UN GIORNO CON BORSELLINO

INTERESSANTE INCONTRO A TERAMO CON GLI STUDENTI
By redazione Eco
Pubblicato il 2 Maggio 2014

Principi di legalità e democrazia che sono alla base di un modello da trasmettere alle generazioni di domani». Intorno a questo interessante tema si è svolto a Teramo, presso l’aula magna del Convitto Melchiorre Delfico, un seguitissimo e stimolante incontro organizzato all’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Martiri di Sella Ciarelli di Teramo. Ospite d’eccezione l’ingegnere elettronico Salvatore Borsellino, fratello del compianto magistrato Paolo Borsellino ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 nell’attentato di via D’Amelio, a Palermo. Un vile atto criminale che causò anche la morte di cinque agenti di scorta i cui nomi, però, troppo velocemente sono stati sbiaditi dal tempo… Parliamo di Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli ed Emanuela Loi, quest’ultima prima donna della polizia di stato caduta in servizio.

L’incontro con i ragazzi del Liceo Classico e dello Scientifico, moderato dal caporedattore dell’Eco Gino Consorti, è stato fortemente voluto dall’Associazione Nazionale Carabinieri sezione Martiri di Sella Ciarelli di Teramo, in particolare dal maresciallo maggiore Pietro Piccioni, infaticabile coordinatore provinciale, dal presidente, il brigadiere Maurizio Sbraccia e dal segretario, il brigadiere Cesare Carbone. Tra le tante lodevoli attività la sezione di Teramo organizza, da sempre, incontri su legalità, cultura e democrazia volgendo lo sguardo ai giovani sempre più disorientati da una società zeppa di contraddizioni e falsi testimoni.

A fare gli onori di casa nella splendida aula magna del Convitto è stata la professoressa Loredana Di Giampaolo, stimata dirigente dell’Istituto d’istruzione superiore Delfico-Montauti, sempre attenta e sensibile nel diffondere la cultura della legalità tra le generazioni più giovani. Ragazzi e ragazze che sempre più, oggi, chiedono a noi adulti coerenza e credibilità attraverso scelte etiche e civili improntate alla trasparenza e alla competenza. Proprio come ha fatto Salvatore Borsellino, un professionista di grande spessore che si è dedicato attivamente alla sensibilizzazione riguardo al contrasto alla criminalità organizzata, il malgoverno e le collusioni tra politica, poteri occulti e mafia. Dopo l’agguato mortale di via D’Amelio Salvatore Borsellino si è fatto carico della memoria di suo fratello Paolo, un magistrato degno di ammirazione, diffondendola ovunque. Ha fondato il Movimento delle Agende Rosse, nome che fa riferimento al taccuino su cui suo fratello scriveva appunti personali, supposizioni e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. L’agenda rossa, dalla quale Paolo non si separava mai specie dopo la morte di Giovanni Falcone, è misteriosamente sparita dalla borsa che aveva con sé il giorno dell’attentato. A dare vita al movimento tanti cittadini che aspettano risposte concrete sulla strage di via D’Amelio e sulla trattativa mafia-stato, che ritengono essere all’origine di questa strage e delle successive stragi di via dei Georgofili a Firenze e di via Palestro a Milano.

“L’agenda rossa – ha spiegato Salvatore Borsellino – è stata scelta come simbolo del movimento per rappresentare la nostra richiesta di giustizia affinché sia fatta piena luce sulle zone ancora buie che avvolgono questa vicenda. È importante che i giovani conoscano la storia del nostro paese che, purtroppo, nasce con un peccato originale. E cioè quella scellerata trattativa tra mafia e stato che è costata la vita a Paolo e agli agenti della scorta. Negli incontri che faccio in varie parti dell’Italia ho notato tra i giovani una grande sensibilità verso questi argomenti. Loro hanno il desiderio di capire il nostro presente e quindi studiare il passato anche per vedere quanto possa condizionare il loro futuro. Nel suo ultimo giorno di vita – ha continuato Salvatore Borsellino – quando sapeva che a Palermo era arrivato l’esplosivo che sarebbe servito per ammazzarlo, l’ultimo pensiero di mio fratello è stato per i giovani. All’alba di quella mattina, infatti, aveva risposto a una lettera ricevuta alcuni mesi prima dai ragazzi di un liceo di Padova. Nella lettera mio fratello si era mostrato ottimista. Un ottimismo che gli derivava dalla fiducia che riponeva nei giovani. Una sorta di testamento spirituale ed è per questo che incontro ragazzi tutti i giorni cercando di portare loro questo suo ultimo saluto di speranza”.

Una speranza che necessariamente deve ripartire dalle piccole azioni quotidiane prendendo esempio da figure eccelse come i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Uomini coraggiosi e testimoni autentici che hanno sacrificato la vita per il rispetto delle leggi e dello stato.

Comments are closed.