UN PASTORE “DIVORATO” DALL’AMORE PER GESÙ

L’addio al papa emerito Benedetto XVI
By Gianni Di Santo
Pubblicato il 2 Febbraio 2023

JOSEPH RATZINGER HA LASCIATO ALLA CHIESA CATTOLICA UNA FORTE CARICA DI RIGORE MORALE E UNA PASSIONE AUTENTICA PER L’ANNUNCIO DELLA “BUONA NOTIZIA”. L’11 FEBBRAIO 2013 COMUNICÒ LA DECISIONE DI RINUNCIARE AL MINISTERO PETRINO. L’AMICIZIA CON I PASSIONISTI

l futuro della Chiesa verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia una realtà più ampia». “La Chiesa diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Scoprirà senza dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani che svolgono qualche professione. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto. A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che è già morto, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà più la forza sociale dominante. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte”. In questo scritto di Joseph Ratzinger, del Natale del 1969, non ancora arcivescovo, c’è tutta la storia di un uomo e un pastore innamorato follemente di Gesù.

L’uomo Ratzinger, lo studioso professor Ratzinger, il papa Benedetto XVI, e successivamente il papa emerito Benedetto XVI, come lui stesso volle essere chiamato, ha lasciato alla Chiesa cattolica una forte carica di rigore morale e una passione autentica per l’annuncio della “buona notizia”.

Così, quando si è saputa la notizia della sua morte, il 31 dicembre dello scorso anno, dopo che per giorni lo stesso papa Francesco aveva detto di “pregare per lui”, a gran parte della cristianità e ai mass media in generale, è apparso per quello che è sempre stato: un pastore “divorato” dall’amore per Gesù.

Nasce a Marktl am Inn, nel territorio della diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile dell’anno 1927. Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi. Trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l’Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo. Ha ricevuto in questo contesto, che egli stesso ha definito “mozartiano”, la sua formazione cristiana, umana e culturale.

Papa Benedetto XVI è riconosciuto, dalla comunità ecclesiale e dalla totalità del mondo accademico, un grande studioso di teologia. Tra i più importanti teologi tedeschi, insegnò a Monaco, Frisinga, Bonn, Münster. Partecipò, da giovane, ai lavori del Concilio Vaticano II come consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia, il cardinal Frings, e poi come perito del Concilio. Durante il tempo del Concilio, per la collaborazione con teologi come Hans Küng ed Edward Schillebeeckx, Ratzinger fu visto come un riformatore. Nel 1977 venne nominato arcivescovo di Monaco e Frisinga da papa Paolo VI, che poi lo nominò cardinale.

La “svolta” umana e pastorale per il “professor” Ratzinger arriva nel 1981, quando papa Giovanni Paolo II lo nomina Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, allora il dicastero più importante. Con il Papa regnante, il cardinale Ratzinger diventa il custode dell’ortodossia della fede cristiana ed è vicino al papa in tutti i suoi più importanti documenti e pronunciamenti pontifici.

L’8 aprile, come decano del Collegio cardinalizio, presiede la santa messa esequiale di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro e il 18 di aprile celebra la santa messa “pro eligendo Romano Pontifice” insieme con i 115 cardinali. In questa messa, il cardinale Ratzinger getta le basi, con una celebre omelia molto apprezzata dai cardinali riuniti in attesa del conclave, per la sua elezione a papa. Il 19 aprile 2005, il cardinale Joseph Ratzinger è eletto 265° pontefice.

Un ministero petrino relativamente breve, quasi otto anni, esercitato in un tempo di estrema complessità sia per la Chiesa che per il mondo intero. L’11 febbraio 2013, durante il concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di alcuni beati, annunciò di fronte ai cardinali sbigottiti perché non sapevano nulla, la decisione di rinunciare al ministero petrino. Un gesto storico, che rende una nuova luce nell’analisi del pontificato di Benedetto XVI. Disse: “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro”.

Il suo pontificato si è concluso il 28 febbraio 2013. Benedetto XVI ha vissuto il resto della sua esistenza in Vaticano, presso il monastero Mater Ecclesiae, in qualità di papa emerito, come volle essere chiamato. Un grande rigore morale ed accademico l’accompagnò per tutta la vita. La critica al relativismo fu una delle sue preoccupazioni più grandi. Riguardo il Concilio Vaticano II, espresse sin da subito la cosiddetta ermeneutica della continuità, in armonia con i suoi predecessori, contestando l’opinione secondo la quale il Concilio Vaticano II avrebbe dato vita a una sorta di “rivoluzione” all’interno della Chiesa che autorizzerebbe a mutare, rispetto al passato, il costante insegnamento del magistero in materia di dottrina e di fede.

Non si nascose alla complessità dei tempi. Fu il primo pontefice a chiedere esplicitamente scusa alle vittime di abusi da parte di ecclesiastici, presentando la Chiesa in atteggiamento penitenziale. Mostrò grande decisione contro il fenomeno degli abusi, stabilendo inoltre norme e linee guida più stringenti contro questi casi. Nello stesso tempo, volle tendere una mano ai tradizionalisti, con il Motu Proprio “Summorum Pontificum” sulla messa in latino.

Oltre a numerose visite apostoliche in Italia, Benedetto XVI ha compiuto viaggi apostolici in 21 paesi di tutti i continenti. Durante il suo pontificato ha promulgato tre lettere encicliche: Deus Caritas est, del 2006 (la prima enciclica tratta dell’essere umano che, creato a immagine di Dio che è amore, è in grado di fare esperienza dell’amore); Spe salvi, nel 2007 (la seconda enciclica tratta la virtù della speranza); Caritas in veritate, nel 2009 (nella terza enciclica il papa ha voluto proseguire gli insegnamenti della Chiesa in seno alla giustizia sociale).

Ha scritto inoltre quattro esortazioni apostoliche: Sacra-mentum caritatis (2006, sul-l’Eucaristia, in seguito al sinodo dei vescovi del 2005), Verbum Domini (2010, sulla Parola, in seguito al sinodo dei vescovi del 2008), Africae munus (2011, come risultato del sinodo dei vescovi per l’Africa del 2009), Ecclesia in Medio Oriente (2012, documento frutto del sinodo speciale dei vescovi svoltosi nella Città del Vaticano nel mese di ottobre 2010).

Infine, ha pubblicato tre libri personali sulla figura storica di Gesù, che rappresentano il suo lascito testamentario soprattutto come padre della moderna teologia: Gesù di Nazaret, Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione e L’infanzia di Gesù.

La sua teologia ora è a disposizione degli studiosi e degli appassionati. Rimane uno dei più grandi intellettuali cattolici del secolo passato e un papa che, col passare del tempo, sarà capito sempre di più non solo dagli intenditori di “cose vaticane”, ma anche dall’opinione pubblica.

Con le sue dimissioni del 2013, ha aperto una nuova porta per la comprensione di una fede a servizio della Chiesa che non necessità del potere. Una scelta su cui dovranno fare i conti, in ogni caso, i futuri pontefici.

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PAPA BENEDETTO XVI E I PASSIONISTI

Tutti i passionisti, soprattutto i passionisti tedeschi, con la morte del papa emerito, Benedetto XVI, hanno perso non solo un grande papa ma anche un grande amico. L’amicizia era iniziata quando Josef Ratzinger era professore di dogmatica nell’università di Regensburg ed era supervisore della tesi di dottorato del passionista P. Martin Bialas. Quando Ratzinger è diventato Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede trascorreva le sue vacanze nella sua casa di Regensburg e quasi tutte le mattine veniva, accompagnato dalla sorella Maria, a celebrare la messa nel nostro convento e poi faceva colazione da noi (gli piacevano i “pretzel”, tipico pane bavarese). Più volte ha visitato la casa di noviziato passionista di Schwarzenfeld e il convento passionista dedicato a san Gabriele dell’Addolorata di Monaco di Baviera. Da cardinale è stato ospite nel convento di santuario di san Gabriele nel 1997 e più volte ha presieduto l’Eucaristia in occasione di feste passioniste a Roma.

La vetrata con il segno passionista che è raffigurato nella cappella “Mater Ecclesiae” del monastero in Vaticano dove ha trascorso gli ultimi quasi 10 anni di vita certamente gli ricordava ogni giorno i “suoi” passionisti.

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