UN FUTURO DI PACE E GIUSTIZIA SOCIALE

due appuntamenti importanti voluti dalla Chiesa italiana
By Gianni Di Santo
Pubblicato il 2 Marzo 2020

Gli incontri di Bari e Assisi per sognare un mondo più giusto, ecosostenibile, tollerante. Dove la speranza faccia da motore “pulito” per un domani che non è lontano e già ci appartiene

Un futuro. Di pace e giustizia sociale. Sembrano queste le parole fondanti di due appuntamenti importanti voluti dalla Chiesa italiana e da papa Francesco: l’uno, “Mediterraneo, frontiera di pace”, che ha portato a Bari dal 19 al 23 febbraio i vescovi di oltre cinquanta Chiese affacciate sul grande mare in rappresentanza di tre continenti, Europa, Asia e Africa (quando il giornale arriverà nelle case, i lettori leggeranno questa nota all’indomani dello svolgimento dell’incontro, ndr), e l’altro, Economy of Francesco, che dal 26 al 28 marzo vedrà 500 giovani da tutto il mondo arrivare ad Assisi e costruire con il pontefice un “patto” per cambiare l’economia.

“Non è più possibile sostenere che i conflitti in Libia o in Siria non ci riguardano – ha spiegato il cardinale Bassetti, presidente della Cei, presentando l’incontro di Bari -. Si tratta di un errore clamoroso e dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche. Il Mediterraneo rappresenta la culla di una civiltà in cui il cristianesimo è senza dubbio tra i soci fondatori. Per questo motivo, come Chiese del Mediterraneo abbiamo il dovere morale di impegnarci per promuovere luoghi di incontro e di pace facendoci promotori del dialogo religioso e culturale. “Chiediamo con speranza – continua il cardinale – che anche oggi, mentre si torna a parlare con angoscia di terza guerra mondiale, la luce di Cristo illumini i cuori dei governanti e dei popoli”.

Una sorta di Sinodo del Mediterraneo, voluto proprio dalla Chiesa italiana, che ricorda tanto la profezia dell’ex sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, che immaginava il Mediterraneo come luogo della pace.

Sui suoi passi, i vescovi si confronteranno per indicare percorsi concreti di riconciliazione e fraternità fra i popoli in un’area segnata da guerre, persecuzioni, emigrazioni. L’emergenza migratoria oggi ci interpella in modo particolare. “Come cristiani – aggiunge Bassetti – non possiamo tacere quando una vita, fosse anche una sola vita, viene uccisa o rischia di essere cancellata”. Secondo il presidente della Cei, nella regione “è ben visibile la frontiera fra il mondo dell’opulenza e quello della miseria, tra quello dell’esclusione e quello dell’inclusione, tra i produttori e gli scarti. Ma in virtù dell’eredità conciliare e di uno sguardo profetico i cristiani possono essere seme di profondo cambiamento”. Del resto, aggiunge, “non c’è Europa senza Mediterraneo e non c’è Mediterraneo senza Europa. Non ci potrà mai essere un’Europa stabilmente in pace, senza pace nel Mediterraneo”.

Interessante l’idea del logo, la cui forma semicircolare richiama l’idea dell’arcobaleno, segno di perdono e riconciliazione. Il colore dominante è l’azzurro del mare che intende rappresentare, oltre alle acque, l’insoddisfazione verso la condizione attuale e il desiderio di ricerca di una situazione nuova. La scritta Mediterraneo, evidenziando la parola “terra”, esprime il concetto. Le mani che si protendono l’una verso l’altra simboleggiano l’incontro. La figura stilizzata è immagine dello slancio che i vescovi e i popoli del Mediterraneo vogliono compiere per la promozione di una cultura del dialogo e per la costruzione della pace.

Sulla via della pace e della giustizia sociale, e di un mondo che ha bisogno di nuova economia “verde”, si muove anche l’incontro di Assisi che, come chiarisce Luigino Bruni, ordinario di economia politica all’università Lumsa e consultore del Dicastero per i laici, “sarà un festival dell’economia dei giovani con il papa, giovani già imprenditori e dottorandi o ricercatori, una via di mezzo tra Greta Thunberg e i potenti della terra”.

Non è un caso che l’incontro si svolga ad Assisi, città del poverello. San Francesco è il “santo” prescelto da papa Bergoglio per umanizzare il mondo. Che ha una particolare empatia con le generazioni più giovani. È a queste che il papa rivolge parole piene di entusiasmo e affida le chiavi del futuro.

Il papa chiede ai giovani un patto per cambiare l’attuale economia. Sono attesi, infatti, almeno 500 giovani, metà imprenditori sotto i 35 anni e metà studiosi di dottorato nelle università di tutto il mondo, compreso quelle ebraiche. E ci sono molte donne nel Comita-to preparatorio.

Il pontefice, presentando Economy of Francesco nel messaggio dedicato all’evento, sottolinea che “occorre rianimare l’economia! Quale città è più idonea per questo di Assisi, che da secoli è simbolo e messaggio di un umanesimo della fraternità? A me appare anche luogo ispirante di una nuova economia – evidenzia il papa -. Dalla scelta di povertà di san Francesco scaturì anche una visione dell’economia che resta attualissima”. Citando l’enciclica Laudato si’, Francesco sottolinea la necessità di “correggere i modelli di crescita incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente, l’accoglienza della vita, la cura della famiglia, l’equità sociale, la dignità dei lavoratori, i diritti delle generazioni future”. Purtroppo resta ancora inascoltato l’appello a prendere coscienza della gravità dei problemi e soprattutto a mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità.

Bari-Assisi, dunque. Per sognare un mondo più giusto, ecosostenibile, tollerante. Dove la speranza faccia da motore “pulito” per un futuro che non è lontano e già ci appartiene.

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