Durante la notte. Non in una notte qualsiasi, ma quella delle elezioni politiche: clima di incertezza sui risultati e attenzione alle stelle da parte dei cittadini; non c’è spazio per tutto il resto. Proprio allora, quando lo spazio per tutto il resto è negato dall’attenzione unidirezionale al fatto del giorno, arriva la sorpresa. La Micron, multinazionale americana, proprietaria di una delle più grandi industrie abruzzesi, produttrici di memorie elettroniche, che occupa circa 1650 lavoratori, dopo aver annunciato 700 esuberi e attuato la cassa integrazione a rotazione, annuncia di aver venduto la fabbrica di Avezzano, a un’altra multinazionale, questa volta tedesca, la Lfoundry. L’annuncio arriva nel cuore della notte, la notte dei risultati elettorali che tengono con il fiato sospeso un’intera nazione. È una scelta studiata dagli strateghi della comunicazione della multinazionale americana; una scelta che impedisce ai sindacati la benché minima reazione perché il momento non consente di attrarre attenzione da parte della pubblica opinione tutta protesa verso le sorti politiche del paese.
In un altro momento, la stessa mattina dell’annuncio i sindacati avrebbero proclamato azioni di lotte e fatto appello alla mobilitazione generale, dell’intero comprensorio marsicano su cui la Micron spalma i suoi benefici effetti occupazionali. Invece, nulla o poco meno: qualche riunione della Rsu, timide richieste di chiarimento, alcuni mugugni. In questo modo una delle storie industriali più importanti dell’Abruzzo, che ha mantenuto forte l’economia di un intero territorio, rischia di chiudersi sovrastata dal rumore di un altro avvenimento più vasto e più coinvolgente sotto il profilo emozionale. Fino ad allora, ossia fino a poco prima della notte delle elezioni, le forze sindacali erano riuscite a calamitare attorno alla vicenda occupazionale della Micron l’attenzione istituzionale, politica e anche ecclesiastica: uniti in un afflato mobilitativo che incuteva paura anche a una multinazionale abituata a tenere in conto gli interessi degli azionisti piuttosto che l’ira dei lavoratori minacciati di licenziamento. Nessuna avrebbe mai immaginato che tutto sarebbe sfumato in una notte in cui l’attenzione generale è stata distratta da un avvenimento che, sul momento, ha riguardato molto più le emozioni che i bisogni materiali della gente.
Nei libri di storia si è letto spesso di come un avvenimento emozionalmente forte e coinvolgente abbia fatto prendere corsi diversi alla stessa storia dell’uomo. Avvenimenti sportivi che sovrastano addirittura possibili rivolgimenti sociali annullandone gli effetti palingenetici (Bartali che vince il tour ed evita la possibilità nel 1948 di una nuova guerra civile per via dell’attentato a Togliatti). Insomma, alla fin fine possiamo dire che la storia industriale della Micron nella marsica è finita senza particolari clamori offuscata dagli effetti speciali prodotti sul palcoscenico elettorale. La multinazionale americana sinceramente ringrazia Grillo, Bersani e Berlusconi.