UN AUTUNNO “CALDO”

By Bruno Scarano
Pubblicato il 31 Agosto 2022

Sarà un autunno “caldo”? Gli indicatori che fanno pensare a un’eventuale crisi economica sono l’aumento della disoccupazione, il crollo dei profitti delle aziende, il mercato finanziario che precipita, il collasso del mercato immobiliare. In definitiva con la recessione economica, si assiste al termine di un ciclo economico. Gli osservatori economici sostengono che non esiste una univoca definizione di recessione economica. In generale si considera un Paese in recessione quando il suo prodotto interno lordo (Pil) è negativo per due trimestri consecutivi. Tuttavia, negli Stati Uniti, il National Bureau of Economic Research (Nber), prestigiosa e autorevole istituzione privata, considera insufficiente questo parametro da solo per dichiarare lo stato di recessione. E ne dà una definizione più ampia: “La recessione è un calo significativo dell’attività economica diffuso in tutta l’economia, della durata di diversi mesi, normalmente osservabile nella produzione, nell’occupazione, nel reddito reale e in altri indicatori”.

Dall’altra parte le statistiche ci dimostrano che le recessioni non sono frequenti: dal 1960 al 2007 l’economia è stata in fase recessiva soltanto per il 10% nell’intervallo del periodo esaminato. La durata media di una recessione è un anno. Quando avviene la recessione è purtroppo dolorosa e costosa, sia in termini di Pil, (mediamente si registra il 2% in meno fino ad arrivare per i casi più gravi a -5%), sia per la contrazione della produzione, all’ingrosso e al dettaglio, degli investimenti, del reddito reale e dell’occupazione. Insomma, una spada di Damocle che incombe su tutti, specie sulle nuove generazioni, che dopo la pandemia e gli effetti della guerra si augurerebbero qualcosa di meglio….

Prevedere il futuro prossimo è sempre una sfida ardua, ma se ci guardiamo intorno possiamo constatare diversi segnali che ci mostrano come l’Europa e gli Stati Uniti potrebbero vivere mesi di cali economici. Le più recenti previsioni fatte dagli economisti di Goldman Sachs parlano di un 48% di probabilità di recessione, negli Stati Uniti, nei prossimi due anni. La probabilità di una crisi economica è stata condivisa anche da Deutsche Bank e da City Bank. Nella fragile Europa, però, le probabilità salgono. Tra gli elementi che possiamo osservare ciò che preoccupa è senz’altro l’indice che è sceso sotto i 50 punti, raggiungendo il livello peggiore dallo scoppio della pandemia. Infatti, la maggior parte degli amministratori delegati americani, sostiene che l’inflazione scenderà solo nei prossimi anni e ci sarà una mild recession, ovvero una recessione “dolce” che durerà pochi mesi. In effetti, l’economia Usa sta sperimentando una disoccupazione sostanzialmente nulla e le famiglie hanno ancora in tasca parte dei risparmi accantonati durante la pandemia.

A pesare sulle sorti dell’economia sono soprattutto le banche centrali e la loro lotta contro l’inflazione. Prima considerata transitoria, ora invece rappresenta un serio rischio per l’economia e viene dunque combattuta a suon di rialzi dei tassi di interesse. Con la crescita che ne subirà le conseguenze, vista la riduzione di liquidità e il taglio del credito che stiamo già subendo. Considerato che i tassi dei mutui americani sono ai livelli più alti dal 2008, il vero motore della crescita capitalistica, e cioè il credito, non può che rallentare. La guerra in Ucraina influisce soprattutto sull’Europa. Così alta non la si vedeva dal lontano 1986. C’è da dire, però, che la possibile breve recessione non ha ancora fatto capolino nelle statistiche ufficiali delle istituzioni internazionali, anche se i politici non si nascondono parlandone apertamente. Il presidente americano Joe Biden ha detto che “non è uno scenario inevitabile”, parole ripetute anche dal commissario italiano Paolo Gentiloni per quanto riguarda l’Unione Europea. Mentre, fino a pochi mesi fa, si trattava di un’ipotesi negata apertamente. Lo stesso governatore della Federal Reserve, Jerome Powell, ha affermato di fronte al Congresso americano che la FED “non sta tentando di provocare una recessione, ma è certamente una possibilità”.

La speranza, dunque, è che davvero possa trattarsi di una tempesta di breve durata.

scaranobruno7@gmail.com

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