UN ANNO SOTTO L’OMBRELLO

By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 30 Dicembre 2013

L’anno che si sta archiviando, il 2013, passa alla storia climatica della regione come il più piovoso essendo caduta il 50% in più di pioggia rispetto alla media. Lo sottolinea la Coldiretti, la quale porta ad esempio il primo trimestre quando l’acqua, creando difficoltà nei campi, ha ritardato la semina, specie di  mais e girasole, due colture che, nell’estate 2012, erano state paradossalmente danneggiate dall’assenza di precipitazioni. E si rimanda all’effetto dei cambiamenti climatici che, nel territorio, si “manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi accompagnati da sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense e un maggior rischio per gelate tardive”.

Sulle Marche – nota il Centro di ecologia e climatologia dell’osservatorio geofisico sperimentale di Macerata – cadono in media 600/800 millimetri di acqua all’anno sulla zona costiera, da 850 a 1100 sulla fascia medio-basso collinare e da 1100 a 1750 in alta collina e in montagna. Nelle tre fasce considerate le caratteristiche pluviometriche sono ovviamente differenti incidendo vari elementi come temperatura, pressione, insolazione, umidità, nuvolosità, venti e precipitazioni, influenzati da fattori quali la latitudine, l’altitudine, la distribuzione del rilievo, delle pianure e dei mari, le correnti marine e atmosferiche, la vegetazione e l’attività dell’uomo.

Le Marche appartengono alla fascia climatica di tipo temperato e, più  precisamente, a un clima di transizione fra il sottotipo mediterraneo e quello subcontinentale europeo e a influenzare le temperature sono il mare a oriente e i monti a occidente. L’Adriatico, comunque, non esercita, come altri mari, un’azione calmieratrice del freddo in inverno, se non debolmente, come pure, in estate, le sue brezze riducono di poco il disagio caratterizzato dall’afa e questo perché si tratta di un mare chiuso e poco profondo. Così  gli inverni, relativamente freddi sulla costa (le minime oscillano tra 0 e 3 gradi), si fanno rigidi nelle alture più interne (dove le minime sono sempre inferiori agli zero gradi) tanto che sui monti Sibillini la copertura di neve dura a lungo. Altrettanto si può dire per l’estate dove le medie delle temperature si aggirano sui 22-23 gradi in riviera e più  temperate sui rilievi.

La zona meno piovosa è quella a sud della regione, fra Cupra Marittima e Porto d’Ascoli, con una media di 550-650 millimetri annui di media. Nell’area medio-basso collinare i minimi pluviometrici si registrano a sud del Conero (650-700 mm), nell’alta valle del Foglia (750-800 mm) e nella parte medio-alta della valle del fiume Potenza (750-900 mm). In alta collina e montagna, invece, la zona più piovosa è quella della dorsale appenninica, con un massimo annuo di 1550-1700 mm in corrispondenza del monte Catria, posto a un’altitudine di 1701 metri sul livello del mare, cui seguono altri valori significativi nelle aree dei monti Sibillini (1500-1550 mm), del monte Pennino (1350-1400 mm) e del monte San Vicino (1050-1100 mm). In riferimento alle stagioni la media di precipitazione per l’intero territorio è di 120-435 mm in primavera, 105-285 mm in estate, 165-480 mm in autunno e 150-525 mm in inverno.

In gennaio, mese rappresentativo della stagione più fredda, le temperature vanno da 4-5 gradi sotto lo zero dell’interno a quelli più elevati del litorale, compresi tra i 4-5 gradi sopra lo zero del pesarese e i 7 gradi dell’ascolano.

In luglio, indicativo dell’estate, la zona più calda è nel sudest della regione (25-26 gradi). Ad avere le temperature massime giornaliere più  alte sono le vallate, così come le escursioni termiche diurne più accentuate.

Secondo l’Iri (International research institute for climate and society) della Columbia University, il Centro europeo di previsione meteo e il Met, l’ufficio inglese per la metereologia, fino al prossimo febbraio potremo contare su un inverno con temperature al di sopra delle medie stagionali, in particolare nel Mediterraneo. Anche in Italia avremo un periodo meno freddo del solito specie sul versante dell’Adriatico.

“Per lo Stivale – precisa meglio Guido Visconti, ordinario di fisica atmosferica all’università  dell’Aquila e direttore del Cetemps (centro di eccellenza del ministero dell’Università e della ricerca su tecniche di telerilevamento e modellistica numerica per la previsione di eventi metereologici severi) – parliamo di  uno o due gradi al di sopra della media”.

Sulle conseguenze del maltempo vigila comunque la protezione civile regionale attraverso una diffusa rete meteo-idro-pluviometrica che consente di disporre in tempo reale e nell’arco delle 24 ore di dati utili a tenere sotto controllo l’evolversi degli eventi meteorologici al fine di mettere in campo tempestivamente tutti gli interventi e le misure di sicurezza necessari a fronteggiare le situazioni che si prospettano.

Comments are closed.