UN PAESE SOTT’ACQUA…

Dal 2010, secondo il monitoraggio registrato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, ci sono stati 684 allagamenti, 86 frane da piogge intense e 166 esondazioni fluviali. Manca la cultura della prevenzione

Il nostro Paese, utilizzando un paragone di Legambiente, è un “gigante dai piedi di argilla” perché soggetto ad alluvioni ed esondazioni: solo nel 2023, in Italia ci sono stati 118 eventi alluvionali. Dal 2010, secondo il monitoraggio registrato dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente ci sono stati 684 allagamenti e 86 frane da piogge intense, 166 esondazioni fluviali. In questi anni Sicilia, Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna le regioni più colpite dagli allagamenti. Ad andare in sofferenza sono soprattutto le grandi città: in primis Roma, dove si sono verificati 49 allagamenti da piogge intense, Bari con 21, Agrigento, con 15, Palermo con 12, Ancona, Genova e Napoli con 10 casi. Per le esondazioni fluviali spicca Milano, con almeno 20 esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro in questi anni, di cui l’ultima a fine ottobre; seguono Sciacca (AG) con 4, Genova e Senigallia (AN) con 3.

Questi dati sono interessanti perché in Italia ci sono 225.874 unità locali di impresa in aree a rischio elevato di alluvione: questa l’elaborazione di Gea-Green Economy Agency su dati Ispra presentata nel corso dell’evento #Gef24 – Green Economy Finance, organizzato dal gruppo editoriale Withub. Al centro di uno degli incontri c’è stato proprio il tema delle aziende e dei rischi climatici, sul tema della necessità di proteggere l’economia dagli impatti negativi della crisi climatica.

Le province che hanno una concentrazione di unità di impresa in una area a rischio elevato sono: Venezia, Genova, Padova, Rimini e Bologna. Tra gli eventi naturali che hanno causato più danni economici in Italia ci sono i terremoti. Gea, con il centro studi del Consiglio nazionale ingegneri, ha calcolato la spesa pubblica per i grandi terremoti: dal 1968 a oggi abbiamo speso 121,9 miliardi di euro per le ricostruzioni di 8 grandi eventi sismici – Valle Del Belice, Friuli-Vene-zi Giulia, Irpinia, Marche-Umbria, Puglia – Molise, Abruzzo, Emilia, Amatrice e Centro Italia, pari a 2,17 miliardi l’anno.

Ma perché l’Italia è tanto esposta ai rischi climatici? Innanzitutto nel nostro Paese manca una cultura della prevenzione, secondo i dati ASviS, nel periodo 2013-2019 a fronte di 20 miliardi di euro spesi per le emergenze, 2 miliardi di euro, solo il 10%, sono stati investiti per la prevenzione. Ma non solo, gli italiani si assicurano poco: la percentuale di abitazioni assicurate contro le calamità naturali, terremoti e alluvioni nel nostro Paese è pari al 5,3% del totale (rielaborazione Gea su dati Ania). E non va meglio per le aziende nostrane: solo il 5% delle microimprese (pari a 4,3 milioni, il 95% del totale) ha un’assicurazione contro i rischi climatici. In questo senso, la nuova manovra finanziaria prevede, per tutte le aziende iscritte al registro delle imprese, l’obbligo di assicurare terreni, fabbricati e macchinari dagli eventi calamitosi entro il 31 dicembre 2024.