UN PRESIDENTE VICINO ALLE FAMIGLIE

Care famiglie, vi scrivo! E torno a scrivervi per il quindicesimo anno… e scrivo di una grande buona notizia! Lo scorso 3 febbraio gli italiani hanno eletto il loro dodicesimo presidente della Repubblica: Sergio Mattarella, un politico con una storia pubblica fatta di incarichi importanti e grande esperienza istituzionale, conosciuto però soprattutto per il suo stile sobrio e addirittura sottotono (almeno per qualcuno).

Qualche anno fa scrissi su questa rubrica che nel nostro martoriato e assai confuso paese le parole d’ordine delle quali avremmo avuto bisogno sarebbero state essenzialmente tre: moderazione, dignità, sobrietà.

I cosiddetti silenzi dell’attuale capo dello stato sono stati fino a oggi più rumorosi di tante esternazioni. Ma gli italiani – e i sondaggi lo confermano – stanno apprezzando in maniera massiccia lo stile mite e pragmatico che lo porta a compiere scelte che non è azzardato definire addirittura rivoluzionarie: un presidente garante sia della difesa delle istituzioni che rappresenta (e questo dovrebbe essere un prerequisito) sia della importantissima funzione di “esempio”, cioè di “dare concretamente” il buon esempio.

Un uomo che dice di sé che vuole essere il “primo impiegato dello stato” e che si adopera per far comprendere quanto sia importante, per la vita e per la sopravvivenza della Repubblica, la valorizzazione della “gente per bene”.

Si è visto in tutti i suoi atti istituzionali, atti che in pochi mesi hanno cominciato a scardinare lo sconforto che serpeggiava ormai da anni nella valutazione che i nostri connazionali hanno nei confronti delle istituzioni che li rappresentano. Nello stesso tempo quanto è triste la raffigurazione dei “difetti nazionali” che ci rendono protagonisti delle barzellette e orribilmente noti a livello internazionale! Invece Mattarella ha voluto, ha preteso e fino ad ora ci sta riuscendo, imporre esattamente le parole che citavamo all’inizio dell’articolo e che sono il contrario di queste altre: eccesso, arroganza, volgarità.

Vorrei ricordare a questo proposito moltissimi atti concreti compiuti dal presidente. Mi limito soltanto a tre, fortemente evocativi: la giornata nazionale contro l’autismo; l’apertura della residenza di Castelporziano a 500 persone con problemi fisici, psichici e sensoriali (e la conseguente ospitalità per tutta l’estate alle loro famiglie e ai loro accompagnatori); il riconoscimento a tanti sconosciuti “eroi del quotidiano” di onorificenze, date motu proprio.

Capite, care famiglie, che questo è il segno, finalmente il segno, che le cose stanno cambiando!

Sono passati 15 anni da quando ho cominciato questo colloquio con voi, lettori de L’Eco; da qui è scaturito un piccolo libro, che ebbe l’onore di una prefazione dell’amatissimo cardinale Ersilio Tonini; da oggi il nostro dialogo si arricchisce con un enorme ringraziamento al nostro presidente, che è uomo politico co-sì a noi vicino, care famiglie, perché ispirato dal suo scrittore preferito, Jacques Maritain: “Scopriremo un umanesimo nuovo, perché l’uomo non raggiunge la sua perfezione che soprannaturalmente, egli non cresce che sulla croce” e ancora “l’umanesimo nuovo giungerà quando l’esperienza delle realtà umane e la resistenza della natura e la presa di coscienza dei problemi fondamentali e i valori personali saranno riconosciuti, procedendo ver-so un progressivo e inarrestabile rinnovamento dei costumi e delle strutture di civiltà”.

Grazie, presidente.