gennaio, ha emesso un verdetto che sicuramente può definirsi “storico”. In pratica secondo i giudici ci sarebbe un nesso “causale” o quantomeno “concausale” tra il neurinoma del nervo acustico che ha colpito un dipendente Telecom che per anni aveva fatto un uso prolungato del telefonino, anche 4 o 5 ore al giorno, e l’utilizzo del cellulare. Un pronunciamento che conferma quello del Tribunale di Ivrea avvenuto nel 2017.

Tanto per non farci mancare niente, ma anche per completezza di informazione, è bene ricordare che anche un’autorità assoluta del settore, in questi anni non ha brillato per chiarezza. Ci riferiamo all’Organizza-zione mondiale della sanità (Oms) che nel 2011, attraverso l’International Agency for Research on Cancer, classificò i campi elettromagnetici a radiofrequenza quali “possibili cancerogeni” per l’uomo, salvo però sei anni dopo, nel 2017, ribadire che, nonostante il “gran numero di studi condotti negli ultimi vent’anni per capire se l’uso del telefonino rappresenta un rischio potenziale per la salute umana, al momento non sono stati provati effetti avversi”. Roba da far invidia anche ai granchi, maestri del passo in avanti e due indietro…

È naturale, quindi, che dinanzi a tanta contraddizione, o meglio, poca chiarezza, il cittadino-utente resti disorientato per non dire basito. Negli anni, infatti, si è assistito a un frenetico vociare di opinioni contrastanti. Tra l’altro tutti studi autorevoli e realizzati in un significativo arco di tempo. Da una parte i pro e dall’altra i contro. E naturalmente in mezzo il cittadino che non sa, come spesso accade, a chi credere…

Una cosa, però, è certa: in attesa di nuove e speriamo definitive comunicazioni da parte degli addetti ai lavori, è bene portarsi dietro gli auricolari. E utilizzarli…

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