UN SANTO RICERCATO ANCHE DAI BANDITI
Una sera san Paolo della Croce, conversando con alcuni confratelli su Dio, confidò che se qualcuno all’improvviso l’avesse interrogato a che cosa pensasse, egli avrebbe risposto: a Dio. Poi soggiunse: “Mi pare di non poter pensare ad altro che a Dio”. Quando parlava dell’attività apostolica della Congregazione si riferiva sempre alla parola viva e diretta. I ministeri cardini dell’Istituto sono le missioni e gli esercizi spirituali. I passionisti sono “missionari”.
Da ricerche fatte risulta che san Paolo della Croce abbia svolto oltre 300 missioni. Se ognuna di esse durava dieci giorni e spesso anche due settimane, si può ritenere che lui abbia predicato per circa 4.500 giorni, il che si traduce in circa 11 anni di predicazione ininterrotta.
Di fronte a un gigante di tale statura, è impossibile raccontare tutto. Al conte Garagni, disse: “La Congregazione è tutta dedicata a dilatare la devozione alla santissima Passione del Salvatore”. Era convinto che la Passione di Gesù, a ragione, fosse il rimedio di tutti i mali.
Un giorno dichiarò alla benefattrice Maria Giovanna Venturi di Orbetello (GR): “Come sarà possibile che si offenda un Dio flagellato, un Dio coronato di spine per noi, un Dio inchiodato in croce per noi? E com’è possibile che penetrati oggi e domani da queste massime e verità di fede, si abbia ad offendere Dio? Non è possibile! Io con questi sentimenti – soleva dire – ho convertito i più ostinati peccatori, banditi e ogni sorta di persone, che poi con il tempo, sentendoli in confessione, tanta era stata la mutazione di vita, che non ci trovavo materia d’assolverli”.
Non c’era chi potesse resistere alla sua eloquenza: “Alle sue prediche accorrevano tutti. Clero e nobili, magistrati e curiali si confondevano col popolo. A un certo don Ignazio Petrucci di Capranica confidarono che non era possibile sentirlo parlare della Passione e contenere le lacrime”.
Nel 1769 don Francesco Scarsella consigliò a un ufficiale di curia di recarsi a Santa Maria in Trastevere per ascoltare il santo: “Terminata la missione, l’impiegato ringraziò l’amico, aggiungendo che sebbene egli fosse duro di cuore e non facile a piangere, nella meditazione della Passione di Gesù Cristo fatta dal padre Paolo, aveva pianto dirottamente ed era stato talmente compunto che dopo la predica aveva fatto la confessione generale rimanendone contentissimo”.
A San Lorenzo presso il lago di Bolsena, san Paolo della Croce tenne una missione che rimase memorabile. Si legge in una cronaca d’epoca: “Tenendo la missione, san Paolo non era ospite del parroco, ma della famiglia Licca. A chiusura della missione, per l’afflusso di molti fedeli dai paesi vicini, la chiesa non era capace di contenere la folla, per cui si decise di tenere il discorso all’aperto nella piazza antistante la chiesa. Fu improvvisato un piccolo palco sul sagrato. Mancando il supporto, il Crocifisso era sorretto dall’arciprete Paci. Verso la conclusione della predica, detto arciprete ed altri sentirono uscire dal Crocifisso delle parole che san Paolo ripeteva, e questo fino alla fine del discorso, con commozione generale dell’uditorio”.
Un episodio simile accadde a San Lorenzo alle Grotte, presso il lago di Bolsena. Sentendosi straordinariamente unito con Dio, Padre Paolo temette di non poter predicare. “Allora – confidò alla Calabresi – mi voltai allo Spirito Santo e gli dissi: Giacché Voi volete così, predicate voi a questo popolo! E infatti io non parlai più; ma lo Spirito Santo parlò per me, ed oh! Che predica, che lacrime, che compunzione! La gente diceva: Questa è una lingua dello Spirito Santo! E io dentro di me dicevo: Dite bene così è”.
Il 4 maggio 1738 padre Paolo si portò a fare la missione a Piegaro (PG). Constatando che la gente frequentava poco e con scarso interesse, un giorno mentre predicava, disse dal palco: “So che molti hanno piacere che il missionario parta. Il missionario partirà; ma, partito che io sarò, in luogo mio lascerò questo Cristo, che farà maggior frutto e profitto di me”. Così parlando, indicò il Crocifisso che stava in uno degli altari in faccia al palco. Al termine della predica quasi immediatamente partì”. Poco dopo, venne a verificarsi quanto predetto dal missionario: “Viddesi da tutti gli astanti il Crocifisso esistente nella chiesa suddetta, a mano destra, che gli scorreva per la faccia e per il torso in grand’abbondanza limpidissimo sudore”.
Mi piace concludere con un aneddoto molto suggestivo. L’episodio lo ha raccontato lo stesso Paolo della Croce ad alcuni confratelli: “Viaggiando una volta assieme al padre Giovanni Battista suo fratello et altro de’ nostri religiosi, ed essendosi da essi alquanto segregato, mentre passava vicino ad una macchia, uscì all’improvviso un famoso bandito, che aveva sette/otto armi da fuoco, e si accostò al padre Paolo; il quale, perché trovavasi solo et alquanto distante dai compagni, si spaventò et ebbe un gran timore; e questo gli si accrebbe allorquando il bandito lo prese per un braccio e gli disse che andasse seco dentro la macchia, perché voleva parlargli. A questo punto, il Servo di Dio, disse al bandito che, se voleva parlargli, li avesse parlato lì nella strada; ma il bandito seguitava a tirarlo a forza dentro la macchia suddetta. Allora, più che mai, il Servo di Dio temette, credendo che quel bandito volesse ucciderlo; e però, raccomandatosi internamente al Signore, fece degli atti di contrizione, dicendo fra se stesso che, se l’uccideva, sarebbe morto per amor di Dio. Entrati dunque che furono dentro la folta macchia, il bandito li si gettò ai piedi e disse che voleva confessarsi. Allora il Servo di Dio, disse al bandito: Ma, fratello, me lo potevi dir da principio, ché ti avrei subito confessato. Sicché chiamò li compagni religiosi, li fece fermare e si trattenne per qualche tempo ad udire la sua confessione”. (lancid@tiscali.it)