UN FILO ROSSO LEGA GIAFFA A ROMA
Grazie alla sua posizione strategica sul Mediterraneo vanta una lunga storia. Anche san Pietro nei suoi viaggi apostolici vi si recò e vi compì grandi miracoli. Alcuni dei quali meritano di essere raccontati per la loro bellezza
Nell’immaginario collettivo quando si nomina san Pietro la mente corre subito alla grandiosa basilica di Roma. In questo servizio vi porto a visitare virtualmente un santuario di san Pietro eretto a Giaffa in Palestina.
Grazie alla sua posizione strategica sul Mediterraneo, vanta una lunga storia. Ne parla più volte l’Antico Testamento. Nel suo porto approdavano le imbarcazioni cariche del legname di cedro del Libano, per la costruzione del tempio di Salomone. Similmente dal suo porto salpò il profeta Giona verso Tarsis (cfr Gn 1,3) e su questa medesima spiaggia fu rigettato dal pesce. Perfino il papiro Harris 500 (prezioso documento del British Museum di Londra, ndr) narra la conquista di Giaffa ad opera di Geuthy, generale del faraone Thutmose III. Questi dati lasciano intuire l’importanza che aveva Giaffa nell’antichità.
Anche san Pietro nei suoi viaggi apostolici vi si recò e vi compì grandi miracoli. Alcuni dei quali meritano di essere raccontati per la loro bellezza: la resurrezione di Tabità e la visione avuta nella casa di Simone il conciatore. Ma cediamo la parola al libro degli Atti degli Apostoli: “A Giaffa – narra il testo sacro – c’era una discepola chiamata Tabità (nome che significa Gazzella) la quale abbondava in opere buone e faceva molte elemosine. Proprio in quei giorni ella si ammalò e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. E, poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là, gli mandarono due uomini a invitarlo: “Non indugiare, vieni da noi!”. Pietro allora si alzò e andò con loro. Appena arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi, rivolto al corpo, disse: “Tabità, alzati!”. Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la presentò loro viva. La cosa fu risaputa in tutta Giaffa, e molti credettero nel Signore”.
Durante il soggiorno a Giaffa, Pietro alloggiò nella casa di “un certo Simone, conciatore di pelli”, dove ebbe la celebre visione della tovaglia calata dal cielo. Ecco il racconto che ne fa lo stesso apostolo: “Io mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia, scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me. Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo. E sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia! Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è entrato mai nella mia bocca. Ribatté nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato, tu non considerarlo profano. Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel cielo. Ed ecco, in quell’istante, tre uomini giunsero alla casa dove eravamo, mandati da Cesaréa a cercarmi. Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell’uomo. Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e dirgli: Manda a Giaffa e fa venire Simone detto anche Pietro; egli ti dirà parole per mezzo delle quali sarai salvato tu e tutta la tua famiglia. Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi”. L’uomo di Cesarea che, dopo la visione dell’angelo, mandò alcuni uomini a cercare Pietro a Giaffa, era il centurione romano Cornelio, il primo tra i pagani a convertirsi con tutta la famiglia al vangelo di Cristo.
A seguito di questi eventi, era più che giusto che a Giaffa venisse edificato un santuario in onore del Principe degli apostoli. La prima chiesa fu fatta costruire nel 1251 dal re di Francia, san Luigi IX, durante la VII Crociata.
In seguito, tra il 1888 e 1894, fu edificato l’attuale santuario sui resti medievali del primo edificio. Sorge su un promontorio, da cui si gode uno spettacolare panorama di Tel Aviv. Il santuario è ben visibile da lontano. grazie al suo svettante campanile che, per i marinai dislocati in alto mare, funge anche da sicuro faro. Nell’insieme l’edificio sacro, con la sua facciata rosso-marrone, si presenta come un gioiello tra il verde del parco e l’azzurro del mare sottostante.
L’interno è arricchito dalle magnifiche vetrate, realizzate dalla vetreria Zettler di Monaco di Baviera, Nel catino dietro l’altare maggiore il visitatore viene attratto dall’opera del pittore catalano Talarn i Ribot, rappresentante la visione di Pietro. I cristiani di Giaffa hanno sempre conservato particolare memoria dei due episodi di cui fu protagonista l’apostolo: la resurrezione di Tabità e la visione della tovaglia calata dal cielo.
Chi si reca a Giaffa, facilmente verrà a sapere dell’esistenza del sepolcro di Tabità e dell’edificio chiamato “casa di Simone il conciatore”. Questi due siti, però, non sono avvalorati da prove di autenticità. Giungono al santuario non solo pellegrini locali ma da tutto il mondo. I religiosi che gestiscono la pastorale sono Francescani.