Tra le motivazioni al primo posto c’è l’essere utili agli altri, seguito dall’acquisizione di nuove competenze e dall’affinità al proprio percorso formativo o professionale
Sono 18.794 gli operatori volontari del Servizio civile universale in servizio nel nostro paese: il 15 gennaio sono partiti 16.149 giovani volontari, dopo la selezione avvenuta in seguito al bando diffuso lo scorso 4 settembre. Queste nuove partenze si aggiungono ai 2.645 avviati il 16 dicembre scorso.
Il Dipartimento delle Politiche giovanili del Servizio civile universale ha diffuso un rapporto per tracciare le caratteristiche dei giovani che hanno fatto domanda per partecipare al bando. Per la prima volta, nel 2019, la partecipazione al bando è passata attraverso la piattaforma Dol – Domanda on line – con la quale i giovani tra i 18 e i 28 anni hanno presentato le domande direttamente da pc, tablet o smartphone, utilizzando il Sistema di identità digitale Spid. Questo, si legge nel rapporto, “ci permette oggi di avere a disposizione alcuni dati preziosissimi per avere una lettura dei ragazzi che si affacciano al mondo del servizio civile; capire chi sono, cosa si aspettano, da dove vengono, che età hanno, che titolo di studio possiedono, qual è il loro bagaglio d’esperienze, per quali settori ed aree di intervento si sono candidati e tante altre informazioni che si celano dietro semplici numeri”.
Partendo dall’inizio (e dai numeri), dal rapporto emerge che per il bando ordinario 2019 al Dipartimento sono pervenute 85.541 domande. Oltre alle candidature dei cittadini italiani, 468 domande sono state presentate da cittadini dell’UE (19 paesi) e 2.425 domande da parte di cittadini extra UE, in rappresentanza di ben 105 paesi. La Campania e la Sicilia sono le regioni che hanno un maggior numero di domande presentate, rappresentando così il 35,39% del totale. Quindi più di 1 domanda su 3 si riferisce a queste due regioni. Seguono la Puglia, il Lazio e la Lombardia. Analizzando il dato per macro aree vediamo il Sud doppiare Nord e Centro.
Per quanto riguarda l’età, la media è 22,8 anni: la maggior parte delle domande si concentra nella fascia di età 19-20 anni mentre si distribuisce in maniera uguale dai 21 ai 28 anni. Tra i ragazzi che hanno presentato domanda il 68% ha un titolo di scuola superiore di 2° grado, seguono coloro che hanno una laurea triennale e da una laurea specialistica o magistrale (22,1%). Da sottolineare il fatto che dei 58.209 ragazzi diplomati 18.956 (32,6%) sono iscritti a un corso di laurea. I laureati e gli iscritti a un corso di laurea sono pertanto il 54,7% del totale.
Cosa guida la scelta di dedicare un anno della propria vita a un’esperienza di volontariato? Tra le motivazioni al primo posto c’è l’essere utili agli altri, seguito dall’acquisizione di nuove competenze e dall’affinità al proprio percorso formativo o professionale. “Analizzando il dato per macro aree, vediamo che, se è vero che la maggior parte dei ragazzi intende utilizzare l’esperienza di servizio civile per aiutare gli altri (25,3%), è indubbio che il 38,4% dei ragazzi, ossia rispettivamente il 24,5% e il 13,9%, vuole “migliorarsi” da un punto di visto professionale e, pensando al futuro, aumentare le proprie potenzialità lavorative; il 14,4%, cioè l’11,2% e il 3,2%, vuole “sfidare” se stesso e mettersi alla prova in un mondo per lui spesso sconosciuto. Ma il dato più interessante, si legge ancora nel rapporto, è forse che solo il 7% riconduce la propria scelta al desiderio di essere “indipendente”. Moltissimi i settori nei quali scegliere un progetto: l’assistenza è sicuramente il settore maggiormente scelto dai ragazzi, seguita dall’Educazione e Promozione culturale / Educazione e Promozione culturale e dello Sport. Che poi sono quelli in cui c’è una maggiore offerta di progetti. Pochi i progetti ambientali presentati, che giustifica la bassa percentuale della scelta: solo il 5,7%.
“Il Servizio Civile non è mai stato un ‘lavoro’ per me ma è stato il realizzarsi del mio sogno più grande, quello di animare in oratorio e di passare del tempo con tanta gente che quotidianamente mi dava qualcosa. Sì, proprio ogni giorno, perché le persone che frequentano l’oratorio sembrano persone comuni ma non lo sono perché col tempo diventano la tua famiglia, una famiglia con un legame così forte che nulla può spezzare. Mi mancheranno soprattutto quelle giornate in cui i ragazzi chiedevano di me, avevano bisogno del mio aiuto, proprio perché vedevano in me un faro che poteva illuminare la loro giornata”, racconta Andrea al termine dell’esperienza.
“Ho conosciuto molte persone durante le attività svolte, campo animatori, meeting, incontri giovanili, briefing formativi e tanto altro ancora. A tutte queste persone, ai confratelli e ai dipendenti dell’Ispettoria – racconta Vito – che non mi hanno giudicato o criticato e che invece si sono resi disponibili a insegnarmi ciò che andava appreso, esprimo tutto il mio ringraziamento dal profondo del cuore”.