UNA BALBUZIE DI SUCCESSO

intervista a Laura Bottici questore del Senato
By Gino Consorti
Pubblicato il 1 Novembre 2016

Non è da tutti, soprattutto per un personaggio politico che riveste un incarico prestigioso, scegliere di parlare di un disturbo, che nel suo caso interessa il linguaggio. La senatrice Laura Bottici, però, Questore del Senato della Repubblica e vice capogruppo vicario del Movimento Cinque Stelle, lo fa con grande intelligenza e serenità a testimonianza di come la stima e l’apprezzamento bipartisan che aleggiano su di lei siano più che meritati. All’interno dei 5 Stelle è senza dubbio una delle parlamentari più accreditate. Tornando al suo incarico a Palazzo Madama, il ruolo di questore – sono in tre al Senato e restano in carica fino alla fine della legislatura – può essere paragonato a quello dell’amministratore di condominio. Sovrintendono collegialmente alla polizia, ai servizi del Senato e al cerimoniale, predispongono il progetto di bilancio e il conto consuntivo e, nei casi previsti dai regolamenti interni dell’amministrazione, provvedono anche singolarmente alla gestione dei fondi a disposizione del Senato. Quindi una responsabilità doppia in quanto oltre al lavoro di valutazione i questori firmano i documenti con i quali, ad esempio, assegnano bandi, stipulano polizze assicurative, convenzioni, eccetera.

Senatrice Bottici, primo incarico politico, prima esperienza di questore: quali sensazioni?

Due bellissime esperienze, di quelle che ti aiutano a crescere soprattutto come persona. Come tanti altri sono arrivata qui come “cittadina comune” e mi sono da subito sentita partecipe cercando di dare quotidianamente il massimo per il bene del nostro paese. I primi tempi, lo confesso, sono entrata spesso in “gamba tesa” su alcune situazioni, poi pian piano però ho ammorbidito un po’ il tiro… Ora viaggio alternando le due cose, a seconda dei casi. Quando ci sono le condizioni cerco di trovare in tutti i modi un punto di mediazione, che è sempre la cosa migliore, in caso contrario, però, torna la gamba tesa…

A che età si è resa conto di essere balbuziente?

Più o meno alle scuole elementari. Ricordo che dai quattro ai sei anni cambiavo la lettera C con la lettera T. Poi ho iniziato a balbettare.

Qual è stata la sua prima reazione?

Non ho mai dato molto peso alla cosa.

Si dice che  i fattori che influenzano negativamente la balbuzie sono la carenza di sonno, eventi traumatici e situazioni familiari spiacevoli. Nel suo caso è stato così?

Quando ero alle medie i professori, sia per la mia balbuzie e sia per un aspetto caratteriale “ribelle” consigliarono un consulto alla clinica psichiatrica di Pisa…

Addirittura… ma cosa combinava in classe?

Non volevo essere interrogata…

E dal consulto quale diagnosi uscì?

Una presunta difficoltà nel rapporto con i miei genitori, in particolare con mio padre…

Era così?

Assolutamente no, con entrambi avevano un ottimo rapporto, di mio padre poi ho tanti ricordi bellissimi…

Dunque c’era dell’altro…

Mio padre mi ha raccontato che al quarto giorno di vita sono stata sottoposta a una trasfusione completa e in quella occasione i medici dissero che forse, immettendo nel corpo il sangue con una temperatura diversa da quella corporea, avrei potuto subire dei danni a livello neurologico. Probabilmente quell’episodio ha sballato qualcosa… Quando sento freddo, infatti, balbetto di più…

Prima di allora i suoi genitori l’avevano sottoposta a qualche trattamento per migliorare la disfluenza?

No, fino a quando non è intervenuta la scuola loro erano tranquilli.

Questo tipo di problema le ha causato conseguenze psicologiche?

Nella crescita è normale che una particolarità come la balbuzie possa causare un certo disagio, soprattutto nel periodo dell’adolescenza che è già un’età abbastanza complicata… Io però sinceramente non ho mai avuto grandi problemi, ho frequentato tanti amici e nelle attività non mi sono mai nascosta. Mi sono sempre battuta facendo anche la rappresentante di classe e d’istituto. Forse ho compensato quella carenza del linguaggio con la voglia di fare, di riuscire. E oggi facendo un consuntivo parziale posso dire che quell’atteggiamento ha funzionato.

In ambito scolastico è stata mai vittima di fenomeni di bullismo?

Sono cresciuta in un quartiere popolare ed ero una ragazzina alta, magra e balbuziente… Era “normale”, dunque, aspettarsi qualche commento poco carino… Al primo episodio ho cercato di far capire che le cose non funzionavano in quel modo…; al secondo ho nuovamente cercato di spiegare che quello non era un atteggiamento giusto; al terzo, però, ho reagito e da quel momento le cose sono cambiate. Nei quartieri popolari, infatti, o ti metti in salvo da solo oppure qualcuno ti “mangia”…

Bisogna crescere in fretta…

Occorre fare attenzione, cioè valutare bene le persone che si frequentano e il rapporto che si instaura. Non ho mai picchiato nessuno, però se devo essere presa in giro per questo difetto mi metto sullo stesso piano. E poi voglio vedere cosa accade…

Nei rapporti sentimentali e lavorativi la balbuzie ha rappresentato un motivo di ansia?

Non ho vissuto situazioni particolari, probabilmente il fatto di essere cresciuta in quell’ambiente mi aveva in qualche modo forgiata. In età più matura, poi, ho avuto degli incontri con uno psicoterapeuta i cui consigli si sono rivelati preziosi: “Tu – mi ripeteva – hai un carattere forte ma se ti fermi e ti blocchi ti crei problemi da sola. Hai tutto per superare ogni ostacolo”. E così ho fatto. Non bisogna mai abbattersi e fermarsi.

Cosa le provoca più fastidio durante un colloquio?

Quando l’interlocutore di turno, dinanzi alla mia balbuzie, mi finisce la parola… È una cosa bruttissima.

E quale rimedio si è data?

Gli dico di fermarsi, ci metterò più tempo ma devo essere io a dirti ciò che penso… Spesso il commento è sempre quello: Mio Dio poverina, balbetta… Non sono io poverina ma tu che purtroppo non riesce ad andare oltre…

Joseph Sheehan, un importante ricercatore nel campo della balbuzie, ha paragonato la balbuzie a un iceberg, con gli aspetti evidenti della balbuzie posizionati sopra il livello dell’acqua e la più larga massa di emozioni negative non visibili sotto il livello dell’acqua… È così?

Non saprei… Ovviamente se quando balbetto ci penso sopra il problema si amplifica. Le sensazioni e i sentimenti, negativi o positivi che siano, in qualche modo ce li creiamo noi. E se alimentiamo un sentimento negativo e di chiusura è logico che stiamo peggio. Io quando sono in una situazione del genere trovo grande beneficio in una camminata. Alzo gli occhi al cielo e guardando tutto ciò che mi circonda dico: Io sono piccola così e posso scegliere se vivere in questo mondo, bello o brutto che sia. Però devi viverlo, nel bene e nel male e con tutti i problemi e le preoccupazioni che ognuno di noi si porta dietro. È questo che ti permette di andare avanti.

Nel suo percorso politico quali difficoltà e pregiudizi ha incontrato?

Confesso che al mio primo evento pubblico qualche difficoltà l’ho avuta. Tutti quelli che mi avevano votato senza però conoscermi in maniera approfondita, ascoltandomi dal palco qualche dubbio l’hanno avuto…

Tipo?

Ma chi abbiamo messo come capolista…? Chi però mi conosceva bene tranquillizzava i più scettici dicendo che con il tempo ogni loro dubbio sarebbe stato fugato. Anche Beppe Grillo i primi tempi mi guardava con un’aria un po’ così. Subito dopo, però, ha superato il tutto apprezzandomi per quella che sono.

Nelle scuole, senatrice, come siamo messi? Non è semplice infatti per un insegnante doversi occupare anche di situazioni così delicate e fuori dalle sue competenze…

La balbuzie non è riconosciuta come malattia bensì come un disturbo più o meno passeggero. Molti casi, infatti, se venissero trattati da subito con una riabilitazione linguistica non si accentuerebbero o addirittura potrebbero risolversi. A scuola conta molto l’atteggiamento degli insegnanti, e cioè la capacità di coinvolgere il soggetto evitando l’isolamento dal resto del gruppo. Serve una persona competente che riconosca subito il caso e si comporti di conseguenza.

Il mondo della politica, a suo avviso, che tipo di aiuto può dare?

Può e deve dare tanto, non solo per quanto riguarda la balbuzie. Noi abbiamo insegnanti molto validi però la nostra scuola sta peggiorando. Abbiamo bisogno di insegnanti che vengano valorizzati e pagati adeguatamente. Non dimentichiamoci, infatti, che i bambini in alcune famiglie stanno più a scuola che a casa e quindi l’insegnante riveste un ruolo fondamentale nella crescita, nello sviluppo e nella loro formazione. Ecco, allora, che nel caso della balbuzie dovremmo mettere a disposizione della scuola strumenti che siano anche dei sostegni, come ad esempio logopedisti e psicologi. Glielo dico con grande sincerità, quando è stata approvata la legge sulla buona scuola sono uscita dall’aula piangendo…

Perché?

A mio avviso è stato messo un coperchio grandissimo… La scuola deve essere un incubatore di idee e dal coperchio devono uscire farfalle libere… Io ho una figlia di 17 anni e l’ho messa al mondo per essere un individuo libero. Ogni anno cerco di darle maggiori responsabilità fino a quando, poi, sarà lei a scegliere in piena autonomia. Sicuramente prenderà delle “porte in faccia”, sarà inevitabile ma le serviranno a crescere. Oggi come oggi, purtroppo, i nostri ragazzi non sono liberi di scegliere e quindi devono accontentarsi. E se fai un lavoro senza passione in quanto non è quello a cui avevi pensato da sempre e per il quale ti sentivi portato, non sarai mai una farfalla libera di volare. Ovviamente mi riferisco a quei giovani fortunati che un lavoro ce l’hanno… In tanti, infatti, dopo aver conseguito una laurea non trovano occupazione e quelli che la trovano, magari emigrando, devono fare tutt’altro e stare anche zitti perché devono ritenersi dei privilegiati. Se hai un lavoro che ti piace lo fai meglio e sei più utile al mondo.

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